All’azienda agricola Antica Corte ai Ronchi di Bedizzole il Trofeo Pompeo Molmenti 2019 della partita Italia in Rosa
Italia in Rosa, Moniga del Garda celebra “la terza via” del vino italiano
Italia in Rosa si conclude domani, domenica 9 giugno nel castello di Moniga, con orario sempre fissato dalle 17.30 alle 23, proponendo in degustazione ai di Visitatori Oltre 260 vini rosa Presentati da 191 cantine di tutta Italia.
E’ stata inaugurata venerdì 7 giugno all’insegna di un grande successo di pubblico la dodicesima edizione di Italia in Rosa, il festival di Moniga del Garda dedicato al mondo dei vini rosa: partenza boom grazie ad una prima giornata caratterizzata da un clima di stampo estivo, mentre questa mattina, sabato 8, consueto momento di approfondimento con il convegno tecnico dedicato alle nuove prospettive del Valtènesi nell’ambito del neonato Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano. Presieduto da Franco Cristoforetti, l’organismo fondato il 26 marzo scorso a Roma ha scelto proprio la manifestazione di Moniga come sede per il suo primo cda. La promozione congiunta è l’obbiettivo primario dei consorzi fondatori (Valtènesi, Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò): sei denominazioni che rappresentano una massa critica da 25 milioni di bottiglie, sufficiente per autorizzare un pensiero più ambizioso di valorizzazione per far crescere quella quota di consumo di vino rosa che da noi è in aumento ma ancora confinata al 5,5% del totale nazionale. L’obbiettivo sarebbe quello di arrivare almeno ai livelli della percentuale mondiale, pari al 10%. Sognando magari la Francia dove su 100 bottiglie di vino fermo consumate 33 sono rosa, 48 rosse, 19 bianche.
Sfide importanti, cui il Valtènesi si sta attrezzando ormai da anni anche con iniziative come lo studio quinquennale sulla caratterizzazione dei propri vini rosa affidato al Centre du rosè di Vidauban, il più importante centro di ricerca mondiale sui rosati, i cui i risultati finali sono stati presentati durante la mattinata dal direttore Gilles Masson e Nathalie Pouzalgues.
Per ultima, la presentazione della nuova immagine del Consorzio Valtènesi realizzata da Gianluca Folì, affermato illustratore italiano attivo in molti campi dell’immagine, con alle spalle lavori per committenti come The Boston Globe, New York Time, Il Corriere della Sera, Red Bull, Feltrinelli, Mondadori, Taschen, Fendi, Alfa Romeo, Harley-Davidson, Wall Street Journal, Los Angeles Times, GQ, Panorama, Lonely Planet: cinque temi, altrettante immagini a tenui tinte rosa per raccontare un territorio, il suo clima, il suo vitigno, il suo vino ed il suo stile di vita inimitabile.
La mattinata è stata anche coronata dalla tradizionale cerimonia di assegnazione del Trofeo Pompeo Molmenti, il riconoscimento riservato ai Chiaretti dell’ultima vendemmia (in questo caso il 2018). Alla competizione hanno partecipato esclusivamente i 28 Valtènesi (su 41 campioni presentati) che la scorsa settimana sono stati incoronati con l’Eccellenza (punteggio pari ad almeno 85/100) al Concorso Enologico Nazionale per la Doc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino di Polpenazze. La seconda selezione dei magnifici 28 ha visto trionfare l’azienda Antica Corte ai Ronchi di Bedizzole.
Italia in Rosa si conclude domani, domenica 9 giugno nel castello di Moniga, con orario sempre fissato dalle 17.30 alle 23, proponendo in degustazione ai visitatori oltre 260 vini rosa presentati da 191 cantine di tutta Italia.
REPORT CONVEGNO ITALIA IN ROSA 2019 VILLA GALNICA, PUEGNAGO 8-6-19
“Da Italia in Rosa 2019 parte la sfida che punta a creare una cultura del vino rosa in Italia”.
