Lo Stretto di Messina è a rischio per gli uccelli, in particolare rapaci, per via degli episodi di bracconaggio specialmente sul lato calabrese.
Decine di migliaia di rapaci hanno iniziato ad attraversare in queste settimane la Sicilia e lo Stretto di Messina, per risalire la penisola e riprodursi in Italia e nel continente europeo. A vegliare su di loro, non solo volontari e associazioni ambientaliste ma anche i Carabinieri forestali che nell’ambito dell’operazione Adorno pattuglieranno coste, valli interne e centri urbani per prevenire e punire i reati contro la fauna selvatica. Lo stretto di Messina è tra i tre più importanti corridoi europei per la migrazione degli uccelli. Ogni anno sono circa 30mila i rapaci che lo percorrono, provenienti dall’Africa e diretti verso i luoghi di nidificazione in Italia o nel resto d’Europa.
Proprio per questi motivi, però, lo Stretto di Messina resta un luogo pericoloso per gli uccelli e in particolare per i rapaci che lo attraversano, poiché ancora oggi, specialmente sul versante calabrese, si verificano episodi di bracconaggio che, sebbene in misura inferiore rispetto al passato, rappresentano una grave minaccia per la sicurezza dei migratori.
la Lipu-BirdLife Italia (Lega Italiana Protezione Uccelli è un’associazione ambientalista italiana, fondata nel 1965 con lo scopo principale di contrastare l’eliminazione degli uccelli, ma anche di conservare la natura mediante l’educazione ambientale e la tutela della biodiversità italiana) per proteggerli organizza un campo antibracconaggio che partirà domani sabato 27 aprile, per il concludersi il prossimo 11 maggio, in sinergia con i Carabinieri forestali, Wwf, Legambiente e l’Associazione mediterranea per la natura nell’ambito del Colpa (Coordinamento operativo locale).
Il campo antibracconaggio, che si avvale dell’apporto di otto volontari provenienti da tutta Italia e di volontari del luogo, vigilerà sulle aree di migrazione della sponda calabrese dello stretto di Messina, uno dei sette ”black spot” del bracconaggio in Italia, incluso nel Piano nazionale antibracconaggio approvato nel 2017 e all’interno del quale opera il ”Colpa”, coordinato dai Carabinieri forestali e a cui anche la Lipu partecipa attraverso un proprio rappresentante unitario di tutte le associazioni.
”A 35 anni dal primo campo organizzato sul versante calabrese il bracconaggio risulta essere fortemente ridotto – dichiara Giovanni Albarella, coordinatore del campo della Lipu – Tuttavia la guardia deve rimanere ancora alta e proprio per questo abbiamo intensificato gli sforzi e attuato sinergie con altre associazioni per un miglior controllo del territorio e la repressione di eventuali atti illegali a danno degli uccelli migratori”.
A
dduso Sebastiano
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