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Castellammare di Stabia

Michele Boldrin prova a tradurre, dall’itaico burocratese, la lettera di Tria a Bruxelles

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Abbiamo provato a fare un gioco, scrive Boldrin: tradurre la lettera di Tria dal burocratese all’italiano. E ci siamo accorti che le contraddizioni sono tutte lì, alla luce del sole. Ad esempio: se davvero è il deficit che fa crescere, perché il governo promette di tagliarlo, se non si cresce abbastanza?

La solita manina, che oramai sembra farne di cotte e di crude, ha fatto trovare stamane, a Michele Boldrin de Linkiesta, un file che sembra contenere le bozze originarie della lettera che il ministro del Tesoro, Giovanni Tria, ha trasmesso ieri alla Unione Europea, lettera che non ha evitato a Juncker, Moscovici e compagnia di bocciare la nostra manovra, caso più unico che raro. Si scherza, ovviamente. Ma se proviamo davvero a tradurre la missiva a Bruxelles, emendandola del linguaggio del governo, si capisce bene come il ministro sia totalmente consapevole della follia di questa manovra. E che si addirittura lui a dirlo, tra le righe.

Ed allora, ecco come sarebbe la lettera di Tria all’Europa, se avesse detto la verità

Sotto, a sinistra, la lettera, quella che è stata mandata a Bruxelles. A destra ampi stralci della traduzione di Michele Boldrin. Giudicate voi.

Gentile Vice Presidente, gentile Commissario in relazione alla vostra lettera indirizzatami il 18 ottobre nella quale chiedete chiarimenti in merito al Documento Programmatico di Bilancio (DPB) inviato dal Governo all’inizio della scorsa settimana osservo quanto segue. Nella vostra lettera sollevate tre questioni: la deviazione del saldo strutturale rispetto a quanto prescritto dal Patto di Stabilità e Crescita, la possibile necessità di una revisione delle conclusioni del vostro più recente Rapporto ai sensi dell’articolo 126(3) del Tfue, relativo alla regola di riduzione del debito pubblico e la mancata validazione delle previsioni macroeconomiche da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio”.

Per quanto riguarda il sentiero del saldo strutturale, il Governo italiano è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di Stabilità e Crescita. È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società italiana. Il Governo intende inoltre attuare le parti qualificanti del programma economico e sociale su cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento Italiano”.

La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanze, e la Relazione al Parlamento a esso allegata, chiariscono che il Governo prevede di discostarsi dal sentiero di aggiustamento strutturale nel 2019 ma non intende espandere ulteriormente il deficit strutturale nel biennio successivo e si impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l’obiettivo di medio termine a partire dal 2022. Qualora il Pil dovesse ritornare a livello pre-crisi prima del previsto, il Governo intende anticipare il percorso di rientro”.

Quanto sopra esposto rileva anche in merito alla “regola del debito”. Il Governo considera le condizioni macroeconomiche e sociali attuali particolarmente insoddisfacenti a un decennio dall’inizio della crisi e reputa necessario imprimere un’accelerazione alla crescita. La dinamica del Pil è ovviamente cruciale quando si valutano gli sviluppi del rapporto debito/Pil. Inoltre va sottolineato il calo significativo di tale rapporto previsto per il prossimo triennio, a differenza di quanto sperimentato dalle finanze pubbliche italiane nell’ultimo decennio. Tale evoluzione è frutto delle misure a favore della crescita che verranno introdotte con la prossima legge di bilancio”.

