L’evoluzione del Napoli di Gattuso
E
ra l’11 dicembre 2019 quando Gattuso prendeva il posto dell’esonerato Ancelotti e cominciava la sua avventura sulla panchina del Napoli. De Laurentiis individuò nel tecnico calabrese la guida ideale per domare una squadra divenuta irriconoscibile nel giro di pochi mesi. La stagione scorsa sembrava potesse essere quella della definitiva consacrazione per la squadra partenopea. Dopo un primo anno di transizione con Ancelotti, tutti si aspettavano qualche trofeo nella seconda stagione dell’allenatore emiliano.
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La squadra allo sbando con Ancelotti
Le prime uscite della squadra partenopea avevano evidenziato le difficoltà nel reparto difensivo, rimasto orfano del patron Albiol, ma avevano anche dimostrato come la squadra potesse fronteggiare tutti i big team d’Europa. La vittoria al San Paolo con il Liverpool di Klopp aveva caricato la piazza partenopea e sembrava potesse essere l’inizio di una grande stagione. Nessuno sapeva che di lì a poco la squadra si sarebbe ritrovata al settimo posto in campionato e senza vittorie per oltre 2 mesi. Il punto di non ritorno la sera del 5 novembre nel post partita di Napoli-Salisburgo. Dopo l’ennesimo pareggio la società decide di imporre il ritiro a tutta la rosa azzurra ma i giocatori si rifiutano e decidono di tornare alle proprie abitazioni. Ancelotti rispetta la decisione della società e si reca al centro sportivo di Castelvolturno per sottostare al ritiro, dimostrazione di come fosse ormai incrinato il rapporto con la squadra. La società decide di andare avanti con Ancelotti, complice la necessità di conquistare la qualificazione agli ottavi di Champions, ma comincia a guardarsi intorno.
L’inizio complicato di Gattuso
L’esonero del tecnico emiliano arriva dopo la vittoria casalinga per 4-0 contro il Genk che concede il pass per gli ottavi agli azzurri. La squadra viene affidata a Gattuso che ha il compito di ricompattare un gruppo ormai allo sbando. L’inizio non è dei migliori: sconfitta casalinga contro il Parma e infortunio muscolare importante per Koulibaly. La vittoria arriva alla seconda partita contro il Sassuolo il 22 dicembre che permette agli azzurri di tornare alla vittoria in campionato dopo più di 2 mesi. Complici le partite difficili e una squadra da completare con innesti dal mercato, Gattuso comincia il suo percorso in azzurro con 4 sconfitte nelle prime 5 uscite. Cominciano quindi le polemiche di molti che rimpiangono mister Ancelotti, ma il tecnico calabrese è chiaro sin da subito con la squadra e con la piazza: il lavoro da fare è molto e bisogna solo fare di tutto perchè la squadra torni nei posti che le compete.
La musica comincia a cambiare a febbraio
Ancelotti aveva lasciato in eredità a Gattuso una rosa con soli 4 centrocampisti e molti esterni. Il tecnico calabrese necessitava di calciatori pronti all’uso per poter ricomporre il 433 che aveva già utilizzato durante la sua parentesi milanista. La società lo accontenta e arrivano Demme e Lobotka a centrocampo e Politano in attacco. Il cambio di passo della squadra azzurra è immediato e cominciano ad arrivare le prime vittorie e le prime prestazioni convincenti. A fine Febbraio arriva il Barcellona a Napoli per gli ottavi di Champions e gli azzurri forniscono una prestazione importante. La partita finisce 1-1, ma gli azzurri lasciano il campo tra gli applausi del San Paolo, con la sensazione di poter provare il miracolo al Camp Nou.
Crescita interrotta dalla pandemia
Nel momento migliore della stagione, quando la squadra sembrava avere ormai ingranato la giusta marcia, scoppia la pandemia e tutto si blocca. Sono mesi di incertezza, nessuno sa se e come riprenderà il campionato e il calcio in generale. La ripresa degli allenamenti coincide con il famoso 4 maggio, il giorno che inaugurava la fase 2 in tutto il paese. A giugno riprende la Coppa Italia e gli azzurri riescono ad imporsi in finale contro la Juventus ai rigori. Con la vittoria della coppa gli azzurri ottengono la qualificazione alla fase a gironi della prossima Europa League. A Gattuso spetta l’arduo compito di mantenere alta la concentrazione degli azzurri nelle ultime partite di campionato, nonostante l’assenza di obiettivi dovuti alla qualificazione europea già ottenuta e ai troppi punti di distanza che separano il Napoli dal quarto posto. La lunghissima stagione azzurra si conclude con la sconfitta al Camp Nou contro il Barcellona che ne decreta l’uscita dalla Champions League.
Acquisti mirati per il mister
Prima del termine della stagione, a fine luglio, era stato già ufficializzato l’acquisto di Osimhen. Arriverà a fine mercato anche Bakayoko, oltre all’arrivo dei vari Petagna e Rrahmani acquistati nel mercato di gennaio. Si registrano le uscite importanti di Allan, venduto all’ Everton; Callejon, contratto non rinnovato; e Milik, lasciato fuori da ogni lista a causa del mancato rinnovo. La rosa azzurra acquisisce una fisionomia ben chiara, impostata su dei diktat dettati da mister Gattuso. Si arricchisce di giocatori duttili, con fame di dimostrare sul campo di essersi meritati la maglia azzurra, ragazzi che si trovano per la prima volta ad interfacciarsi con una grande piazza e le relative pressioni.
Il Napoli comincia a cambiare faccia
Le prime uscite stagionali hanno dimostrato un cambiamento evidente nel modo di approcciare alla partita degli azzurri. Una squadra che pressa molto più alta, attacca continuamente la profondità grazie ai movimenti della gazzella Osimhen e sfrutta le qualità di un Mertens che gode di spazi lasciati vuoti dai difensori avversari, concentrati a limitare la punta nigeriana e gli scatti di Lozano. Le difficoltà in fase difensiva dello scorso anno sembrano essere un brutto ricordo, l’affiatamento tra Koulibaly e Manolas cresce partita dopo partita e sulle fasce Di Lorenzo e Hysaj stanno fornendo prove di grande affidabilità. Si tratta di un Napoli completamente diverso da quello che aveva concluso la stagione scorsa a Barcellona, ma diverso anche dal Milan di Gattuso.
Considerazioni finali
Gattuso sembra star cambiando la propria idea di gioco rispetto a quanto fatto vedere al Milan e nei primi mesi napoletani. Il presidente ha desistito al trattare con la Juventus per Milik al costo di lasciare il polacco fuori rosa; sono stati spesi 70 milioni per una giovane promessa del calcio mondiale e si è conclusa una trattativa in prestito secco per un giocatore di grande importanza come Bakayoko, affare inusuale per la società azzurra. Tutto ciò in un periodo che definire particolare è riduttivo. La sensazione è che la società voglia cominciare un nuovo ciclo importante con Gattuso, ma allo stesso tempo il tecnico calabrese vuole imporre regole all’interno dell’ambiente azzurro.
La domanda è quindi una: è il Napoli che sta cambiando con Gattuso o viceversa?
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