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Napoli: le aggressioni senza motivo ai coetanei e il coraggio delle madri

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L’omertà è il tratto distintivo degli ultimi gravissimi pestaggi: sono avvenuti davanti a dozzine di persone (l’ultima persino a due vigilantes) ma nessuno parla. Solo le madri delle vittime non smettono di chiedere giustizia

Napoli, violenza e follia dei ragazzini E il coraggio delle mamme

C’ è un senso di vuoto, di futilità della ferocia, dentro cui rimbombano passi e gesti dei ragazzini napoletani finiti nelle cronache nere di queste ultime settimane .

E a prima vista, parrebbe assai simile al nulla crudele che ha spinto due adolescenti veronesi a dar fuoco «per scherzo» a un clochard marocchino appena un mese fa. La noia, la perdita di senso e di valore della vita propria e altrui, le famiglie assenti, la droga, la cattiva tv: sono i sociologismi, in fondo, l’ultimo simulacro dell’unità d’Italia; un’analisi precotta non si nega a nessun piccolo delinquente. L’azione spietata e clamorosa da sempre accomuna, in realtà, attraverso le generazioni, chi immagina di dover attraversare la propria linea d’ombra con un rito di passaggio violento: cambiano solo i bersagli e le motivazioni endogene al gruppo (quelle che naturalmente gli altri non vedono perché cifrate, coperte dai codici del gruppo stesso).

E tuttavia nelle vicende napoletane c’è qualcosa di diverso e di peggiore, che interpella l’intera comunità. Un angolo buio, più buio del resto della scena, che va illuminato: l’omertà. Perché il contesto fa tutta la differenza del mondo: dunque se l’orrore veronese si disvela grazie all’intervento di un testimone oculare, le paranze dei piccoli bulli napoletani continuano ad essere coperte dal silenzio, spaventato o complice, di cittadini adulti e consapevoli. Questo è davvero il tratto che rende così simili la storia di Arturo, 17 anni, accoltellato nella centrale via Foria prima di Natale, e di Gaetano, 15 anni, pestato l’altra sera fino a spappolargli la milza a una fermata della metro di Chiaiano, periferia nord della città. Entrambi, certo, aggrediti senza ragione plausibile, da branchi di coetanei. Ma, soprattutto, davanti a dozzine di persone (nel caso di Gaetano persino due vigilantes) che non hanno mosso un dito e, dopo, non hanno detto una parola.

Ubaldo Del Monaco, il comandante dei carabinieri napoletani, l’ha spiegato con molta chiarezza in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno , dopo aver catturato una banda di ragazzini del Vomero che terrorizzava l’elegante piazza Vanvitelli: «Nessuno denuncia, nessuno ci chiama»; la baby gang è stata incastrata dalle telecamere (le stesse che perderanno gli aggressori di Gaetano, filmati durante l’azione). Ma gli arresti non fermano il fenomeno («reale e da non sottovalutare», anche secondo Raffaele Cantone). Dalle «stese» alle coltellate, cambiano le modalità ma non si blocca la crescita di questi criminali bambini, decisi secondo alcuni ad accreditarsi come padroncini di vicoli e piazze con i camorristi adulti. E tuttavia tirare in ballo Genny Savastano quale negativo modello tv è soltanto una comoda scorciatoia: prima di tutto perché è Genny che pare ispirarsi ai guaglioni reali e non il contrario; e poi perché il vero modello sta in famiglia, nell’aria di casa, nel latte materno. Perciò, in una Napoli che questi episodi ci dicono ancora così permeata di subcultura da clan, la speranza può venire dalle madri.

La madre di Arturo, Maria Luisa, che da quasi un mese non smette di chiedere giustizia, e quella di Gaetano, Stella, che da qualche ora le è accanto, sfidando gli ignavi, «chi sa, si faccia avanti». Madri cui una Napoli che non è la nostra prova a imporre il silenzio («statevene a casa, pensate a guarire i figli…»). Madri che la Napoli da noi tutti amata deve invece accompagnare, in quelle stesse piazze infestate dalle gang e con i valori trasmessi ogni giorno da altre madri. Se non ancora per senso civico, per amore. Perché nessuna più debba guardare con angoscia il proprio figlio chiedendosi «domani a chi tocca».

vivicentro.it/OPINIONI – SUD – CRONACA
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corrieredellasera/Napoli, violenza e follia dei ragazzini E il coraggio delle mamme (Goffredo Buccini)

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