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Castellammare di Stabia

Non sono fascista. Esatto, più che altro è nazi: ‘I demoni di Salvini’

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iclicamente si torna a parlare del libro/inchiesta di Claudio Gatti, giornalista del Sole 24 Ore, titolato “I demoni di Salvini” (sottotitolo: “I postnazisti e la Lega”) e pubblicato da Chiarelettere ma poi, anche oggi, il richiamo e l’indicazione passerà di sicuro nel dimenticatoio.

Non sono fascista. Esatto, più che altro è nazi: ‘I demoni di Salvini’

Tutto, ancora una volta, sarà offuscato da qualche nave ONG (o anche no) che con naufraghi a bordo cerchi approdo, oppure da qualche ruspata di Caporal Salvini, o qualche sguazzata sua e del pargolo, oppure da qualche scenggiata tra lui e Di Maio tipo: TAV Si, TAV No; voglio dei Si altrimenti vado avanti da solo (questo retropensiero dal sen sfuggito); ecc ecc ecc ?

Spero proprio di no per cui, tanto per gettare anch’io un seme ne do segnalazione augurandomi, per dirla alla Murelli, che possa cadere in terreno fertile e non in ambiente arido:

“Sono stati buttati nel vento tanti semi. Alcuni sono caduti sulle pietre e sono seccati lì. Altri hanno trovato terreno fertile e hanno germogliato.”
Maurizio Murelli, ex neofascista condannato a 17 anni per aver fornito la bomba che uccise un agente di polizia nel 1973 a Milano divenuto “postnazista”

Per farlo vi riporto (in audio) un’inchiesta diffusa da Repubblica il 14 maggio 2019. In essa si spiega, in dettaglio e con puntuale percorso temporale costruito ed articolato tramite considerazioni, interviste e ricordi “storici”, con l’ausilio di audio originali di interventi, parole e pensieri, il leghismo dall’ieri del Bossi all’oggi di Caporal Salvini passando per Maroni, Borghezio e Co.

È un audio lungo (59′ e 39″) ma vale la pena ascoltarlo tutto con attenzione e, magari, prendere nota di alcune precise e documentate (da audio) affermazioni, per non farsi prendere ancora in giro da un bulletto di quartiere neo-nazista.

L’inchiesta, come ben indica il Faro di Roma, è molto approfondita e dimostra che Matteo Salvini nasce e cresce politicamente nell’estrema destra, per cui scardina anche la leggenda (abilmente costruita) del Salvini “comunista padano” visto che non ha nessun fondamento mentre, per contro, ci sono fiumi di prove (documentate anche in audio) che riportano la sua identità reale a quella di un uomo di estrema destra nutrito di retorica, idee e soprattutto frequentazioni esplicitamente postnaziste.

Non mancano i nessi col nazismo storico, quello di Hitler: nel lontano 1976 al futuro senatore Borghezio viene trovata in casa una divisa da ufficiale nazista, mentre Gianluca Savoini aveva nel suo ufficio della redazione della «Padania» una cornucopia di simboli hitleriani.

Utile, forse, rimarcare qui che Savoini, diventato via via uno dei promotori della dottrina Dugin, sedicente ideologo di Putin, in realtà è una sorta di santone spacciato per intellettuale che teorizza il ritorno all’impero euroasiatico e che ha imperniato la sua opera su una sfilza di luoghi comuni razzisti, omofobi, nazionalisti. Ultimamente è tornato sotto i riflettori della cronaca per il cosiddetto caso Russia Gate ovvero dei Rubli russi alla lega di Salvini.

Del libro/inchiesta di Claudio Gatti, vi riporto quanto è scritto in Quarta di copertina:

I DEMONI DI SALVINI
I POSTNAZISTI E LA LEGA
Perché Salvini si serve di parole d’ordine dell’estrema destra per rimanere al centro dell’attenzione nazionale?

“È arrivato il momento che il complotto venga smascherato.”

“Sono stati buttati nel vento tanti semi. Alcuni sono caduti sulle pietre e sono seccati lì. Altri hanno trovato terreno fertile e hanno germogliato.”
Maurizio Murelli, neofascista condannato a 17 anni per aver fornito la bomba che uccise un agente di polizia, Milano 1973

“Guardarsi da un fenomeno storico che si vuole evitare senza capirne la capacità di mutazione, è come vaccinarsi contro l’influenza dell’anno precedente.”
Primo infiltrato postnazista nella Lega

“Salvini ha operato come agente d’influenza al servizio di un governo straniero, quello di Vladimir Putin, il più antidemocratico e aggressivo leader della storia europea contemporanea.”
Claudio Gatti

Chiedersi se Matteo Salvini sia fascista non è solo un esercizio inutile, è un grave errore. Perché vuol dire cercare quello che non c’è.
Il fascismo è finito con Mussolini. Quella che non si è mai spenta è la fiamma culturale e ideologica che lo ha alimentato.
Grazie allo straordinario racconto di una gola profonda e ad altre testimonianze esclusive, l’autore rivela l’identità e la storia dei principali protagonisti di una macchinazione senza precedenti. A condurla è stato un manipolo di persone che, dopo aver metabolizzato fascismo e nazismo, con una strategia classificabile come postnazista ha saputo trarre vantaggio da debolezze e difetti della democrazia liberale per egemonizzare il dibattito culturale e prendere il controllo di quello politico.
Quella qui raccontata è la più sorprendente operazione di infiltrazione politica della storia della Repubblica italiana. Un progetto di restaurazione del vecchio pensiero reazionario a vocazione autoritaria e plebiscitaria, dissimulato però come una formula nuova che supera i vecchi schemi politici attraverso un veicolo diverso da tutti gli altri: la Lega Nord.

