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l pasticciere Nicola Fiasconaro, famoso in tutto il mondo, non riusciva ad avere il via libera per un nuovo stabilimento nelle Madonie e ha deciso di aprirlo a Venasca, in Val Varaita. Il suo progetto di delocalizzare in Piemonte la produzione di panettoni prevede un laboratorio per la canditura delle castagne e uno per paste acide e lievitati.
“Un laboratorio nel cuneese per i miei panettoni siciliani”
Il pasticciere Fiasconaro, famoso in tutto il mondo, non riusciva ad avere il via libera per un nuovo stabilimento nelle Madonie e lo apre in Val Varaita
Detto fatto, i Fiasconaro hanno accarezzato l’ipotesi e domani, all’inaugurazione della mostra mercato della castagna, Nicola Fiasconaro farà una dimostrazione di pasticceria, che è molto di più di uno show cooking. A novembre il sindaco di Venasca Silvano Dovetta andrà a Castelbuono con una delegazione tecnica per verificare la fattibilità. «E se le cose andranno come spero, fra due anni saremo in Piemonte, una terra di geni della pasticceria – dice Nicola Fiasconaro – dove un tale Pietro Ferrua insinuò il primato di Motta e Alemagna col panettone Galup a mezzo scalzo, ricoperto di glassa di nocciole». Lui, invece, farà subito il panettone ai marroni, anzi il suo progetto di delocalizzare in Piemonte la produzione di panettoni prevede un laboratorio per la canditura delle castagne e uno per paste acide e lievitati.
Curioso questo percorso, anche perché se lo stereotipo è quello dei piemontesi che sono gente chiusa, per Fiasconaro è una bugia: «Ho trovato un’accoglienza straordinaria, ma non solo: sabato pomeriggio al mio fianco ci sarà anche Massimo Albertengo». Che è un altro ottimo produttore di panettoni di Torre San Giorgio (il suo must è il panettone al Moscato). Ma la stima di Fiasconaro va a tutti i colleghi della provincia Granda e del Piemonte, da Maina a Balocco. «E’ la storia di pasticcerie come eravamo noi, che sono diventate grandi. Ed io mi trovo dentro il solco di questa avventura artigianale, che è diventata famosa in tutto il mondo».
A leggere questa storia che in un paio di anni potrebbe diventare realtà sembra di vedere la medesima epopea del vino. Degli enologi piemontesi che sono andati in Sicilia, del legame con il Marsala (tanto che a Torino le spose avevano in dote il servizio per servire il Marsala), oppure di quell’amicizia con Marco De Bartoli, sommo produttore di Passito di Pantelleria, bloccato nella sua attività il giorno in cui divenne presidente dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino. Un teorema, allora, si tramutò in sequestro cautelativo, ma quando De Bartoli fu scagionato perché di teorema si trattava, gli erano rimasti gli amici piemontesi, che avevano custodito i suoi vini acquistati decenni prima, salvandogli la reputazione. «Ora in Sicilia il momento drammatico che mi riguarda sembra passato: a parole c’è collaborazione, ma la cappa del potere e della burocrazia ti soffoca. Ci vuole aria nuova», dice Nicola. E a Venasca, a dire il vero, l’aria di montagna è speciale, e pure l’acqua che favorisce la nascita di un pane mitico. Chissà allora cosa sarà il panettone.
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