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Castellammare di Stabia

Neanderthal Vs Sapiens

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Così simili, così diversi

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miliardi e 567 milioni di anni fa, dalla nebulosa solare, si è formata la terra.

2,5 milioni di anni fa fece la sua comparsa l’Homo.
Il genere di primati della famiglia degli ominidi fece la sua comparsa come Homo habilis e coincise con la presenza di utensili in pietra nei giacimenti fossili, con l’inizio del Paleolitico inferiore, con un’accresciuta capacità cranica rispetto agli altri ominidi.
Una ventina le specie, tutte estinte tranne una: l‘Homo sapiens, l’uomo moderno.

L’ultima, l’Homo neanderthalensis.
Scoperte fatte nel tempo suggeriscono che siano esistite altre specie più recenti: Homo Ercuts e l’Homo di Denisova con un Dna differente da quelli di Neanderthal e Sapiens.

L’Homo neanderthalensis, detto Uomo di Neanderthal, è un ominide strettamente affine all’Homo sapiens, che visse nel periodo paleolitico medio, compreso tra i 200 e i 40 mila anni fa.
I primi fossili furono ritrovati nella valle di Neander presso la città di Düsseldorf, in Germania, da cui prende il nome.
Homo evoluto, capace di scheggiare e dal comportamento sociale evoluto, ha convissuto, nell’ultimo periodo della sua esistenza, con l’Homo sapiens.
Scomparve, ed è questo che ad oggi non è ancora del tutto chiarito.

L’Homo sapiens, l’uomo sapiente, l’essere umano moderno, compare 200 mila anni fa in Africa orientale, probabilmente nella valle del fiume Omo in Etiopia e da lì partì alla conquista dell’intero pianeta, colonizzandolo.

La domanda è sempre la stessa: perché i Neanderthal si sono estinti e i Sapiens no?

Dove sono le differenze, considerato che studi recenti hanno dimostrato che gli esseri umani moderni e i loro cugini differiscono geneticamente solo per una frazione di punto percentuale?
Le domande spesso non hanno mai trovato precise risposte ma solo altrettante domande.

Si è assai dibattuto se l’uomo di Neandertal sia da considerare una sottospecie estinta di Homo sapiens (denominata Homo sapiens neanderthalensis), con la conseguente possibilità di incrocio e ibridazione tra i due, oppure se sia una specie autonoma (Homo neanderthalensis).

Studi recenti indicano che i due tipi umani, parzialmente contemporanei, apparterrebbero a due diverse specie.

Successivamente, altri studi, hanno indicato che appartengono alla stessa specie e che le differenze anatomiche e somatiche sarebbero dovute a differenze climatiche, ambientali, morfologiche e di alimentazione.

Oggi, l’analisi del DNA ha rivelato che il genoma dell’Homo Sapiens e dell’Homo Neanderthalensis è identico al 99,84% e che hanno meno di 100 proteine che differiscono nella loro sequenza strutturale.
Tutto ciò però non può portare ad una sola conclusione.

Nonostante l’importante somiglianza genetica, le due specie contano differenze fondamentali.
Nei Neanderthal una struttura scheletrica più massiccia, gambe e braccia più corte, mani e dita più grandi, ossa di braccia e gambe ricurve, assenza di mento, fronte sfuggente e arcate sopraccigliari più prominenti.
Nei Sapiens malattie e condizioni neurologiche non presenti nei Neanderthal.

Negli esseri umani risultano attivati circa 2200 geni che nei Neanderthal sono rimasti inattivi.

Quando un gene non viene attivato, infatti, non si producono variazioni nel tratto

Ma anche in questo caso ci sono dei limiti.

Ogni individuo, infatti, può mostrare variazioni notevoli l’uno dall’altro a causa dell’ambiente, della dieta o di altri fattori.

È quindi impossibile sapere se il modello dell’attivazione o meno di un gene trovato nei Neanderthal è tipico della specie globale, oppure se specifico dell’individuo studiato.
Certo è che resta un modello che rappresenta un primo passo verso una maggiore comprensione delle differenze tra esseri umani moderni e i nostri antichi antenati.

Ma l’ipotesi più accreditata e curiosa, per alcuni versi prevedibile, naturale, resta quella per cui fu il sesso con i sapiens a far estinguere i Neandertal.
Una questione di incroci.

Nei lunghi viaggi, costretti a condividere le limitate risorse e un clima sempre più rigido, gli incontri si fecero frequenti e così nacquero generazioni miste.
Ed è così che generazione dopo generazione, il DNA dei Neandertal si sarebbe disperso, assorbito da quello delle popolazioni di Homo sapiens, molto più numerose.
Oggi, uno studio ha dimostrato che negli europei permane circa il 2% del DNA neanderthaliano mentre negli asiatici il 2% del DNA denisoviano.
L’archeologo Michael Barton, della School of Human Evolution and Social Change dell’Arizona State University, dice: “Se si aumenta la mobilità dei gruppi nei luoghi in cui vivono, si finisce per aumentare il flusso genico tra le due diverse popolazioni, finché una popolazione scompare e non esiste più come gruppo chiaramente distinto”.
I Neandertal furono “geneticamente sommersi” dai sapiens.

Un giorno, grazie alle tecnologie, arriveranno le risposte alle diverse teorie.
Oggi, tante ipotesi ancora difficili da provare.
Ci restano le affinità, i continui incroci che fanno della sfida un’affascinante enigma scientifico.

Vincenzo VANACORE

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