Operazione Luna Park, scoperti centinaia di fruitori di contenuti pedopornografici sulle principali piattaforme social. Una pratica transnazionale che non discrimina per impiego e classe sociale. Gli utenti delle chat a sfondo criminale sembrano rappresentare l’eterogeneità dell’umanità stessa.
Operazione Luna Park, chi e quanti sono i pedofili del web?
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ercoledì scorso, l’operazione Luna Park coordinata dalla Polizia Postale ha portato all’individuazione di oltre 159 gruppi con scopi pedopornografici. I gruppi erano stabiliti sulle piattaforme social più utilizzate (Telegram e Whatsapp): nascosti ben in vista.
Gli utenti coinvolti: troppi, qualsiasi sia il numero. La decrittazione dei nickname e il filo che ha permesso di sciogliere la matassa di anonimato hanno condotto all’individuazione di 432 utenti. Ben 81 gli italiani.
Una pratica transnazionale che non discrimina per impiego e classe sociale: professori e professionisti, studenti e disoccupati, operai e pensionati. Gli utenti delle chat a sfondo criminale sembrano rappresentare l’eterogeneità dell’umanità stessa.
Arduo compito per gli operatori della Polizia Postale il dover visionare i video ritraenti gli abusi a bambini e bambine, persino neonati. Tutto ciò in un sistema che, in Italia, permetterà ai criminali di mantenere l’anonimato. Laddove, in altri Paesi (negli Stati Uniti, ad esempio), è obbligatorio mettere a conoscenza la comunità della pericolosità degli individui.
Non ci è richiesto giudicare se ciò sia giusto. Ma ciò che ci è richiesto è se davvero può la comunità italiana (ma anche mondiale) considerarsi al sicuro in contatto con il mondo del web – una ragnatela, in cui basta un passo falso per restarvi incastrati.
Sono tanti i casi di uso e abuso di contenuti multimediali diffusi senza il consenso dei creatori del contenuto stesso, ma la pedopornografia è altra storia. Che chi ne maneggi i contenuti debba essere considerato un criminale è indubbio. Che abbia bisogno di riabilitazione lo è altrettanto. Che riceva una pena da scontare è fondamentale.
La questione del ruolo riabilitativo delle carceri è lunga e dibattuta. Ma ciò che è certo, è che il web rappresenta al giorno d’oggi una finestra sul mondo tanto reale quanto quelle delle nostre case. È necessario tutelare gli utenti e i fruitori dei social sulle cui piattaforme questi gruppi vengono puntualmente creati, al fine di non essere involontariamente coinvolti in associazioni di questo genere.
Non è il rischio principale, ma è uno dei tanti.
È per questo che il ruolo della Polizia Postale, negli anni, è divenuto fondamentale. Pertanto, tutti gli utenti sono invitati a segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web, rivolgendosi al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sia mediante il Commissariato di P.S. Online (www.commissariatodips.it), dove sono proposte linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete, sia attraverso le diverse Sezioni e Compartimenti di Polizia Postale presenti su tutto il territorio nazionale.
Intanto, sarebbe utile riflettere sul meccanismo alla base del sistema che permette la secretazione dei nomi dei criminali. È davvero una forma di privacy che abbiamo intenzione di mantenere e tutelare?
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