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Castellammare di Stabia

Con navicella tutta bresciana The Cinelli’s sbarcano sulla luna

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Il trio The Cinelli’s festeggia la ricorrenza del 50° anniversario dello sbarco dell’Uomo sulla Luna in modo spiritoso e scanzonato

Con navicella spaziale tutta bresciana The Cinelli’s  sbarcano sulla luna

In questo anno 2019 The Cinelli’s, il conosciutissimo trio di fratelli bresciani, festeggiano nel loro modo spiritoso e scanzonato la ricorrenza del 50° anniversario dello sbarco dell’Uomo sulla Luna con la navicella Apollo 11. Con fantasia e creatività allestiscono uno spassoso spettacolo musicale che va in scena a Flero, al Teatro delle Muse, per la stagione teatrale in corso.

Sono loro stessi, The Cinelli’s, i tre brescianissimi astronauti, protagonisti di un ipotetico, immaginario, fantasioso, sbarco sulla Luna a bordo di una navicella spaziale bresciana, che sbarca sul nostro satellite argentato per svolgere una missione spaziale per poi rientrare sulla terra. Però senza il consueto ammaraggio ( nel mare oceanico) ma con un insolito “allagaggio” nelle placide acque del lago;  quello di Garda ovviamente, il lago per antonomasia della Brescia in.

La missione viene raccontata nella vulgata bresciana variante triumplina – che presenta esilaranti risvolti umoristici ed ironici, spesso dalla comicità irresistibile, a giudicare dalle fragorose risate che divampavano nelle superaffollate  tribune.

L

’ossatura dello spettacolo si snoda attraverso 12 canzoni, rivisitate in parodia dialettale, dalla  inesauribile inventiva di cui i Cinelli sono portatori. Sono canzoni comprese in due gruppi. Un gruppo comprende quei motivi di successo che andavano per la maggiore in quell’anno 1969, esempio: «Ma che freddo fa», «Zingara», «Casatschok» (che Cinelli trasforma in «A casa ciòk», alludendo ad una bella sbornia). Un altro gruppo di canzoni è costituito da quei brani che hanno la luna come soggetto, come «Moonlight Shadow» o «Walking On the Moon».

Nell’un l’altro dei casi il risvolto comico ed  arguto è sempre assicurato. I tre si muovono in scena con spigliatezza e comunicano con il pubblico attraverso la musica, la mimica ed il linguaggio del corpo. Non c’è recitativo né dialoghi. Anche se Piergiorgio Cinelli ha affermato, con molta modestia, che sostenere che noi recitiamo è forse eccessivo: preferisco dire che cantiamo, suoniamo, balliamo e prestiamo la nostra mimica alla messa in scena di alcuni episodi generati dai testi delle canzoni”, noi ci sentiamo di affermare che la comunicazione risulta molto efficace e recepita con immediatezza dagli spettatori.

La regia è di Sergio Mascherpa, cui va il merito, riconosciuto anche dai Cinelli, di aver provveduto alla “costruzione drammaturgica” dell’intero spettacolo.

I costumi sono di Mariella Visalli, gli oggetti di scena di Francesco Martinelli.

Ci meraviglia ( e ce ne rammarichiamo un po’!) di non aver trovato- tra i brani scelti – il melodioso pezzo di Domenico Modugno “Selene”, orecchiabile e ritmato nello stesso tempo. Quelli di una certa età, sicuramente,  ricorderanno tutti  con un pizzico di nostalgia i suoi versi alati e briosi:

Selene ene ah
come è bello stare qua.
selene ene ah…

il peso sulla luna
e’ la meta’ della meta’…

come è facile ballar…
selene ene ah
lascia tutto e vieni qua…

Chissà che in una prossima edizione dello spassosissimo spettacolo non sentiremo in repertorio anche “Selene”Naturalmente il tutto diligentemente tradotto in bresciano, con quella sottile arguzia che il “nostro” Piergiorgio possiede accoppiata ad una grazia non comune, che riesce a rendere gradevole l’ossuto idioma saretino,  anche a chi di lingua madre bresciana non è.

Spettacolo ben riuscito;  applaudito a lungo e ripetutamente dal folto pubblico, che manifestamente  ha gradito ed apprezzato. Rimandiamo ad altra occasione, invece, il tentativo di darci una spiegazione del perchè il pubblico preferisce frequentare maggiormente gli spettacoli in dialetto piuttosto che quelli in lingua.

La recensione si riferisce allo spettacolo di sabato 26 ottobre.

Carmelo TOSCANO

 

 

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