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Operazione “Cerbero”: corruzione e turbative d’asta al Comune

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Operazione “Cerbero”: corruzione e turbative d’asta a Santa Caterina Villarmosa (Cl). Arresti domiciliari per i vertici dell’Amministrazione.

Finanzieri e Carabinieri del Comando Provinciale di Caltanissetta hanno proceduto in data odierna all’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 16  soggetti (amministratori locali, dirigenti pubblici, imprenditori e professionisti), tutte personalità politiche e imprenditoriali operanti nel comune di Santa Caterina Villarmosa, indagati a vario  titolo per i delitti di associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso di ufficio.

S

tamani avevamo dato notizia dell’operazione in corso “10 Luglio 2020 Arresti di amministratori comunali, imprenditori e dirigenti pubblici”.

Le indagini, dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Caltanissetta, traevano origine dalla operazione “Pandora” (del luglio 2018 di cui si riporta in basso) che aveva avuto ad oggetto, oltre che infiltrazioni mafiose nel comune di S. Cataldo, anche ipotesi corruttive a carico di pubblici funzionari in concorso con imprenditori locali. Proprio l’esame della documentazione sottoposta a sequestro nei confronti di un imprenditore coinvolto nella menzionata indagine, ha costituito l’incipit delle attività investigative ora conclusesi.

Le complesse attività di indagine avevano già portato a una serie di perquisizioni che nel 2019 avevano interessato gli uffici comunali e le abitazioni dei soggetti coinvolti. L’analisi della documentazione acquisita in quella sede e le ulteriori investigazioni che si sono rese necessarie, anche con l’espletamento di attività tecniche, hanno consentito di disvelare una serie di intrecci affaristici illeciti tra professionisti, imprese ed amministratori del Comune di Santa Caterina Villarmosa.

Le investigazioni hanno consentito di individuare un perdurante “sistema concussivo-corruttivo” al cui vertice si poneva il sindaco, FIACCATO Antonino, con il consapevole concorso di fidati collaboratori dallo stesso individuati e nominati anche quali componenti della Giunta Comunale in carica, tra cui spicca senza dubbio la figura del vice sindaco MACALUSO Agatino, dell’assessore NATALE Giuseppe e di RIZZA Calogero vera interfaccia tra la componente politica e gli imprenditori. Nei confronti di tutti costoro il Giudice per le Indagini preliminari ha ritenuto la sussistenza di un grave quadro indiziario, oltre che per i reati fine, sopra indicati anche per la fattispecie di associazione a delinquere.

L’indennità di funzione prevista per il loro incarico e ulteriori favori elargiti con generosità erano la ricompensa per il loro appoggio alle condotte illecite del sindaco. Al contrario, i dipendenti comunali e i politici che si ponevano in contrasto con le condotte illecite del sindaco venivano emarginati e costretti alle dimissioni qualora non si fossero piegati al suo volere.

Il “sistema corruttivo” era alimentato anche dalla compiacente e interessata platea di imprese e di professionisti attratti dalla possibilità di ottenere incarichi e conferimenti di lavori, servizi e forniture dallo stesso Comune in spregio ad ogni regola.

Il meccanismo utilizzato è risultato essere quello del conferimento degli appalti mediante il sistema dell’affidamento diretto/fiduciario, c.d. “sotto soglia, in alcuni casi anche frazionando artatamente i lavori da affidare. Il sindaco con la compiacenza di alcuni dipendenti del Comune è riuscito negli anni a dirottare lavori pubblici per un ammontare complessivo di circa 7,5 milioni di euro a favore di imprese “gradite” in cambio di “favori di ogni genere” o appoggi politici.

E’ emersa, in buona sostanza, una gestione familistica dell’intero Comune sotto la regia del FIACCATO che, suo piacimento, quasi si trattasse di un signore di epoca medioevale, distribuiva benefit e prebende agli “amici”, non esitando, al contrario, ad operare con minacce velate ed esplicite nei confronti di quei pubblici funzionari che non si piegassero al suo volere.

Alla luce delle evidenze probatorie emerse il Giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha disposto la misura degli gli arresti domiciliari nei confronti di FIACCATO Antonino, sindaco del Comune di Santa Caterina Villarmosa, di MACALUSO Agatino, vice sindaco, e di NATALE Giuseppe, assessore comunale, nonché la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Santa Caterina Villarmosa nei confronti di RIZZA Calogero.

Sono state inoltre disposte:

nei confronti dei pubblici funzionari LACAGNINA Clara, DI MARTINO Salvatore e DI MARTINO Gino Giuseppe, la misura cautelare della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio;

nei confronti degli imprenditori GIAMBRA Pasqualino, CANNELLA Luigi, CANNAVO’ Giuseppe e CARSIDONA Giuseppe la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriale o di ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche;

nei confronti degli imprenditori PIGNATO Salvatore, SEMINATORE Daniela, CARVOTTA Alfonso, la misura dell’obbligo di soggiorno nel comune di residenza;

nei confronti dei liberi professionisti GRASSO Salvatore e MESSINA Guglielmo la misura cautelare della sospensione dall’esercizio della professione.

Le attività di indagine hanno, inoltre, riguardato numerosi altri soggetti nei cui confronti è in corso la notifica di informazioni di garanzia per delitti contro la libertà degli incanti e la pubblica amministrazione.

