Ecco le parole di Ozpetek
A
ttraverso un post sulla sua pagina ufficiale di Facebook, il regista Ferzan Ozpetek ha parlato del suo capolavoro “Napoli Velata”. Ecco quanto scrive:
“Ho sempre pensato che lo spettatore è l’ultimo autore del film, quello che lo completa. Ogni film, anche se ha una sua oggettività tecnica, in realtà è sempre completamente soggettivo: ogni spettatore porta via con sé il proprio film, lo fa suo, sia che gli piaccia o no. Per questo io amo e rispetto ogni opinione su quello che ho fatto, perché ogni critica (positiva o negativa) e ogni riflessione mi fanno scoprire spesso cose nuove sul film e mi raccontano anche molto di chi le fa. Per questo il dibattito che si è aperto naturalmente intorno a ‘Napoli velata’ mi fa molto piacere. Non c’è niente di peggio per chi fa una qualsiasi opera che cadere nell’indifferenza. È ovvio che non ho raccontato Napoli com’è o come dovrebbe essere. Ho raccontato il mio personale viaggio – ‘stordito e abbagliato’ – dentro Napoli. La visione di me stesso dentro una città costruita come un palcoscenico teatrale tra le quinte di due sistemi vulcanici non comunicanti tra loro: il Vesuvio che erutta lava basica di colore grigio- nero, e il Flegreo, che va da Posillipo a Ischia ed emette gas acidi e una polvere di colore giallastro. La città ha un diretto rapporto con gli Inferi, metafora di quell’eterna lotta tra Vita e Morte che in realtà è la dichiarazione di una convivenza: quella tra Razionalità e Irrazionalità. Napoli è la messa in scena di questa duplicità, del rapporto quasi sessuato tra Logos e Caos. E mi sembra che anche le reazioni di parte del pubblico riflettano questa duplicità: chi cerca la chiusura del cerchio razionale di tutto e chi invece si abbandona al flusso delle suggestioni. Ma anche chi, e ne ha diritto, si rifiuta di entrare e di mettersi in gioco”.
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