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IOLTELLO- Arrestato per aver fatto esplodere un ordigno in una palazzina per ricordare alla sua vittima di pagare 32mila euro a fronte di un prestito di 20mila. Roberto Manno, 24enne di Melzo e residente a Pioltello, deve rispondere dei reati che si riferiscono a 10 ottobre scorso, quando provocò un’esplosione alla porta di ingresso dell’abitazione di un operaio ecuadoriano di 45 anni provocando pesanti danni alla palazzina in via Dante.
IL NIPOTE DEL BOSS
Roberto Manno è figlio del 56enne Francesco Manno e nipote del 53enne Alessandro Manno, entrambi originari di Caulonia (Reggio Calabria), detenuti perché condannati nell’ambito dell’indagine “Infinto” rispettivamente ad anni 9 e anni 15 di reclusione per associazione mafiosa. In particolare lo zio, Alessandro Manno, è considerato il reggente della ‘locale’ dei clan nel comune del Nord.
LE INDAGINI
L’indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Monza e della compagnia di Cassano D’Adda e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano di Ilda Boccassini e Paolo Storari, è scaturita dall’atto intimidatorio commesso nella notte del 10 ottobre scorso, all’1 e 20 circa, quando un ordigno rudimentale venne fatto esplodere davanti alla porta di ingresso dell’abitazione di un 46enne cittadino ecuadoregno. La minaccia è scattata esattamente un’ora e venti minuti alla scadenza imposta per la consegna del denaro. Le indagini hanno inoltre messo in luce lo stato di paura nel quale viveva la famiglia dell’operaio, consapevole dell’appartenenza di Manno all’omonima famiglia di ‘ndrangheta radicata a Pioltello.
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