Cambia forma, si sposta, cambiano le strutture e cambia l’età dei bambini abusati, ma le violenze ed i soprusi restano.
L
e violenze, i soprusi e gli abusi sui bambini restano e sono sempre rivolte ai più deboli e nella fascia della prima infanzia: in quella che oscilla tra gli asili e, addirittura, agli asili nido. Ed a nulla sembrano valere le denunce che si susseguono tantopiù se poi, ai processi, accada che tutto finisca nel nulla a volte grazie a indagini errate o superficiali, ma più spesso grazie a difese che ben sanno sfruttare la “larghezza” delle maglie giudiziare per cui, ben conoscendone la magliatura, e soprattutto le smagliature, sanno navigarci dentro senza problemi fino a giungere alla maglia più lasca che consenta un’agevole fuoriuscita di chi dovesse essere stato prima denunciato, e poi inquisito.
L’ultimo caso giunto alla cronaca (ma chissà quanti altri restano ignorati) è quello di tre “educatrici” che nel bresciano, per la precisone in un asilo nido a Rodengo Saiano, maltrattavano i bimbi ai quali, più volte, evitavano di cambiare il pannolino o di dar da mangiare.
Le indagini della Squadra Mobile di Brescia erano partite alla fine del 2018, dopo la segnalazione di un genitore che aveva notato alcune problematiche comportamentali nel figlio. Denuncia consolidata dalle dichiarazioni di una ex dipendente che si era dimessa dalla struttura proprio dopo aver assistito ai comportamenti scorretti di alcune sue colleghe.
Constatando la serietà della denuncia, l’Autorità giudiziaria autorizzava dapprima l’installazione di telecamere, e successivamente anche di servizi di intercettazioni ambientali, al fine di acquisire riscontri al quanto segnalato per cui, in tre mesi di indagini, grazie alle riprese delle telecamere installate e alle intercettazioni ambientali, è stato possibile incastrare le tre maestre che «educavano» i piccoli con parolacce, spintoni o punizioni come il mancato cambio del pannolino o la sottrazione del cibo.
Azioni queste che hanno portato gli inquirenti ad ipotizzare, a carico delle stesse, il reato di maltrattamenti aggravato dando così mandato alla Polizia di Stato di Brescia, di dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare con la quale il GIP presso il Tribunale di Brescia ha disposto, per le tre “educatrici”, l’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria.
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