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o storico cantante napoletano, Nino D’Angelo, ha rilasciato un’intervista per l’edizione odierna del Corriere dello Sport: «Il San Paolo è il luogo dove Napoli è stata più felice negli ultimi trent’anni: l’ho detto e lo ripeto. Entravo sulle spalle di mio nonno e rimanevo a guardare la partita così. Ho amato Juliano e Altafini, ma più di tutti Sivori. Prima che arrivasse Maradona».
Sul match: “Ma domani sera sono a Leverkusen e mi perdo Roma-Napoli: inizio fissato alle 21, però credo che si parta un po’ in ritardo, diciamo alle nove e mezza, così vedo almeno il primo tempo. Partita dura ma se vinciamo».
Sul rapporto difficile tra le tifoserie: «E’ successo così, quasi senza una ragione, e l’amicizia è diventata odio. Io spero finisca un giorno, che ricomincino quelle migrazioni di massa da una parte e dall’altra e si riempiano gli stadi. Vivo tra Roma e Casoria ma sono di San Pietro a Patierno, so cos’è la strada. Ho cantato a Scampia quando ancora non veniva raffigurata semplicemente in Gomorra. So cosa rappresenti non il calcio ma il Napoli per la gente: è un momento di euforia assoluta. Adesso sono trent’anni che non si vince lo scudetto e forse è arrivata l’ora: ci sono generazioni che l’hanno solo potuto assaporare su youtube o attraverso i propri padri. Il calcio di Sarri è uno spettacolo e bisogna crederci: non so se succede, ma se succede».
Poi rivela un lieto retroscena: «Ho scritto un nuovo inno e l’ha sentito anche De Laurentiis. Io Aurelio l’ho conosciuto come produttore, e mi ha fatto guadagnare; e ora da presidente, mi sta deliziando. Ha fiuto, intuito: prima sapeva fare i film, ora ha dimostrato di aver imparato il calcio. E’ uno di carattere, diciamo così; è uno che si piace. Ma ha tratti di genialità. Ha costruito un Napoli che può far riscoprire alla gente cosa sia la gioia. Jamm, guagliù».
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