Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato due delibere del paino dismissioni immobiliari
N
apoli – Il Consiglio comunale, dopo alcuni interventi su questioni urgenti, ha cominciato l’esame delle due delibere, da trattare prima del bilancio di previsione, sulla valorizzazione e dismissione di immobili comunali illustrate dall’assessore Panini. Dopo aver respinto una questione pregiudiziale del PD, l’Aula ha dibattuto le due delibere approvandole a maggioranza.
La seduta del Consiglio è proseguita con gli interventi ai sensi dell’art. 37 del Regolamento (questioni urgenti), dopo che il presidente Fucito ha dato comunicazione all’Aula dell’assenza del vicepresidente Frezza all’inizio della seduta per il lutto che lo ha colpito, la morte del padre.
Per interventi urgenti sono intervenuti: la consigliera Menna (Movimento 5 Stelle) che ha ricordato la legge sul testamento biologico, un testo importante che oltre a definire il consenso informato, stabilisce delle garanzie per la persona destinataria di trattamenti sanitari, in particolare la possibilità di accedere a terapie palliative, un diritto calpestato dalle scelte sanitarie della Regione. Da qui la richiesta a che vengano messe in campo tutte le attività necessarie al recepimento della legge nel rispetto del diritto dei cittadini ; il consigliere Simeone (Agorà) che ha annunciato la presentazione di un ordine del giorno sugli abbonamenti ai trasporti per le fasce meno abbienti della popolazione, invitando l’Amministrazione all’interlocuzione necessaria con il Consorzio Unico Campania; il consigliere Brambilla (Movimento 5 Stelle) ha espresso solidarietà al consigliere Troncone, vittima di un danneggiamento al proprio veicolo su cui indaga la Digos, e ha ricordato le recenti decisioni della magistratura contabile, quella sulla citazione a giudizio per somme relative allo smaltimento rifiuti non iscritte nei bilanci, una vicenda denunciata a suo tempo in Aula, il rinvio a giudizio di otto funzionari comunali per danni erariali per fitti non incassati, con il rilievo di diffusa illegalità fatta dal magistrato, e ancora la denuncia per bollette non pagate per dieci milioni di euro ad Enel, tre situazioni che messe insieme parlano di danni per 15 milioni di euro.
L’Aula è quindi passata all’esame della delibera n. 56 di approvazione del piano delle valorizzazioni e delle alienazioni di immobili di proprietà comunale 2018 che, all’unanimità, l’Aula, su proposta del presidente, ha deciso di discutere insieme alla delibera successiva, la n. 137 sullo stesso argomento e di contenuto integrativo al primo.
Su questa seconda delibera la consigliera Valente (Partito Democratico) ha presentato e illustrato una pregiudiziale, rilevando come nel piano vengano inseriti alcuni immobili di grande pregio, come il mercato ittico e il castello Lamont-Young, che secondo il parere del Segretario generale non potevano esserlo, in quanto la perdita del carattere di indisponibilità non può derivare dal mero inserimento nell’elenco delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari, ma deve trattarsi di un bene non strumentale all’esercizio delle funzioni istituzionali. Perciò si ritiene non dover discutere della delibera 137, onde evitare il rischio di dar vita ad un atto illegittimo. Dopo un intervento a favore, del consigliere Nonno, l’assessore Panini ha espresso parere contrario alla pregiudiziale, ritenendola infondata, e ricordando che la sentenza a sezioni riunite della Corte dei Conti prevede come sanzione un minor trasferimento di somme per circa 85 milioni di euro. L’Amministrazione, rifacendosi ad una norma di contabilità, risponde con questa delibera alla sanzione della Corte, che si ritiene ingiusta e rispetto alla quale si chiede l’annullamento o in subordine una spalmatura della stessa in dieci anni, come riconosciuto in un caso analogo ad altro comune. Questa delibera è un primo atto di carattere ricognitorio, ha detto Panini, ed è accompagnata da una valutazione provvisoria, che risponde alla sentenza della Corte ma che sarà seguita da altri atti integrativi. La pregiudiziale è stata quindi respinta per appello nominale con 23 voti contrari e 11 favorevoli.
