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Castellammare di Stabia

Milano, più lavoro ma precario: il 40% degli assunti ha il part-time con reddito ridotto. MATTEO PUCCIARELLI*

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Cala il numero dei disoccupati, ma il tasso dei senza lavoro (6,7%) è ancora il doppio rispetto a quello del 2008

span style="color: #252525; font-family: Arial, 'Helvetica Neue', Helvetica, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 23px;">Forse il grande freddo della depressione economica cominciata nel 2008 è finito, ma l’estate è ancora lontana. Per il lavoro a Milano e in Lombardia il 2015 è stato l’anno della ripresa; sicuramente lenta e con delle ombre eppure, dopo anni di segnali negativi, lo spiraglio si comincia a intravedere. Qualche dato? A livello regionale il numero di occupati dipendenti è tornato ai livelli pre-crisi, ovvero pari a quello dell’estate 2008 (oltre 3,3 milioni di occupati dipendenti). Il tasso di disoccupazione comincia a scendere sensibilmente. Sono 307mila, quasi 100mila in meno rispetto ad un anno fa, i disoccupati in Lombardia.

Allo stesso tempo si registrano 90mila occupati in meno in modo ormai costante e senza variazioni tra gli occupati indipendenti, ovvero tra gli autonomi (commercianti e artigiani) che hanno molto pagato gli effetti della crisi; il tasso di disoccupazione rimane quasi doppio rispetto al pre-crisi: ora è al 6,7 per cento e in calo, ma nel 2008 si trovava al 3,8 per cento, “quindi – spiega Roberto Benaglia della Cisl regionale – la disoccupazione da gestire e riassorbire continua ad essere un elemento importante del mercato del lavoro lombardo per la quale servono maggiori risposte”. Inoltre la creazione di posti di lavoro conta su un numero rilevante di contratti a part-time involontario (sono circa il 40 per cento del totale delle assunzioni), ovvero ad orari settimanali ridotti che non consentono redditi alti e adatti al sostentamento dei consumi familiari.

Il punto insomma è che il lavoro forse riprende, ma non sempre questa mini-ripartenza corrisponde a un miglioramento in termini qualitativi degli impieghi stessi. Ad esempio sono esplose nuove forme contrattuali atipiche a partire dall’uso inflazionato dei voucher, il cui utilizzo in Lombardia è triplicato in due anni andando probabilmente al di là del loro vero scopo, cioè remunerare piccoli lavoretti. “Negli ultimi due anni i lavoratori lombardi interessati ai voucher sono triplicati – continua Benaglia – passando da 49.203 a 144.100, per un totale di oltre dieci milioni di buoni lavoro riscossi”.

Luci e ombre, ma per la Cgil soprattutto le seconde: “La crisi ha avuto effetti strutturali – ragiona il segretario della Camera del Lavoro di Milano, Massimo Bonini – introducendo un mutamento profondo nei comportamenti delle persone chiamate a preferire modelli di condivisione e scambio, anziché soddisfare necessità di acquisto e possesso degli strumenti di uso quotidiano. E poi c’è stata una contrazione dell’orientamento all’innovazione che, al contrario, in tempi non lontani aveva caratterizzato il tessuto economico di Milano, consentendo di reagire alle crisi del passato”.

I numeri parzialmente positivi, poi, in parte potrebbero essere drogati dagli incentivi governativi alle assunzioni a tempo indeterminato (sono state 284mila in Lombardia, +74mila rispetto allo stesso periodo del 2014). “La significativa crescita degli avviamenti a tempo indeterminato, che a novembre 2015 segna un incremento pari al 38 per cento rispetto allo stesso mese del 2014, non ha modificato, nella stessa misura, la dinamica complessiva degli avviamenti e soprattutto degli avviati”, continua Bonini. Si tratta molto spesso, insomma, di vecchi rapporti di lavoro passati al nuovo indeterminato.

Anche l’Expo, che secondo alcune previsioni doveva fungere da miracoloso toccasana per l’economia, alla fine chissà se e quanto ha portato a casa: su Milano la disoccupazione nel 2015 è scesa di un misero 0,3 per cento. E questo nel mentre storiche grandi aziende continuano a dismettere rami d’azienda e a licenziare: dalla Ibm che a Milano ha “ceduto” 300 lavoratori alla Adecco, e il loro destino appare appeso a un filo, con l’impresa che rifiuta di sedersi ai tavoli di trattativa; fino alle vertenze aperte con Eni-Versalis e con la Candy a Brugherio, anche lì con centinaia di lavoratori coinvolti. Altre voci parlano di problemi alla General Electric di Sesto San Giovanni.

Come andrà, insomma, il 2016? “La strada per uscire dal tunnel è ancora lunga – sottolinea il segretario della Uil Danilo Margaritella – sulla ricollocazione degli over 50 e dei giovani si può e si deve fare ancora molto, investendo sulle politiche attive ad esempio”. Mentre secondo il segretario regionale della Fiom Mirco Rota, “nei prossimi mesi assisteremo a delle pesanti riorganizzazioni, se non a delle chiusure aziendali vere e proprie. È necessario che anche la Regione definisca delle linee per salvaguardare l’apparato industriale lombardo”.

*larepubblica

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