Tra queste il rilancio degli investimenti pubblici che godrà non solo di maggiori risorse finanziarie ma di semplificazioni normative e di nuovi strumenti di capacity building che faciliteranno la loro esecuzione in tempi brevi. Infine, in merito alle previsioni macroeconomiche programmatiche e alla mancata validazione da parte dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), va ricordato che la legislazione italiana (Articolo 18, comma 3, Legge n. 243/2012) prevede che in caso di non validazione del quadro macroeconomico da parte dell’UPB il Governo sia tenuto ad adeguarsi alle previsioni dell’UPB o a spiegare le ragioni che lo inducono a confermare le proprie previsioni (conformità o spiegazione

A seguito della mancata validazione da parte dell’UPB il Governo ha quindi spiegato in Parlamento i motivi per cui si è ritenuto opportuno confermare le previsioni contenute nella Nota di aggiornamento. Va ricordato, in ogni caso, che la Commissione europea, con il Rapporto del 22 febbraio 2017, non sembra aver contestato la correttezza di questa procedura. Venendo al merito delle previsioni, in primo luogo va evidenziato che le previsioni a legislazione vigente sono state validate dall’UPB. Il dissenso è circoscritto, pertanto, alla valutazione dell’impatto della manovra di bilancio sulla crescita. In termini aggregati, a fronte di una legge di bilancio che fa aumentare il deficit di 1,2 punti percentuali un impatto sulla crescita pari a 0,6 punti percentuali è del tutto in linea con le stime usuali dei moltiplicatori di bilancio. In questo contesto si evidenziano due elementi cruciali sollevati dall’UPB: gli investimenti pubblici e i rendimenti sui titoli pubblici”.

Con riferimento agli investimento pubblici il DPB prevede che questi aumentino di 0,2 punti percentuali di Pil nel 2019 e di 0,3 punti percentuali all’anno a partire dal 2020. è questo un tratto qualificante della manovra di bilancio che verrà attuato con misure concrete in grado di superare i limiti che finora hanno frenato gli investimenti, quali l’istituzione di una centrale di supporto alla progettazione, operativa a livello nazionale, e la semplificazione del codice degli appalti. La “Centrale per la progettazione delle opere pubbliche” offrirà, sia alle amministrazioni centrali sia a quelle locali, servizi e assistenza tecnica, mentre la riforma del codice degli appalti permetterà di realizzare le opere pubbliche nel rispetto delle regole e in tempi più rapidi e certi. Il Governo ritiene che tali innovazioni consentiranno alle imprese pubbliche e private, che investono nelle infrastrutture, di procedere più speditamente e di incrementare i loro piano di investimento”

Più in generale il rilancio degli investimenti pubblici e la modernizzazione delle infrastrutture determineranno un aumento dei rendimenti degli investimenti privati e dunque del loro ammontare. Per quanto riguarda i rendimenti sui titoli pubblici, lo scenario programmatico del DPB assume tassi di rendimento sui titoli di Stato inferiori a quelli riscontrati sul mercato degli ultimi giorni ma coerenti con i livelli registrati all’atto della chiusura delle stime. Nello scenario programmatico sono stati infatti indicati livelli di rendimento lievemente più elevati rispetto allo scenario tendenziale per tener conto degli sviluppi di mercato che sono nel frattempo intervenuti”.

Il Governo è dunque fiducioso di poter far ripartire gli investimenti e la crescita del Pil, e che il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio. Da ultimo si rileva che le grandezze del quadro di finanza pubblica programmatico sono calcolate applicando gli effetti della manovra alle proiezioni dello scenario tendenziale e, poichè non si includono effetti di retroazione, non sono direttamente influenzate dalle stime di maggiore crescita del Pil. Pertanto, le valutazioni riguardanti gli effetti della manovra di bilancio non comportano in sostanza una sottostima del livello dell’indebitamento netto programmatico, che comunque è il limite superiore autorizzato dal Parlamento”.

Ad oggi il dibattito pubblico sulla legge di bilancio si è limitato alla consistenza dei numeri e degli indicatori e non ha ancora fatto emergere le riforme strutturali che formeranno parte integrante della legge di bilancio e dei disegni di legge ad essa collegati e che avranno un impatto significativo sulla percezione e sui comportamenti dei cittadini, delle imprese e degli investitori. In particolare verranno approvate misure volte a creare un ambiente favorevole agli investimenti quali: la semplificazione dei procedimenti amministrativi e in particolare du quelli rilevanti per le iniziative economiche delle imprese, la digitalizzazione della pubblica amministrazione, la rivisitazione del codice dei contratti pubblici, la riforma del codice civile e in particolare del diritto contrattuale, lo snellimento della procedura civile e la riduzione dei tempi dei processi”.