Questo il messaggio lanciato dal presidente del Consorzio Valtènesi Alessandro Luzzago alla platea di produttori, giornalisti ed addetti ai lavori riuniti sabato 8 giugno 2019 a Villa Galnica di Puegnago del Garda per il convegno tecnico della 12 esima edizione di Italia in Rosa: appuntamento articolato in tre momenti, partito con la presentazione di Rosautoctono, l’istituto del vino rosa autoctono italiano fondato il 26 marzo scorso dal Consorzio Valtènesi con altri cinque consorzi italiani storicamente produttori di vini rosa da uve autoctone (Chiaretto di Bardolino, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò).
“Ci siamo messi insieme nella convinzione che i vini rosa abbiano pari dignità di quelli bianchi e rossi – ha detto il presidente dell’Istituto Franco Cristoforetti con Alessandro Luzzago presidente del Consorzio Valtènesi – I sei consorzi di Rosautoctono rappresentano sei sfumature di rosa e simboleggiano territori che hanno saputo valorizzare i propri vitigni storici, puntando a valorizzare le diversità da nord a sud ma parlando la stessa lingua per raccontare un pezzo d’Italia attraverso il vino rosa. Lo scopo che ci siamo dati è molteplice: c’è una volontà ferma di parlare di vini rosa attraverso promozione, formazione e ricerca. Ma per fare ci vogliono i mezzi: i consorzi non dispongono di grandi mezzi quindi stiamo cercando la formula migliore per reperire fondi, ma siamo partiti subito con attività comuni presentandoci insieme a Prowein e Vinitaly. Ora stiamo cominciando a lavorare con masterclass e degustazioni in collaborazione con le associazioni di categoria dei sommelier, ma anche cercando di organizzare l’istituto perché sia in grado di organizzare e sostenere un’attività di ricerca che deve avere come scopo fondamentale l’identità del territorio”.
Ma esiste uno Stile rosa italiano? “Non ce ne sarà mai uno solo, ci sono denominazioni che hanno trovato un propria identià e stanno trovando chiavi di lettura piàù consone per raccontarsi”.
Rosautoctono ha tenuto a Villa Galnica il suo primo Cda. “Abbiamo dettato l’agenda di lavoro dei prossimi anni – ha spiegato Cristoforetti -. Lo spirito collaborativo è al massimo: sta diventando bello parlare di vino rosa per chi ascolta
ma anche per le diverse filiere produttive di una categoria per tanto tempo sottorapresentata. Certo la situazione di mercato interno non ci aiuta: in Italia c’è una leggera flessione dei consumi, eravamo al 6%, siamo scesi al 5,5%. Poco
rispetto alla media mondiale del 10%, ancor di meno se prendiamo in esame la Francia dove la quota di consumo dei vini rosa è al 34%: dobbiamo ripartire da qui, da questi territori di produzione ora uniti da un linguaggio univoco che può far crescere sia la reputazione sul mercato interno che su quelli internazionali”.
Il convegno è proseguito con la presentazione dei risultati finali della ricerca quinquennale sulla caratterizzazione del Valtènesi realizzata dal Centre du Rosé di Vidauban in Francia, rappresentato dal direttore Gilles Masson e da Nathalie Pouzalgues. Una cinquantina i produttori presi in esame, di cui trennta comuni a tutti i cinque anni, dal 2013 al 2017 con un’analisi chimica cui dal 2015 si è aggiunta anche un’analisi sensoriale con degustazioni sia da parte dei produttori di Valtènesi che dal panel di giudici francesi.
