Nuovi scontri ma meno partecipanti in Francia alle manifestazioni dei Gilet gialli che giungono così al tredicesimo sabato di manifestazioni a Parigi e in tutta la Francia. A roma, invece, è rimasto deserto il setting annunciato da un movimento italiano che si ispira ai gilet gialli.
A
nche questa volta si sono registrati scontri nella capitale: una Molotov è stata lanciata davanti al portone del Senato, auto e vetrine sono state date alle fiamme, un dimostrante ha perso una mano per lo scoppio di un lacrimogeno.
Cortei si sono registrati anche a Bordeaux, Tolosa, Marsiglia e altre città e tuttavia la partecipazione è in netto calo: a Parigi hanno sfilato soltanto 4.000 persone, poco più di 50.000 in tutta la Francia, e il gruppo di Nizza, che aveva annunciato un grande evento mediatico che sarebbe dovuto iniziare intorno alle 17:00 alla frontiera con l’Italia, è stato bloccato in autostrada dalle forze dell’ordine. Venerdì, i Gilet gialli avevano fatto un blitz a Sanremo mentre a Roma, invece, è andato deserto il setting annunciato da un movimento italiano che si ispira ai gilet gialli ma questa è cosa naturale e distinguente tra i francesi e gli italiani.
Infatti, quando Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, stando a quanto tradizionalmente viene raccontato, rispondendo a chi le riferiva delle proteste del popolo affamato e della mancanza di pane disse:
«S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche.» «Se non hanno più pane, che mangino brioche.»
ecco che il popolo francese insorse e prese si qualcosa, ma non certo le brioches, bensì prese la Bastiglia. Questo i francesi. Gli italiani invece, c’è da scommettere, avrebbero ringraziato per il magnanimo pensiero e, finanche applaudendo al gentil pensiero, avrebbero continuato ad arrangiarsi come potevano, ciascuno a modo proprio, magari calpestando un proprio simile tanto per sfogare la propria frustrazione; e magari sentirsi superiore. E le vicende, nonchè le condizioni di questi giorni: AD 2019, Era Gialloverde, lo confermano ampiamente.
E questo è stato, è, e sarà sempre: siamo italiani, si dice, e questo già la dice lunga perché di italiani, di fatto, non c’è traccia alcuna. E’ una storiella raccontata dai savoiardi e da Garibaldi smentiti anche da Massimo D’Azeglio che annotava il dato secondo il quale, per quanto l’Italia geograficamente e politicamente nel 1861 risultasse unita, in essa regnavano, e sarebbero sempre regnate culture, tradizioni e lingue (o dialetti) diversi tra loro per cui sarebbe stato più corretto prenderne atto e affermare che non tutto era stato fatto ma che:
“fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”
cosa purtroppo mai presa in considerazione, e quindi mai fatta, per cui l’Italia geografica continuava, continua e continuerà ad essere l’Araba Fenice dei Comuni dalle cenere dei quali continua a risorgere ed ai quali resta “fedele nei secoli” visto che, di fatto, la cosiddetta unità fu violentemente e fraudolentemente imposta dal regno sabaudo che, artificialmente e solo geograficamente, la proclamò unicamente a suo uso e consumo (ma questo è altro, seppur storia). Ma venendo all’oggi, e a ben vedere, si deve annotare che purtroppo, nel corso del tempo, semmai evoluzione c’è stata, questa in realtà è una ulteriore involuzione visto che ai Comuni, sempre più di frequente, si sostituiscono i propri cortiletti di quartiere, addirittura di casa (e di casta).
Esagero? Può darsi e, alla fin fine, sono il primo a sperarlo ma ….
Ma quando apro mente ed occhi vedo anche di peggio per cui, adeguandomi al personalismo vigente, non posso fare a meno di dirmi: io speriamo che me la cavo
e italianamente dire: Povera Patria, dimenticando anch’io che, alla fin fine, chi ci comanda sono soggetti scelti dalla maggioranza di noi per cui, se …. sono loro, altrettanto lo è chi li ha eletti perché in loro si specchiano ed in loro vedono gratificate le loro frustrazioni.
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