L’assessore ha quindi illustrato la delibera 56 che richiama la norma con cui prevede che le Amministrazioni in piano di rientro possano alienare alcuni immobili ricadenti nel proprio territorio e non funzionali alle attività amministrative e suscettibili di valorizzazione. Questi beni rappresentano una possibilità di fare cassa e di rispondere alle esigenze di liquidità, ferma restando la necessità di azioni collaterali amministrative e politiche che accompagnino questa scelta al fine di renderla effettiva. Su ognuno di essi è in corso l’azione di Napoli Servizi in collaborazione con la Borsa immobiliare e con gli ordine professionali per la loro corretta valutazione. La delibera 137 aggiunge una parte di immobili dentro il processo di alienazione per rispondere alla sanzione comminata al Comune dalla Corte dei Conti.
Presieduto dal vice presidente Guangi, è iniziato il dibattito nel corso del quale sono intervenuti molti consiglieri:
Vincenzo Moretto (Prima Napoli) per criticare le scelte dell’Amministrazione che hanno pesanti ricadute sui cittadini e creano nuovi debiti per cancellare i vecchi, creando una spirale senza fine, senza che siano stati tratti profitti dal sostegno offerto dal Governo nazionale e senza adottare scelte risolutive, anzi aggravando la situazione con provvedimenti inadeguati. Soluzioni come queste oggetto della delibera sono inutili, anche per le valutazioni fatte degli immobili inseriti nella lista, e va detto che in questa manovra non è stato fatto altro che riproporre le criticità già esistenti e svenduto qualche immobile per far fronte alle sanzioni.
Federico Arienzo (Partito Democratico) ha posto domande a partire dal dato negativo degli incassi previsti nel previsionale 2017, segno del fallimento netto di un piano di alienazione, e ha criticato il modo di porsi sul mercato, cercando di chiudere le spese con previsioni di incasso impossibili. La scelta di vendere il palazzo delle istituzioni e non lo stadio, ad esempio, è anche il segno di un messaggio preciso alla città. Sulle valutazioni, infine, sarebbe utile capire quali parametri sono stati impiegati, perché allo stato attuale i conti non torneranno mai, ed è impensabile coprire la crisi della città con la strategia della vendita immobiliare.
David Lebro (La Città) ha ricordato che già il previsionale del 2016 aveva prefigurato la necessità di vendere i “gioielli di famiglia” del patrimonio immobiliare storico della città. Rispetto ai pareri favorevoli ottenuti dalle delibere, Lebro ha evidenziato una serie di contraddizioni, in primo luogo sulla mancata valutazione effettiva degli immobili, sui quali chiederà conto a Prefetto e Corte dei Conti. Tra questi immobili figurano casi particolari, come l’ex Mercato Ittico, la ex Centrale del Latte, messi in dismissione malgrado i progetti di valorizzazione, e l’edificio di via Verdi, ancora in uso, che non è pensabile mettere in dismissione. Queste vendite non verranno fatte, e ci si ritroverà con il bilancio dell’anno prossimo ulteriori problemi, mentre serve la consapevolezza di ammettere che bisognava dichiarare il dissesto.
Presieduta dal presidente Fucito, la discussione è proseguita con il consigliere Stanislao Lanzotti (Forza Italia), per il quale si ha chiaramente la sensazione che le proposte di oggi siano il tentativo di guadagnare tempo rispetto ad una situazione disastrosa. Lo 0,2 % del risultato atteso dalla prima tranche di dismissioni è un dato che parla da sé. Solo questo basta a dire che le due delibere oggi in discussione sono inammissibili, in particolare sulla valutazione degli immobili, come ad esempio quella del palazzo di Via Verdi (stimato 34 milioni di euro) che sul mercato immobiliare attuale non varrebbe più di 7,5 milioni. Stesso discorso per la ex Centrale del Latte e per il castello di Lamont Young. Anche se politicamente è comprensibile il tentativo, basterebbe essere chiari con i cittadini, e dire che si aspetta la legge speciale per Napoli.
Matteo Brambilla (Mov. 5 Stelle) ha fatto riferimento al Documento Unico di Programmazione e alla modalità con la quale nel documento viene trattata la dismissione degli immobili. L’alienazione del patrimonio immobiliare è una sconfitta per una città; di quel patrimonio non c’è un inventario preciso, né una valutazione corretta e non si riesce nemmeno a gestire l’ordinario, fonte perenne di debiti fuori bilancio per l’Ente, per cui si chiede nuovamente l’istituzione di una commissione di monitoraggio sull’alienazione del patrimonio, che non riuscirà a sanare le casse comunali.
