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i sono volute 24 giornate di campionato senza nessuna vittoria sul campo (l’unica è stata quella conquistata a tavolino per un mancato invio di una PEC ottenuta contro il Sassuolo ndc), la miseria di nove punti in classifica, di cui sei guadagnati sul campo, 55 goal subiti, il tutto per un record negativo che non ha eguali nel vecchio continente, almeno in questa stagione, per fare prendere una decisione, che a mio modesto e personale parere, andava presa da molto tempo. Una decisione sofferta e difficile.
Almeno, guardando l’iter che ha portato all’esonero di Massimo Oddo, allenatore che, se è vero ha permesso al Pescara di tornare in serie A la scorsa stagione, grazie anche e soprattutto ai 30 goal di Gianluca Lapadula, non ha praticamente mai dato l’impressione di essere in grado di gestire in modo adeguato questa fallimentare stagione, anche in virtù delle scelte di mercato del presidente Sebastiani, e dall’allenatore campione del mondo ampiamente avallate.
Il risultato è stato disastroso e l’esonero praticamente inevitabile, sebbene la società adriatica in un primo momento avesse riconfermato il giovane tecnico pescarese, salvo poi fare marcia indietro. Piuttosto scontato e dettato dalla circostanze, inoltre, ci è sembrato il comunicato, via social, divulgato da Massimo Oddo nel quale lo stesso chiede scusa ai pescaresi per gli evanescenti risultati ottenuti in questo campionato e si professa innamorato dei colori del Delfino. Materia da destinare ai miei più “sensibili” colleghi per i loro dolci e commoventi editoriali, che trovano sempre un certo appeal tra il loro pubblico nostalgico e sognatore. Ma, ahimè, la realtà è sicuramente meno mielosa. La squadra, a meno di un clamoroso miracolo, è già iscritta al prossimo campionato di serie B, e, soprattutto, si trova senza allenatore. Ecco che la priorità, in questo momento, è quella di cercare un nuovo tecnico. Ma chi è disposto a giungere al capezzale dell’agonizzante Delfino, per vegliarlo in queste ultime quattordici giornate che lo separano dalla fine della sua, probabile, agonia nella massima serie?
Ecco che il presidente Sebastiani, al quale urge guadagnare punti nei confronti della piazza che lo ha cominciato a contestare da tempo, ha pensato ad un colpo ad effetto: il ritorno di Zeman, che in Abruzzo fece vivere agli sportivi biancazzurri una stagione memorabile. Quella dei vari Insigne, Immobile e Verratti, per intenderci, centrando la promozione in serie A nella stagione 2011 – 12, per poi abbandonare i tifosi biancazzurri nella stagione successiva dopo averli sedotti.
In effetti, l’entourage pescarese e il tecnico boemo, si sono incontrati a Roma per discutere la questione, ma per alcune divergenze, pare ci sia stata la fumata nera. Ecco che allora si potrebbe aprire una pista interna, che permetterebbe al sodalizio abruzzesi anche di risparmiare. Ci riferiamo a Donatelli, già vice di Massimo Oddo, e con il patentino a disposizione. Altre soluzione potrebbe essere rappresentata dell’allenatore della Berretti, Zauri, al quale è stata affidata la squadra pro tempore. I soliti bene informati parlano di Liverani, il quale potrebbe accettare un contratto di quattro mesi, mentre sembra piuttosto impervia la via che porta a Mandorlini, il quale ha rescisso il suo contratto con l’Hellas Verona, ma che non è molto amato dalla piazza pescarese, e che vorrebbe maggiori garanzie per il futuro, non solo contrattuali.
Nel momento più difficile della gestione societaria di Sebastiani, qualsiasi mossa deve essere ben ponderata. La retrocessione è dietro l’angolo, ma deve avvenire con dignità. I gesti di insofferenza e quelli addirittura gravemente intimidatori rivolti verso il presidente, assolutamente da condannare ( leggasi le due auto incendiate alcuni giorni fa di proprietà del presidente sotto la propria abitazione ndc), sono la cartina al tornasole di una situazione che in riva all’Adriatico si fa sempre più difficile, preoccupante e per certi versi inquietante. Non possiamo che augurare al presidente del Pescara di riuscire a pelare nel migliore dei modi questa incandescente patata bollente finita nelle sue mani.
CHRISTIAN BARISANI
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