Sono 18 gli anni di pena da scontare
Ai giudici si è limitato a dire che non voleva uccidere e che in fondo voleva fare una bravata, voleva solo incutere timore, nel senso che aveva intenzione di mettere solo paura. A porte chiuse, dinanzi al giudice del Tribunale dei minori, Michele Elia parla per pochi minuti, in un’atmosfera resa rovente dalla rabbia dei genitori del ragazzo ucciso all’esterno di una discoteca di Napoli, tenuti (come da rito) all’esterno dell’aula di udienza.
E alla fine il giudice chiude il caso con un verdetto che non accontenta le parti offese, che non ha il sapore di un verdetto esemplare: 18 anni di reclusione a carico di Michele Elia, nipote omonimo del boss del Pallonetto di Santa Lucia, ritenuto responsabile dell’omicidio di Agostino Di Fiore, ucciso l’undici giugno del 2018 all’esterno di una discoteca di Coroglio (zona di Napoli), nel pieno della movida napoletana. Un verdetto che va letto con attenzione, dal momento che la condanna a 18 anni di reclusione non riguarda solo l’omicidio di Di Fiore, ma anche un altro episodio legato all’emergenza babygang in pieno centro storico: Elia jr è stato infatti condannato anche per il tentato omicidio di Giuseppe Iasevoli (nel corso di una “stesa”), episodio che gli inquirenti inquadrano nella guerra tra gli Elia e i Saltalamacchia per la conquista della zona di piazza Trieste e Trento.
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