Mario Coppeto (Napoli in Comune a Sinistra) ha definito positiva la scelta di evitare il dissesto, ma la dismissione di beni immobiliari, criticata da molti, alla fine è solo una soluzione ai problemi delle casse, svuotate da politiche nazionali liberiste e scellerate. Questi atti, politicamente utile e finanziariamente proporzionati, dovranno, però, essere accompagnati da un’azione politica nei confronti delle istituzioni centrali a favore degli enti locali; ha inoltre preannunciato che, con alcuni emendamenti, si proverà a meglio precisare alcune delle dismissioni previste, in particolare quella del palazzo del Consiglio.
Marco Nonno (Misto – Fratelli d’Italia) ha iniziato il suo intervento notando che i revisori dei conti hanno fatto riferimento più volte alle correzioni che il Consiglio dovrà approvare con successive variazioni di bilancio; alle decisioni sbagliate assunte degli ultimi 7 anni – Bagnolifutura, Napoli Holding, Terme di Agnano, il mancato avvio delle dismissioni del patrimonio di edilizia residenziale pubblica – oggi si aggiunge l’errore di non aver per tempo riconosciuto il debito CR8 e l’obbligo di pagare una pesante sanzione; anche questa volta si approveranno degli atti poco concreti e che faranno ripiombare la città nelle epoche più buie per mancanza di programmazione della spesa e di visione della città futura, ha concluso.
Pietro Rinaldi (Dema) ha parlato di una novità politica, un elemento di chiarezza che emerge dal dibattito, l’emersione del partito trasversale del dissesto che invece la maggioranza è fermamente impegnato a contrastare per i danni che produrrebbe per i cittadini; si è quindi detto contrario all’idea evocata in Aula della vendita dello stadio; ha invitato a considerare che la vendita di immobili serve esclusivamente a pagare il deficit che è stato determinato da scelte del passato (come lo scandalo dell’acquisto a prezzo esorbitante del palazzo di via Verdi) ma soprattutto dalle scelte contro i Comuni fatte negli ultimi 15 anni e dai mancati trasferimenti statali per 1 miliardo e 200 milioni di euro; va quindi pienamente condiviso l’appello unitario del Sindaco alle forze politiche della città a trovare le misure correttive necessarie del sistema Italia per una repentina trasformazione del pensiero tra governo centrale e territorio.
Intervenuto sull’ordine dei lavori, il consigliere Lanzotti ha chiesto un intervento del Sindaco sull’emergenza rifiuti che si è ripresentata, e il dibattito è ripreso con l’intervento di Valeria Valente (PD).
Valeria Valente ha ricordato che, mentre il Sindaco ha indetto una manifestazione contro il debito ingiusto degli anni Ottanta, in Consiglio l’amministrazione si presenta con la proposta di spalmare su 10 anni l’aspra sanzione inflitta dalla Corte dei Conti; l’amministrazione sta portando la città nel baratro, nonostante il lavoro fatto dal PD per evitare il dissesto, in ultimo con il decreto Salva Comuni; le scelte sulle dismissioni sono consapevolmente assunte sapendo che non sono realizzabili; i conti dimostrano il fallimento del piano delle dismissioni che era posto a base del piano di rientro del 2013; non solo il debito CR8, ma per ben due anni il mancato riconoscimento di debiti fuori bilancio prodotti dall’amministrazione ha determinato la sanzione comminata dalla Corte dei Conti; l’amministrazione sceglie ancora la sopravvivenza per qualche altro mese, occultando che c’è già un dissesto sostanziale, e ipotecando il futuro delle generazioni che verranno con scelte irresponsabili che aumentano a dismisura il disavanzo.
Per Elena Coccia (Sinistra Napoli in Comune a Sinistra) è stata lesa una regola fondamentale, e cioè che le regole del gioco non si cambiano in corso d’opera. Sorprende che molti consiglieri non tengano conto che dal 2007 – ma addirittura nei primi anni ’90 – la finanza cosiddetta “innovativa” ha compromesso definitivamente i servizi pubblici, facendo sempre di più ricadere il debito sui comuni. Il vero problema oggi degli enti locali è proprio la messa in discussione dell’idea del debito . La verità è che la città è povera, e stupisce l’atteggiamento di movimenti politici come i 5 Stelle che non mettono in discussione l’idea del debito. E’ vero che non si poteva fare di meglio, ma piange il cuore a vedere la dismissione del Mercato Ittico, sul quale si è discusso a lungo. Oggi si sta facendo un lavoro di resistenza, che si porterà a termine nonostante gli ostacoli, ma è importante valutare nel complesso ciò che si può vendere o meno, nel rispetto della storia della città.
