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Napoli, serve strada pedonale se non si vuole essere stritolati ai Decumani

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I

l bello delle feste è uscire per strada, nonostante il freddo, per calarsi in quello scenario splendido che è via dei Decumani, la via dei presepi, e fermarsi estasiati a osservali…. certo se si riuscisse ad arrivarci sarebbe splendido.

Ma pare che non sia così semplice arrivarci, infatti è stato cronometrato che, partendo da via Benedetto Croce alle 14.16 si giunge in via Duomo, con un vago senso di claustrofobia, alle 16,05 è davvero tanto: 800 metri, che per Google Maps si percorrono in 10 minuti, si finisce per attraversarli nel tempo che impiegheremmo per fare 7 chilometri. Cioè l’equivalente a andare dal Centro storico a piedi allo stadio San Paolo.

Se in questi giorni prenatalizi Napoli è impraticabile in macchina, a piedi è pure peggio. Tanto che in Comune stanno valutando ed è quasi certo che dalla prossima settimana tornerà in vigore l’ordinanza del senso unico pedonale. Che esordì nel 2008, introdotto fin dal mese di novembre, e più recentemente nel 2015 è entrato in vigore il 21 dicembre e l’anno scorso di nuovo a novembre. «Valuteremo il problema con il settore Viabilità e gli altri uffici» – informa Raffaele Del Giudice, vicesindaco e responsabile della Protezione civile: «Abbiamo disposto il servizio di ambulanza, il punto mobile della Protezione civile in piazza del Gesù e abbiamo per strada 35-50 volontari a seconda delle richieste e dei flussi, oltre ai vigili urbani. Quello che sappiamo è che c’è grazie all’inclusione di questi giorni dell’arte dei pizzaioli nel patrimonio Unesco una bellissima e straordinaria presenza».

In effetti è ora di colazione e gli ingressi delle pizzerie sono intasatissimi, da Sorbillo a Vesi, dal Presidente a – se si vuole evadere dalla ressa dei Decumani – i maestri della Pignasecca: Fiorenzano e Attilio.

Piove, e centinaia di ombrelli impediscono di procedere. Ci si dovrebbe rintanare in qualche buco per pranzare. Ma Napoli ha inventato lo street food e tutti possono restare in mezzo alla strada, con le mani traboccanti di “coppi” pieni di fritture di ogni genere, “pe’ criature” (riservati all’infanzia), “vegetariani”, “celiaci” e tante altre categorie. Se si vuole pranzare a tutti i costi, in piazza Dante a due passi c’è lo Street Food Parade: «Una vergogna, c’è un intero povero maiale enorme che gira su uno spiedo», spiega un commercialista di via Tarsia, rimasto impressionato dalla brutta scena. No limits, pur di riempire lo stomaco e anche la sensibilità e l’etica – è il caso di dirlo – vanno a farsi friggere.

Da Benedetto Croce cominciano i rallentamenti. Le bancarelle abusive bloccano il passaggio. Una sola macchina di carabinieri in piazza San Domenico Maggiore. La polizia municipale vorrebbe ma non può. Rispetto agli ultimi anni, a causa della situazione finanziaria, dicono a Palazzo San Giacomo, non si possono utilizzare strumenti aggiuntivi per avere più personale, in particolare di notte e nei festivi. Quindi si fa tutto con le risorse ordinarie che già di solito sono insufficienti nei fine settimana. L’anno scorso nello stesso ambito venivano impiegate 50 unità in più. Una mancanza che si avverte.

Filomena Tancredi fa parte dei comitati per una movida civile e la sua famiglia è rimasta vittima della ressa dell’8 dicembre: «Mia nuora ha un bambino di due anni e mezzo – racconta – abita dalle parti di San Gregorio Armeno, è uscita e ha cercato di raggiungere San Domenico da San Biagio dei Librai. Ma è rimasta paralizzata. A un certo momento non si muoveva più nessuno, lei è minuta, ed è rimasta col bambino in braccio, immobile. Conosce tutti i vicoli di questa zona eppure non sapeva come uscirne. Per fortuna è riuscita a infilarsi in un negozio ha aspettato più di un quarto d’ora, ma per potersi fare strada tra la folla ha dovuto gridare “il bambino sta male”. Così da un vicolo è arrivata sopra via Tribunali, mezz’ora per uscire da quella trappola, pericolosa per il bimbo. La sua sorpresa è stata che tutte le forze dell’ordine, Protezione civile, carabinieri e polizia municipale erano concentrati in piazza San Domenico Maggiore e niente sapevano di quello succedeva a cento metri da lì». Una dura prova, per i residenti, che passano dai tamburi della mattina «suonati da bravissimi africani, ma che superano i 90 decibel e la notte arrivano certi con uno stereo in un zaino arancione ad altissimo volume: la piazza diventa una discoteca privata dalle 2 alle 6 di mattina».

Non resta che la danza della pioggia, visto che tutto si svolge per strada. Gennaro Esposito del Comitato quiete e vivibilità ha sventato un altro intoppo: «La Protezione civile voleva bloccare con le transenne la strada davanti a Santa Chiara. Si sarebbe fermato l’afflusso, ma sarebbe anche stata impedita l’uscita della gente».

Insomma servono seri provvedimenti prima che qualcuno davvero si faccia male, schiacciato e stritolato dalla calca di persone che affollano le vie.


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