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Mario Draghi: il sostegno all’economia non si fermerà

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Il presidente della Bce, Mario Draghi, ieri ha spiegato che il sostegno all’economia non si fermerà: i segnali di ripresa sono ancora troppo deboli, anche se le stime sulla crescita migliorano.

“A rischio la crescita dell’Europa”. La Bce prende tempo sul piano di aiuti

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Draghi annuncia che sono allo studio nuove modalità di acquisto dei bond. Richiamo alla Merkel: può fare di più per la ripresa in Germania e nell’Unione

Talvolta «occorre aver pazienza», dice Mario Draghi. In un pomeriggio caldo e poco tedesco di fine estate, l’attesa sulle decisioni dell’Eurotower era alta. Molti scommettevano che la riunione mensile del consiglio dei governatori della Banca centrale europea avrebbe annunciato un prolungamento del piano di acquisto titoli. Ma più di una previsione si trattava di una speranza. Dopo aver iniettato liquidità per mille miliardi di euro, e con un’inflazione in Europa ancora vicina allo zero (appena +0,2 per cento) Francoforte vuole evitare scelte affrettate.

La scadenza di marzo 2017  

Il piano di Quantitative easing, lo strumento straordinario di sostegno dell’inflazione e della crescita scade a marzo: entro la fine dell’anno occorre decidere se annunciarne un secondo supplemento o se fermarsi. Non è un bivio semplice: ormai più della metà dei titoli tedeschi in circolazione ha un rendimento sottozero e la Bce non può acquistarli. D’altra parte la delusione dei mercati per un eventuale stop potrebbe avere conseguenze pesanti, e deprimere la già fragile crescita dell’area.

Così – come anticipato martedì da La Stampa – Mario Draghi ha confermato i tassi di rifinanziamento in vigore, ma soprattutto ha rinviato ogni annuncio sul destino del piano di acquisti, che dovrebbe arrivare all’ultima riunione dell’anno l’8 dicembre. Allo stesso tempo però ha detto che si stanno studiando tutte le strade per prolungarlo con regole diverse. «Il consiglio dei governatori ha affidato ai comitati interni di valutare le opzioni necessarie ad assicurare una buona implementazione del programma». I comitati in questione sono due (per la politica monetaria e i mercati finanziari), entrambi formati da sherpa delle banche centrali dei 19 Paesi dell’area euro. «I comitati hanno mandato pieno. Prenderanno in considerazione tutte le ipotesi, e a quel punto naturalmente ne discuteremo in consiglio». Insomma, Draghi non è dotato di bacchetta magica, ma con le parole ha una certa esperienza. Ha evitato di irritare la Bundesbank e una delusione cocente ai mercati, anche se dopo la conferenza stampa l’euro si è rafforzato sul dollaro.

Mancanza di alternative  

Marcel Fratzsher del Diw, il più grande istituto di ricerca economica tedesco, è convinto sia solo questione di tempo: «Le probabilità di un allungamento del programma sono chiaramente cresciute». Alternative non se ne vedono: Draghi ha spiegato che le prospettive di crescita dell’inflazione e dell’economia sono al ribasso. Gli economisti dell’Eurotower ora scommettono che il Pil dell’area euro crescerà dell’1,6 per cento sia nel 2017 che nel 2018, un decimale in meno delle ultime previsioni. L’inflazione risalirebbe all’1,6 per cento solo nel 2018, mentre l’anno prossimo arriverebbe all’1,2 per cento. Di fronte a questi numeri la promessa di una crescita dei prezzi vicino al 2 per cento è quasi utopia. Per questo il governatore ha ribadito che per cambiare le cose ci vuole maggior impegno da parte della politica. Pur riferendosi in generale ai Paesi «che hanno spazio di bilancio» ha invitato la Germania di Angela Merkel a “fare di più” per sostenere la domanda interna e la ripresa dell’inflazione. Draghi poi si è chiesto retoricamente se la bassa inflazione “stia filtrando nei salari”. Ha fatto capire che la questione è all’ordine del giorno dell’ufficio studi della Banca e che se così fosse «saremmo molto preoccupati».

Come può cambiare a questo punto il piano di stimolo? Per Draghi è ancora un rebus. L’ipotesi più decisa prevede la modifica della regola del “capital key” che oggi permette alla Bce di acquistare titoli in base alla percentuale di partecipazione al capitale della banca, ma alla Bundesbank sono contrarissimi. Il 28 settembre il governatore parlerà al Bundestag, e anche da lì si capirà lo spazio politico a disposizione per l’ultimo tentativo di rianimare l’Europa dall’ultimo piano di un grattacielo alla periferia di Francoforte.

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