Operazione “Pandora, 9 luglio 2018:

<<I Carabinieri di Caltanissetta e il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Caltanissetta hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa del Gip di Caltanissetta nei confronti di sedici persone, indagate a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, turbativa d’asta, corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione.

L’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, aveva avuto inizio nell’anno 2016 e si proponeva di monitorare i più attuali assetti della famiglia mafiosa di San Cataldo, già oggetto, negli anni, di numerosi provvedimenti giurisdizionali. In tale prima fase delle indagini, eseguite da personale della Compagnia dei carabinieri di Caltanissetta, sono emerse gravi forme di infiltrazione mafiosa nella gestione del servizio di rimozione dei rifiuti solidi urbani al Comune di San Cataldo. Si è accertato, in particolare, che il sodalizio mafioso, avvalendosi della propria forza di intimidazione, aveva imposto alla cooperativa “Geo Agriturismo” di San Cataldo che – in Ati con la società “Ecolgest”– si occupava del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, la continua assunzione di soggetti organici alla famiglia mafiosa e/o contigui alla stessa i quali, peraltro, spesso percepivano lo stipendio senza svolgere alcuna attività lavorativa.

Le investigazioni hanno, dunque, consentito di elevare diverse contestazioni per estorsione e di ricostruire l’attuale assetto della famiglia mafiosa di San Cataldo al vertice della quale si pongono Calogero Maurizio Di Vita,  Gioacchino Chitè, Massimo Scalzo, Raimondo Scalzo e Luigi Vivaqua.

Le attività di intercettazione eseguite hanno consentito, inoltre, di accertare che l’ing. Paolo Iannello, già a capo dell’Ufficio tecnico comunale di San Cataldo,  con il figlio Davide Francesco, avevano raggiunto accordi corruttivi con Liborio Lipari, amministratore della società “Ecolgest” finalizzati a turbare la regolarità amministrativa della gara ad evidenza pubblica per consentirne l’aggiudicazione (effettivamente avvenuta) alla ditta “Multiecoplast” di Messina, capofila di Ati con la citata società “Ecolgest” partecipanti alla gara.

In relazione a tali ultimi aspetti si sono registrate convergenze investigative con una ulteriore indagine della Guardia di Finanza nissena, scaturente dall’operazione “Perla nera bis” – che nel mese di ottobre 2017 aveva già portato all’arresto del dipendente pubblico Daniele Silvio Baglio e dell’imprenditore Salvatore Ficarra – giungendosi così a ricostruire l’esistenza in San Cataldo di un “comitato d’affari” composto da funzionari comunali e imprenditori locali, in alcuni casi contigui alla famiglia mafiosa, in grado di condizionare pesantemente le più rilevanti gare d’appalto espletate nel comune di Caltanissetta.

Le attività di intercettazione, eseguite dai Carabinieri di Caltanissetta hanno fatto emergere, inoltre, condotte costituenti reato da parte di un Militare dell’Arma in servizio alla Tenenza Carabinieri di San Cataldo il quale sistematicamente informava gli esponenti di vertice del sodalizio mafioso o, in caso di detenzione degli stessi, i loro congiunti circa le attività di indagine.

Le meticolose indagini hanno consentito di cristallizzare a carico del militare, oltre che varie condotte di rilevazione di segreti d’ufficio e di falso, anche la più grave imputazione di concorso esterno in associazione

mafiosa, in relazione alla quale la Dda di Caltanissetta ha richiesto ed ottenuto dal Gip l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.

A seguito delle indagini il Gip ha emesso una ordinanza con cui ha disposto l’applicazione delle seguenti misure cautelari:

la custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsioni aggravate nei confronti di Gioacchino Chitè, soggetto organicamente inserito nella famiglia mafiosa di San Cataldo; Calogero Maurizio Di Vita, in atto detenuto soggetto organicamente inserito nella famiglia mafiosa di San Cataldo; Raimondo Scalzo, soggetto organicamente inserito nella famiglia mafiosa di San Cataldo; Massimo Scalzo, soggetto organicamente inserito nella famiglia mafiosa di San Cataldo; Luigi Vivaqua, soggetto organicamente inserito nella famiglia mafiosa di San Cataldo; Cristian Ivan Callari, soggetto contiguo alla famiglia mafiosa di San Cataldo; Alessandro Scalzo, soggetto contiguo alla famiglia mafiosa di San Cataldo; Angelo Giumento, in atto sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari per altra causa soggetto contiguo alla famiglia mafiosa di San Cataldo; Domenico Terenzio, carabiniere in servizio presso la Tenenza di San Cataldo.  La custodia cautelare agli arresti domiciliari rispettivamente per estorsione aggravata nei confronti di Salvatore Raimondi, inteso “Maratina”, in atto sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari, soggetto contiguo alla famiglia mafiosa di San Cataldo; per corruzione e turbata libertà degli incanti nei confronti di Liborio Lipari, imprenditore, rappresentante legale della “Ecolgest soc.coop. a r.l.”; Paolo Iannello, ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di San Cataldo.

La misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per i delitti di corruzione nei confronti di Cataldo Medico, dipendente del Comune di San Cataldo; Davide Francesco Iannello, ingegnere libero professionista; Salvatore Schifano, dipendente del Comune di San Cataldo; Alfonso Gaetano Ippolito, architetto libero professionista, destinatario di incarichi da parte del comune di San Cataldo.

Eseguite perquisizioni domiciliari e acquisita documentazione negli uffici pubblici comunali>>-

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