Gli interventi già posti in essere in tema di semplificazione fiscale, di anticorruzione e di trasparenza nel finanziamento ai partiti e agli enti collegati, e le misure in tema di fatturazione elettronica e trasmissione elettronica dei corrispettivi, oltre ad aumentare il tasso di legalità, ridurranno in maniera significativa l’evasione fiscale. Il Governo è convinto che l’insieme di queste misure permetterà il rilancio della crescita, assicurando al contempo la sostenibilità di lungo periodo delle finanze pubbliche e la programmata riduzione del rapporto debito/Pil. Al riguardo, qualora i rapporti debito/Pil e deficit/Pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinchè gli obiettivi siano rigorosamente rispettati”.

Il Governo è fiducioso che quanto esposto sia sufficiente a chiarire l’impostazione della manovra di bilancio e che quest’ultima non esponga a rischi la stabilità finanziaria dell’Italia, nè degli altri Paesi membri dell’Unione Europea. Riteniamo, infatti, che il rafforzamento dell’economia italiana sia anche nell’interesse dell’intera economia europea. Pur riconoscendo la differenza delle rispettive valutazioni, il Governo italiano continuerà nel dialogo costruttivo e leale cosi’ come disciplinato dalle regole istituzionali che governano l’Area Euro. Il posto dell’Italia è in Europa e nell’area euro”.

Per quanto riguarda il sentiero del saldo strutturale il Governo italiano è cosciente di aver scelto un’impostazione della politica di bilancio in linea con gli interessi elettorali dei due partiti di maggioranza e altamente dannosa per il futuro economico del paese. È stata una decisione sia semplice che cinica alla luce del fatto che i voti da noi acquisiti sette mesi fa erano a caccia di sussidi e prebende: non li possiamo di certo considerare come acquisiti. Il Governo intende fare il possibile per consolidare – a mezzo di regalie, trasferimenti, condoni fiscali ed edilizi e quant’altro ci possa venire in mente – il proprio supporto elettorale, in coerenza con i piani di occupazione del potere e sfascio del Paese che ci hanno portato alla vittoria. […] il Governo fa finta di impegnarsi di cominciare a parlare a vanvera di riduzione del deficit strutturale e di convergenza verso gli obiettivi di medio periodo solamente nel 2022, al fin di poter sostenere, nelle elezioni dell’anno seguente, che tutto quanto promesso ma non ancora elargito si deve alla vessatoria politica di austerità che la Ue impone al popolo italiano.

[…] Il Governo considera le condizioni macroeconomiche e sociali attuali particolarmente adeguate ad imprimere un’ulteriore accelerazione alla crescita del debito pubblico del quale, succeda quel che succeda, il nostro elettorato di riferimento non intende certo farsi carico. La dinamica del PIL è ovviamente cruciale quando si valutano gli sviluppi del rapporto debito/PIL. Come detto intendiamo far crescere il numeratore facendo finta che serva per far crescere rapidamente il denominatore. Inoltre, va sottolineato che nelle nostre fantasiose previsioni raccontiamo che quel rapporto si ridurrà, al contrario di quanto hanno ammesso i nostri predecessori. Abbiamo vinto le elezioni anche per quello: siamo molto più bravi e sfacciati di loro nel mentire e, mi creda Gentile Commissario, non è cosa da poco. Tale immaginaria evoluzione è frutto delle altrettanto immaginarie misure a favore della crescita che verrano introdotte con la prossima (ovvero, dell’anno prossimo, non questo) legge di bilancio. […] [NB: ragazzi, ricordarsi di riportare questa frase anche l’anno prossimo e nei seguenti, che gli investimenti basta prometterli non serve farli.]