Nella replica l’assessore Panini si è soffermato su tre punti emersi dalla discussione: la possibilità del dissesto, la scelta di vendere il patrimonio comunale e la sentenza della Corte dei conti.
L’ipotesi del dissesto, ha detto Panini, è assolutamente da escludere: citando il Vangelo, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che si dichiari il dissesto del Comune di Napoli. Non ci sono, infatti, le condizioni oggettive che possano determinare il dissesto, peraltro in un momento in cui c’è una discussione complessiva che riguarda anche tanti altri comuni. Sulla decisione di vendere il patrimonio immobiliare, Panini ha spiegato che si tratta di una misura presa nel rispetto delle norme sul predissesto che impongono, insieme all’aumento delle tariffe, la vendita del patrimonio utile a recuperare le passività. Bisogna poi tener conto di un dato di fatto, e cioè la riduzione progressiva dei trasferimenti nel lasso di tempo 2014 – 2018, un tema, questo, che riguarda la politica economica dell’intero Paese.
Sulla sentenza della Corte dei Conti, Panini ha ricordato che, a proposito della contestazione dello sforamento per il 2016, sono state assunte parzialmente le motivazioni difensive dell’amministrazione che facevano riferimento alla volontà espressa dal consorzio CR8 di non esigere per quell’anno le restanti somme rispetto ai 19 milioni già versati. Ha quindi ricostruito la vicenda del disavanzo sin dal 2012, ricordando l’adesione al piano di rientro e i cambiamenti nelle norme intanto sopraggiunti. Tutti aspetti che, ha ricordato l’assessore, mettono al centro della discussione politica il tema dei territori e degli enti locali, i loro costi standard, rendendo sempre più urgente l’approfondimento della riflessione tecnica e scientifica sul debito ingiusto. D’altronde, l’assunzione da parte del governo del 77% di quel debito indica che l’obiezione del Comune era ben posta. Sulla sanzione di 85 milioni per la mancata iscrizione a bilancio del debito Cr8, Panini ha specificato che la somma verrà inserita in bilancio e si spera in provvedimenti simili a quelli assunti per altre città italiane, o la cancellazione o la possibilità di pagarla in un tempo più lungo. Per questi motivi, la previsione della vendita che oggi si assume verrà verificata in seguito e si assumeranno i necessari provvedimenti. Ha concluso annunciando che verranno create due unità di pronto intervento, una sulle dismissioni e una sulla riscossione per rendere credibili le misure individuate. Sul valore degli immobili, l’assessore ha ricordato che la valutazione, per il momento di massima, sarà definita dalla Borsa Immobiliare, che è una partecipata al 100% della Camera di Commercio. Ugualmente avverrà per la vendita degli alloggi popolari.
È iniziato quindi l’esame degli emendamenti, due in totale, presentati dal consigliere Brambilla sullo stralcio delle Terme di Agnano dal programma di alienazione e dal consigliere Santoro, sulle norme da applicare alla vendita dei poli artigianali, il primo approvato e il secondo respinto. La delibera 56 è stata quindi approvata a maggioranza con il voto contrario delle opposizioni presenti (Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Prima Napoli, Napoli Popolare, Fratelli d’Italia).
Sulla delibera 137 è stata approvata a maggioranza una mozione proposta dai consiglieri Buono e Gaudini (Verdi – Sfasteriati) sulla trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà delle aree edificate nell’ambito dei piani di zona per l’edilizia economica e popolare e dei piani di localizzazione. Degli emendamenti successivi, il primo, presentato dal gruppo Movimento 5 Stelle, è stato trasformato in mozione, con la proposta di individuare altri beni di uguale valore in bilancio da dismettere in sostituzione del palazzo di via Verdi e degli uffici comunali di via S. Margherita a Fonseca, con approvazione all’unanimità. Trasformazione in mozione anche per la seconda proposta di emendamento a firma Movimento 5 Stelle, sempre con approvazione all’unanimità, con la proposta di cercare alternative alla vendita dell’Ippodromo di Agnano. L’ultimo emendamento, proposto dai consiglieri Coccia e Coppeto (Napoli in Comune a Sinistra), con l’indicazione di un pacchetto di immobili da mettere in bilancio a sostituzione di quattro cespiti – Ippodromo di Agnano, ex mercato ittico, ex castello Lamont Young e palazzo di via Verdi – dopo la trasformazione in mozione, indicata dall’assessore Panini, è stata approvata a maggioranza. Infine l’atto deliberativo è stato approvato a maggioranza col voto contrario delle opposizioni presenti.
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