Le banconote sono la fedelissima riproduzione di quelle della Bce
Da Villa Bisignano, cuore pulsante del popoloso quartiere napoletano di Barra, alla Lorena e a molte altre regioni d’Europa. La moneta coniata a Napoli resta la più simile a quella stampata dagli Stati comunitari. Primato imbarazzante che mette l’Italia al primo posto tra i Paesi membri in fatto di falsificazione e relega la Francia nella stessa posizione ma per la classifica dei Paesi ricettori.
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Parigi e dintorni, insomma, subiscono il fenomeno in misura tale che si è creato un vero e proprio allarme. Ed è nata per questa ragione, due anni fa, la squadra comune composta da carabinieri e gendarmerie francese, ai quali si sono poi aggiunti gli uomini di Europol e Interpol per una inchiesta coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e dai magistrati di Nancy e Nanterre. Una equipe che ha lavorato gomito a gomito in un’esperienza d’indagine che non ha precedenti in materia.
Indagavano su un traffico di droga i carabinieri diretti dal capitano Francesco Mandia e dal tenente Francesco Ciardiello quando hanno capito che Raffaele Fresegna, uno degli indagati, residente a Castel Volturno, maneggiava soldi falsi. In quello stesso periodo, nei distretti di Nancy e Nanterre, arrivava un fiume di soldi contraffatti, tanto che le autorità francesi hanno attivato un canal di scambio di informazioni con l’Italia. È iniziata così l’indagine che ha consentito di ricostruire l’intera filiera. Da Barra, dove veniva materialmente stampato il denaro, alla Francia, dove scaltri rivenditori le piazzavano ad altri soggetti, in una catena che andava via via a diramarsi in maniera capillare sul territorio. Quale strategia sia stata applicata per schermare un business tanto redditizio dal controllo della feroce camorra dell’area a est di Napoli, non è chiaro.
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