Matteo Salvini oggi, come Umberto Bossi ieri, non ha sposato il pensiero postnazista.

Ha fatto di peggio: l’ha cinicamente usato per emergere e rimanere al centro dell’attenzione nazionale.

NOTE SULL’AUTORE:

Claudio Gatti è stato corrispondente dagli Stati Uniti del settimanale “L’Europeo”, vicedirettore del settimanale economico “Il Mondo”, direttore del supplemento sull’Italia dell’ “International Herald Tribune” e inviato speciale de “Il Sole 24 Ore”. Con Roger Cohen ha pubblicato il libro In the Eye of the Storm: the Life of General H. Norman Schwarzkopf (1991). In Italia ha pubblicato Rimanga tra noi. L’America, l’Italia, la “questione comunista”: i segreti di 50 anni di storia (Leonardo 1991); Il quinto scenario (Rizzoli 1994), inchiesta sulla strage di Ustica; Fuori orario. Da testimonianze e documenti riservati le prove del disastro Fs (Chiarelettere 2009); Il sottobosco. Berlusconiani, dalemiani, centristi uniti nel nome degli affari (con Ferruccio Sansa, Chiarelettere 2012) ed Enigate: i documenti esclusivi sulle tangenti internazionali che l’ente petrolifero è accusato di aver pagato (Paper First 2018).

Gatti è stato il primo giornalista a:
1. Denunciare lo scandalo della Banca Popolare di Vicenza di Gianni Zonin 
2. Far conoscere il business dietro al traffico di esseri umani dalla Libia
3. denunciare la presunta tangente da un miliardo pagata per il campo petrolifero OPL 245, in Nigeria, per la quale i vertici dell’ENI sono attualmente sotto processo a Milano

In America, commenta Tomaso Montanari, altro grande inchiestista,

“un libro come questo avrebbe la forza del Watergate. E in un qualunque Paese europeo, un libro che dimostrasse come il vicepremier e ministro dell’Interno è circondato da postnazisti che ne conducono la politica estera (e forse i flussi di finanziamento) e ne modellano l’ideologia e la retorica porterebbe a una crisi di governo”.
“Temo – conclude Montanari – che questo non succederà. Ma mi domando cosa penseranno, dopo averlo letto, Sergio Mattarella (che fermò, a costo di lacerare la Costituzione, Paolo Savona ma non mosse ciglio contro la nomina di Salvini) o Luigi Di Maio e Matteo Renzi, che condividono la responsabilità (seppur in misura diversa) di aver inquinato, dandola in mano a un uomo di queste frequentazioni, la nostra sicurezza nazionale”.

In chiusura, tanto per gradire, ricordo la notizia dell’aggressione portata a Pecara al deputato di Forza Italia, Gianfranco Rotondi.

L’azione squadrista è del 2 agosto, tre giorni fa quindi, ed è stata attuta da alcuni sostenitori di Matteo Salvini che lo hanno assalito mentre realizzava un’intervista, con il grido di: “Porco, non andare contro Salvini! Lui salva l’Italia dai migranti”.

La segnalazione fu data direttamente da Rotondi che, nell’immediatezza dell’atto intimidatorio, scrisse su Twitter:

Twitter di Rotondi su assalto di salviscisti

“Cronache della Terza Repubblica: io e un giornalista siamo chiusi al caffè Berardo di Pescara in attesa del 113 perché alcuni fans di Matteo Salvini ci hanno aggredito mentre realizzavamo l’intervista”.

Intanto, in chiusura, non posso non segnalare che Caporal Salvini, da Ministro degli Interni, è passato a fare il DJ da spiaggia in quel di Milano Marittima.

Che dire. Quando pensi che ormai abbia toccato il fondo, subito dopo lo vedi lì tutto tronfio a scavare ed allora, se tempo fa, Lui, Bossi, Borghezio e Co invitavano una signora, (e comunque tutti visto il replicarsi dell’invito), a pulirsi il culo con la Bandiera italiana, oggi lo ritroviamo in bermuda, infradita e tanta infingardaggine, a degradare l’Inno d’Italia facendolo diventare musica da spiaggia per cui lo usa come base da ballo per dar modo a cubiste varie di esporre la loro mercanzia sulle note di un qualcosa che, in analoga veste (cioè di Inno Nazionale), ovunque nel mondo, induce le genti a tacere, a mettersi sugli attenti e a cantarlo con la mano sul cuore, mica tette al vento.

Ma qui siamo in quel che resta dell’Italia messa nelle mani, ancora una volta, di un Caporale e dei suoi salviscisti per cui, avanti così!

Del resto, come abbe a dire lo stesso Salvini, gli italiani sono fatti così. Alias: coglioni.

E questo è!

Questa è l’Italia carissimi, direbbe Bogart o, se preferite dirla alla Caporal Salvini: noi italiani siamo fatti così ed ora, se tutto quanto su richiamato e resovi disponibile scorrerà via, come sempre, come acqua su un vetro, a me non resterà che tirare lo sciacquone sperando che faccia scorrere via almeno qualcuno dei tanti stronzi disseminati nelle italiotiche strade e ripetere:

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