[…] Venendo al merito delle previsioni […] a fronte di una legge di bilancio che fa aumentare il deficit di 1,2 punti percentuali [di PIL] un impatto sulla crescita pari a 0,6 punti percentuali [di PIL] è del tutto in linea con l’evidenza economica (che mai riconosceremo pubblicamente essere vera) secondo cui il moltiplicatore è di gran lunga minore di uno. Siccome siamo abilissimi a far digerire al nostro elettorato l’opposto di ciò che è vero, sarà sufficiente una banale inversione del rapporto per convincerlo che il moltiplicatore della spesa clientelare è uguale a 1/0,5=2. Stiamo già istruendo a questo proposito i giornalisti al soldo ed i giullari che propagano questa bufala su tutti i media italiani ogni santo giorno della settimana. […]

[…] In particolare, come ogni anno da tre decenni almeno, noi ci impegniamo ad operare le seguenti mega-riforme che vogliono dire sia tutto che nulla: la semplificazione dei procedimenti amministrativi attraverso l’aggiunta di qualche altra dozzina di controlli, la digitalizzazione della pubblica amministrazione che ci sia ognun lo dice dove sia nessun lo sa, la rivisitazione del codice dei contratti pubblici in modo tale che si possano oliare i meccanismi con maggiore facilità senza alcun miglioramento della qualità dei servizi offerti, la riforma del codice civile ed in particolare del diritto contrattuale la qual cosa, da sola, Lei riconoscerà Gentile Commissario essere una panzana tale da far impallidire il milione di posti di lavoro di berlusconiana memoria […] e tante altre cose meravigliose partorite dall’inesauribile fantasia dei ministri di questo governo. […] Il Governo è convinto (o almeno fa finta di esserlo) che l’insieme di queste inesistenti, non pianificate e completamente impossibili misure, permetterà il rilancio della crescita […]

[…] Al riguardo, qualora i rapporti debito/PIL e deficit/PIL non dovessero evolvere in linea con quanto programmato, il Governo si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rigorosamente rispettati. Mi auguro, Gentile Commissario, Lei possa apprezzare il fantastico esercizio logico che questa ultima proposizione riassume: il Governo – possedendo da tempo la pietra filosofale di cui ci fecero omaggio congiuntamente i due padri della patria Grillo Beppe e Bossi Umberto – sa precisamente quali misure dovrebbero essere adottate per fare sì che gli obiettivi indicati vengano rigorosamente rispettati ed anche per far volare gli asini, ma si riserva di adottare tali misure solo qualora gli obiettivi non venissero raggiunti. In particolare, questo implica che se (come del tutto probabile) la crescita del debito dovuta alle nostre politiche clientelari non dovesse far crescere il PIL noi cercheremo (senza riuscirci, lo so ma di questo mi scuserò con appropriata lettera fra un anno circa) di tagliare proprio quel deficit che, come andiamo spiegando da lungo tempo, dovrebbe far crescere il PIL.

Arzigogolato? Lei non ha idea di quanto mi sia costato scrivere queste scempiaggini Gentile Commissario ma, cosa vuole, io faccio il contabile ed anche i contabili, non solo i poeti, ogni tanto si contraddicono. Ebbene sì, mi contraddico e, stia tranquillo, mi contraddirò nuovamente nei mesi a venire. […] Il Governo è fiducioso che quanto esposto sia sufficiente a chiarire l’impostazione del tutto folle e menzognera della politica economica da noi adottata e di come questa esponga a rischi finaziari gravi sia i cittadini e le imprese italiane che il complesso del sistema finaziario europeo che continua – beata ingenuità – a farci credito. Riteniamo infatti che il rafforzamento dell’economia italiana sia anche nell’interesse dell’economia europea e – proprio per questo – stiamo cercando alacremente di far quanti più danni alla prima nella speranza che questi si riverberino sulla seconda. […] Il posto dell’Italia è in Europa e nell’area Euro, per cercar di mandare anche voi in malora con noi.

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