Grande emozione a Pompei per una scoperta sorprendente, durante alcuni interventi di restauro: ritrovato lo scheletro di un bambino, vittima dell’eruzione del 79 d.C.
“
Pompei è a una svolta per la ricerca archeologica non solo per le scoperte eccezionali che regalano forti emozioni come nel caso di questo ritrovamento. Ma anche perché si è consolidato un nuovo modello di approccio scientifico che affronta in maniera interdisciplinare le indagini di scavo”. E’ il commento di Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico, sul ritrovamento a Pompei dello scheletro di un bambino di 7-8 anni, vittima dell’eruzione, individuato in un ambiente del grande complesso delle Terme Centrali. Il cranio e le ossa del fanciullo sono state ritrovate al di sotto di uno strato di circa 10 centimetri. Un fatto inusuale, dicono gli esperti, perché solitamente nella stratigrafia dell’eruzione del Vesuvio è presente il lapillo nel livello più basso e poi la cenere che sigilla tutto. L’ipotesi è che in questo caso sia penetrato solo il flusso piroclastico “Un team di professionisti specializzati -sottolinea Osanna- lavora stabilmente, e con il supporto di risorse tecnologiche all’avanguardia, per non lasciare al caso nessun elemento scientifico”.
Lo scheletro, fa sapere in una nota il Parco archeologico, è stato rimosso e trasferito al Laboratorio di ricerche applicate. Grazie alle indagini sarà possibile stabilire con più precisione l’età del bambino e determinare eventuali patologie.
Lascia un commento