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Castellammare di Stabia

Il Po rimane senza sorgente

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Da tre giorni la sorgente del Po, a quota 2020 metri, è completamente in secca. Si tratta di un fenomeno eccezionale che secondo gli esperti è provocato dalla siccità: “Le riserve glaciali sul Monviso sono esaurite” spiegano.

“Qui nasce il Po”, ma l’acqua è sparita

Al Pian del Re la sorgente è in secca. Gli esperti: “Colpa della siccità, le riserve glaciali sono esaurite”

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RISSOLO (CUNEO) – La scritta incisa nella roccia recita: «Qui nasce il Po». Ma di acqua non ce n’è. Da tre giorni è completamente in secca la sorgente del fiume più lungo d’Italia, ai 2020 mt del Pian del Re, a Crissolo (Cuneo), alle pendici del Monviso. Soltanto alcune decine di metri più a valle, nei piccoli torrenti del pianoro, ci sono rivoli che si uniscono e formano il fiume che, dopo 652 km sfocia nell’Adriatico. Ma la fonte è asciutta.

«È un fenomeno eccezionale – dice Stefano Fenoglio, docente di Ecologia fluviale all’Università del Piemonte orientale e collaboratore del Parco del Monviso -, che si verifica quando c’è penuria d’acqua, legata a fattori globali e non solo locali». «Le riserve glaciali e di neve – aggiunge – sono quasi del tutto esaurite, in particolare qui nella zona del Monviso e così, dopo un’estate torrida, sorgenti superficiali come quella del Po al Pian del Re ne risentono in modo particolare ed evidente e si prosciugano».

La fonte del «Grande fiume» raccoglie le acque dei rii che scendono dalle vette del gruppo montano. «Anche il livello dei piccoli e numerosi laghi alpini della zona si è abbassato – precisa il docente universitario – e così quest’anno la sorgente perenne è scomparsa». La mancanza d’acqua dalla roccia (dove per anni si è recato il leader della Lega Bossi, per il «rito dell’Ampolla»), sarebbe dovuta, in particolare, ai cambiamenti climatici a livello mondiale. «Qui in Piemonte e non solo, sono mutati portata e tipo di precipitazioni durante tutto l’anno – spiega il professore -, perché a livello quantitativo piove meno e, quando ci sono, le piogge sono concentrate e intense, le cosiddette bombe d’acqua. Da anni assistiamo alla progressiva sparizione dei ghiacciai e dei nevai su tutto l’arco alpino. Dopo estati particolarmente calde come questa, senza rifornimenti da riserve solide, le fonti non ci sono più».

Torneranno le scorte  

L’acqua tornerà alla sorgente del fiume più lungo d’Italia, ma gli studiosi osservano la tendenza della portata e delle precipitazioni su periodi più lunghi. «Nel breve periodo – precisa Fenoglio – non bisognerà spostare più a valle l’iscrizione che indica il punto della sorgente, perché con le prime piogge è probabile che un rivolo d’acqua ricompaia, ma il Po per noi diventa un termometro della situazione a livello più generale».

Fenoglio coordina un progetto delle università del Piemonte orientale, di Torino e del Politecnico sull’impatto ecologico delle secche fluviali chiamato «Noacqua». «I corsi d’acqua dell’arco alpino – sottolinea – non sono mai stati intermittenti come quelli mediterranei, ad esempio in Liguria o Calabria. Questa secca della sorgente del Po ci indica che siamo di fronte a un cambiamento epocale. Vogliamo studiare gli effetti delle secche sulla biodiversità e la funzionalità dei corsi d’acqua, ad esempio per il processo di depurazione delle acque nere, su cui sono stati costruiti gli attuali sistemi in paesi e città».

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