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Napoli dipendente da Mertens: gli azzurri non possono rinunciare a lui

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Il Corriere dello Sport riferisce che il «primo» Mertens ha segnato ogni novantaquattro minuti da centravanti e però, considerando le rifiniture ed i suggerimenti, quel che fu ritenuto un «falso nueve» ha dimostrato di essere autentico uomo squadra, infilandosi ogni sessantacinque minuti in un gol. E’ un anno, anzi anche meno, che c’è un calcio diverso, sempre verticale, però assai più palleggiato: è il Sarrismo esibito nella sua massima espressione – tecnica, tattica e stilistica – un’Idea che si combina attraverso il movimento (con e senza palla) tra le linee, nelle profondità, nell’empatia che ha trasformato un tridente (fisicamente) basso in un’espressione assai alta. C’è un Napoli con Mertens (l’uno-due nello stretto, la convergenza in mezzo di Insigne e semmai di Callejon, la capacità di sfuggire alla gabbia dei centrali difensivi uscendo dalla zona, la semplicità nell’allargare il campo per far sovrapporre Ghoulam oppure Hysay) e poi c’è il Napoli senza Mertens, che ha altri codici, simili ma non eguali, che ha bisogno di andare a cercare il più statico Milik – ma pure più «acrobatico» – attraverso la giocata che chiuda frequentemente con il traversone per lo stacco.  E’ tutto così classicheggiante, quel calcio che i tre tenori riescono ad esibire: rapidità di pensiero e, chiaramente, d’azione; una manovra che sembra rapirti e comunque incantarti; un tocco, una finta, una veronica e poi via, verso quella allegria contagiosa che traspira in qualsiasi giocata, che punta dritto al cuore, al gol. E tutto in scioltezza, attraverso una affinità elettiva che unisce Insigne e Callejon a Mertens ed i centrocampisti e pure gli esterni a loro, una sorta di fusione che a volte diventa una rappresentazione abbagliante. E’ in quei momenti che il Napoli «dipende» da Mertens.


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