Il Presidente Mattarella firma il Decreto Terremoto, ma suggerisce correzioni per evitare abusi e raggiri sulle norme
Il Presidente Mattarella ha posto la sua firma sul Decreto Terremoto per Amatrice e le zone del centro Italia colpite dal sisma due anni fa, chiedendo, però, che in “tempi brevi” l’esecutivo ci rimetta mano soprattutto per scongiurare abusi sulle casette.
Il Presidente della Repubblica ha, infatti, “forti perplessità” sul testo, dal Quirinale è partita perciò una lettera con una serie di rilievi al presidente Conte, “per ricondurre a maggiore efficacia il provvedimento“.
Alcuni prefabbricati, costruiti per l’emergenza abitativa e in deroga alle norme edilizie ma destinati poi alla demolizione, potrebbero invece restare in piedi e diventare “una seconda casa”. Il pericolo da evitare, scrive Mattarella, è quello di “un utilizzo perpetuo di un immobile abusivo“.
Sul tavolo di Mattarella era arrivato all’inizio un testo di un solo articolo, con l’obiettivo di congelare le tasse nelle zone terremotate, ma si è ritrovato davanti un maxi-provvedimento di 21 articoli, dopo la conversione in Parlamento. Con dentro tutto il complesso capitolo della ricostruzione e del recupero, e delle casette prefabbricate nate sull’onda dell’emergenza. Per fare in fretta, furono realizzate grazie a deroghe alle norme urbanistiche e paesaggistiche e dunque da demolire per favorire il ripristino dello stato dei luoghi, entro novanta giorni dal recupero dell’abitazione originaria danneggiata dal terremoto.
Il tetto dei novanta giorni per la demolizione dei prefabbricati abusivi (che scattano da quando viene dichiarata agibile la vecchia casa) potrebbe finire aggirato grazie al decreto. “Tale evento – scrive Mattarella nella sua lettera di rilievi al premier Conte – potrebbe non verificarsi mai, come ad esempio nel caso di assegnazione di una diversa soluzione abitativa rispetto a quella originaria, determinando, di fatto, la protrazione della inapplicabilità sine die e il conseguente utilizzo perpetuo dell’immobile “abusivo”, che diverrebbe, in tal modo, una seconda abitazione“. Da qui la richiesta del capo dello Stato al governo: il testo va cambiato.
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