“In questo periodo – ha spiegato Nathalie Pouzalgues- i produttori hanno lavorato molto sulla scelta della maturità delle uve alla raccolta, mentre il colore si è costantemente scaricato come conferma la diminuzione dell’intensità colorante dal 2015 al 2017, annata quest’ultima che ha espresso un’identità più uniforme, meno diversificata confermando che seppur in tonalità diverse si tende verso colori sempre più chiari, seguendo un’evoluzione del miglioramento della vinificazione con meno ossidazione”. Per quanto concerne l’analisi sensoriale, negli ultimi tre
anni del progetto i produttori di Valtènesi con enologi e sommelier del territorio hanno espresso un parere sulla rappresentatività dei singoli campioni rispetto alla loro identità, incrociando questi giudizi con le analisi dei giudici del Centre. Nel 2015 su 30 campioni 22 sono stati ritenuti “bon exemple” di Valtènesi, tendenza che si è ripetuta nel 2016 e nel 2017. Secondo la sintesi finale i buoni esempi di Valtènesi si caratterizzano per caratteristiche di miglior maturità, rotondità, equilibrio, con una generale sensazione di dolcezza “succosità” seppur in presenza di quantitativi zuccherini molto contenuti (tra 4-5 grammi per litro) in abbinamento costantemente ad assenza di fermentazione malolattica” e con colori meno intensi.
“La questione dell’identità è fondamentale – ha detto Masson -. Il nostro centro non lavora per opportunisti che puntano a copiare altri modelli ma per produttori seri che lavorano per avere un rosé autentico come in Valtènesi, territorio che ha tutto per avere successo, anche una manifestazione dinamica, giovane e nel più autentico spirito del rosé come Italia in Rosa”.
Quali i consigli di Masson?
“Innanzi tutto bisogna restare rosa – ha detto il direttore del Centre du Rosé-.
Abbiamo detto che ormai vige una tendenza generale ad attenuare i colori che però non vanno scaricati troppo per evitare confusione con i vini grigi o addirittura bianchi”. Dopo questi primi cinque anni, il progetto ha tutte le carte in regola per continuare partendo da ulteriori approfondimenti su stile e identità. “Su questi temi in Provenza lavoriamo da 20 anni, è un lavoro che non finisce mai perché i vini, il mercato e il consumatore cambiano costantemente – ha detto Masson-. Importante non è solo l’obbiettivo ma anche il cammino che si fa insieme per parlare una lingua comune e divulgare la propria storia. Raggiunto questo traguardo, bisognerà passare alla vinificazione, che impone nuove, importanti sfide soprattutto per quanto riguarda i cambiamenti climatici, che sono un grande pericolo per i vini rosa. Temperature troppo elevate rischiano di mettere a rischio le caratteristiche di un vino che per eccellenza deve essere chiaro fresco e fruttato: profilo che un cambiamento che noi dobbiamo invece cercare di mantenere
coerente”.
Infine, la presentazione di Luzzago della nuova immagine del Consorzio Valtènesi.
“Questo progetto – ha detto il presidente Luzzago – è per noi un passaggio molto importante: ha comportato oltre un anno di lavoro di una apposita commissione consortile costituita dal sottoscritto con altri due produttori associati, ovvero Giacomo Tincani e Paolo Pasini. Abbiamo assegnato alla matita di Gianluca Folì, illustratore di fama internazionale, la traduzione in immagini di quelli che abbiamo identificato come i cinque punti centrali del Valtènesi: Groppello, il metodo produttivo, il patto tra le generazioni, il territorio e lo stile del buon vivere
gardesano.
“La mia scelta formale non voleva essere la solista stucchevole riproduzione del paesaggio – ha spiegato Folì -. Per questo ho lavorato sulla creazione di personaggi non troppo antichi né troppo moderni, per rispettare l’identità di un territorio dove la tradizione si sposa all’innovazione”.
Il convegno si è concluso con l’assegnazione del Trofeo Pompeo Molmenti al miglior Valtènesi della vendemmia 2018, competizione cui hanno partecipato esclusivamente i 28 Chiaretti (su 42 campioni presentati) che la settimana
precedente sono stati incoronati con l’Eccellenza (punteggio pari ad almeno 85/100) al Concorso Enologico Nazionale per la Doc Valtènesi-Garda Classico della Fiera del Vino di Polpenazze. La seconda selezione dei magnifici 28 ha visto trionfare l’azienda agricola Antica Corte ai Ronchi di Bedizzole.
Queste le sei aziende finaliste:
Ca’ Maiol di Desenzano
Feliciana Pozzolengo
Antica Corte ai Ronchi Bedizzole
Sergio Delai Puegnago
Oselara di Pozzolengo
Cantine Turina di Moniga
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