Secondo quanto riportato dalla BBC News, almeno 101 delle 110 studentesse rapite dai jihadisti di Boko Haram sono state liberate e sono tornate dalle loro famiglie.
N
on è ancora chiaro come e perché sia avvenuta la liberazione, ma il governo nigeriano aveva detto che era disposto a negoziare con i rapitori, come aveva già fatto dopo il sequestro delle 276 studentesse rapite a Chibok nell’aprile 2015.
Le avevano rapite con l’inganno, fingendosi militari dell’esercito nigeriano, venuti lì per salvarle dai terroristi di Boko Haram. Invece erano proprio loro i terroristi, travestiti da soldati dell’esercito regolare. Il gruppo terroristico islamista, che in nove anni di guerriglia e attentati ha ucciso in Nigeria circa 20mila persone causando due milioni e mezzo di sfollati, è tutt’ora attivissimo e continua a colpire. L’ultimo episodio era accaduto lo scorso 21 febbraio quando alcuni di loro avevano attaccato un collegio femminile fingendosi militari che dovevano portare in salvo le studentesse. Riuscirono a portarne via 111.
Sull’intera vicenda ha parlato in questi giorni anche Amnesty International che ha denunciato come «l’area di Dapchi non sia sufficientemente presidiata dall’esercito, nonostante sia in questa regione che Boko Haram opera». Secondo l’ong le autorità nigeriane sono venute meno al loro dovere di proteggere i civili, esattamente come avvenne a Chibok quattro anni fa. I Boko Haram infatti sono un’organizzazione terroristica jihadista sunnita diffusa nel nord della Nigeria e alleatasi nel 2015 con il Daesh: la formazione, il cui nome significa “l’istruzione occidentale è proibita”, vuole imporre al Paese la sharia, legge islamica.
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