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aradona ci ha lasciato giusto un anno fa ma sembra essere ancora presente tra di noi e non averci lasciati mai. Un anno fa, il 25 novembre 2020, la notizia della morte di Diego Armando Maradona ha scioccato tutto il mondo e tutti gli appassionati di calcio.
IL MITO MARADONA.
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Ma è a Napoli che ancora oggi pulsa il cuore di un’intera città che a distanza di oltre 30 anni ancora ama Diego come fosse il primo giorno e lo venera giustamente come una vera e propria divinità come se stesse ancora giocando nei vari stadi di tutta Europa. L’unico che ha elevato il rango di questa città, l’unico che ha rappresentato la rivincita covata e e desiderata dai tifosi azzurri contro il nord oppressore. L’unico che ha portato la città di Napoli a vincere due scudetti e una Coppa Uefa, portando una squadra come il Napoli, che fino all’anno prima lottava per non retrocedere, ad issarsi sul tetto d’Italia e d’Europa.
Maradona come ogni grandissimo artista che si rispetti, ha dovuto lottare contro alcuni demoni che hanno caratterizzato in negativo la propria esistenza. In particolare il demone della droga. E proprio contro il demone della droga, Diego ha registrato l’unica sconfitta della sua vita. Ma ciò non offusca il mito del più grande di tutti in campo.
IL RICORDO DI DIEGO ARMANDO MARADONA.
La figura e il mito di Maradona sono stati variamente ricordati nel corso di quest’anno. In modo proprio ma anche improprio. Si va dalla serie televisiva che sta andando in onda proprio in questi giorni “Sogno Benedetto” che, oltre ad essere infarcita di vari errori storici, non rispetta l’immagine della città di Napoli facendo apparire l’acquisto di Maradona del 1984 come se fosse stato realizzato con i soldi della camorra.
Niente a che vedere con l’arte sopraffina del regista Paolo Sorrentino che in modo sublime ha miscelato il grande amore mai sopito della città di Napoli verso il mito Maradona con la sua autobiografia facendone un capolavoro cinematografico che non a caso è candidato ai prossimi premi Oscar.
Ma il modo migliore di ricordarlo è stato senza alcun dubbio quello dei tifosi napoletani che nei giorni immediatamente successivi al 25 novembre 2020 e per almeno un mese e anche oltre hanno lasciato ogni tipo di ricordo nei pressi degli ingressi dello stadio non a caso subito rinominato “Diego Armando Maradona”. Un tappeto di sciarpe, foto, magliette del Napoli dell’epoca e non solo che testimoniano l’amore di questi tifosi che hanno sempre amato, a giusta ragione, il calciatore ma anche l’uomo Maradona.
E oggi alle 13:25 del 25 novembre 2021, ad un anno esatto dalla morte di Maradona, nel piazzale antistante i varchi d’ingresso del settore Distinti dello stadio a lui intitolato verrà posizionata una statua che ritrae il fuoriclasse argentino, realizzata dall’artista Domenico Sepe. La statua resterà visibile fino alle ore 22 dello stesso giorno, in attesa della sua definitiva collocazione che sarà effettuata nelle prossime settimane. Un anno senza Diego, ma Diego c’è e tutti i tifosi azzurri con tantissima emozione verseranno lacrime d’amore ammirando questa statua che renderà ancora più presente in mezzo a noi un uomo che in realtà non ci ha mai lasciato e mai ci lascerà.
L’EPOPEA MARADONA NEI SUOI 7 ANNI MAGICI A NAPOLI.
Maradona arriva a Napoli il 5 luglio del 1984 dopo una trattativa estenuante con il Barcellona che tiene tutta la città con il fiato sospeso per oltre un mese. Un lungo tira e molla che terminerà solo al gong del calciomercato, la sera del 30 giugno 1984. Sin dal primo minuto della sua presentazione al San Paolo si crea subito una piena sintonia con il suo pubblico. Un pubblico che lo difenderà sempre e che resterà presto estasiato dalle sue prodezze.
La prima gara ufficiale di Diego con la maglia del Napoli porta la data del 22 agosto 1984. Una insignificante gara con l’Arezzo di Coppa Italia diventa la vetrina delle tante magie che Diego dispenserà ai napoletani nel corso di sette anni magici. Ci vogliono venti minuti per vedere la prima punizione dai trenta metri con la palla che si insacca all’incrocio dei pali. E 70.000 persone lì solo per vederlo in una prima gara ufficiale con il Napoli.
Il primo campionato di Diego non vede il Napoli primeggiare almeno nel girone di andata. Nel girone di ritorno però iniziano a crearsi le premesse di quello che sarà il Napoli dei trionfi di pochi anni dopo. Il 3 novembre del 1985 una magia di Diego che resterà scolpita per sempre nel cuore dei napoletani: una punizione in due in area di rigore contro la Juventus, a pochi metri da Tacconi. Una traiettoria che sfida tutte le leggi della fisica con la palla che inesorabilmente si insacca come al solito all’incrocio dei pali con la barriera distante pochissimi passi da Diego.
Quel giorno mentre Eraldo Pecci chiedeva di tirare forte perchè solo in quel modo a distanza ravvicinata dalla barriera si poteva mettere in difficoltà Tacconi, Diego prese il pallone e fece di testa sua dopo un conciliabolo con lo stesso Pecci che è passato alla storia.
“Eraldo, passamela indietro”.
“Ma sei matto Diego, come fai a farla passare sopra?”
“Tu dammela dietro”.
“Diego, da qui non passerà mai”.
“Tu non ti preoccupare. Tranquillo, tanto faccio gol lo stesso”.
Maradona aveva già previsto tutto. Aveva già visto nella propria mente il film di quello che poi sarebbe stato un gol epico, sicuramente il più bello sotto ogni punto di vista del suo settennato al Napoli. E così fu. Pecci non la passò neanche in modo perfetto quella palla ma al resto pensò tutto Diego Maradona.
Nell’estate del 1986, Maradona porta una combriccola di comprimari argentini ad issarsi sul tetto del mondo. Segna il miglior gol di ogni epoca storica: salta come birilli tutta la difesa inglese compreso il portiere Shilton e va a depositare la palla in fondo al sacco. I restanti ostacoli rappresentati da Belgio e Germania sono solo dettagli ed orpelli per il migliore di ogni epoca storica che va così a vincere il suo campionato del mondo praticamente quasi da solo.
La stagione 1986-87 è una cavalcata trionfale per Napoli e Maradona che vincono il loro primo scudetto. Si vince a Roma, si vince soprattutto a Torino con la Juve con un 1-3 storico ma l’apoteosi finale è il 10 maggio 1987 nella gara con la Fiorentina che regala agli azzurri il primo scudetto della loro storia. A Napoli si moltiplicano i nomi di battesimo Diego Armando e il culto per il grande Diego raggiunge il suo culmine.
Dopo la delusione della stagione 1987-88 con uno scudetto praticamente regalato al Milan pur avendo avuto ben 5 punti di vantaggio (con la regola dei 2 punti) a 4 turni dalla fine del campionato, nella stagione successiva 1988-89 Maradona regala al Napoli la gloria europea con la conquista della storica Coppa Uefa. Paok Salonicco, Lokomotiv Lipsia, Bordeaux, Juventus, Bayern Monaco e Stoccarda, tutti avversari gloriosi superati come birilli con tante magie di Diego. E il riscaldamento della gara di Monaco con Diego che balla sulle note di “Life is life” resterà per sempre negli occhi di tutti quelli che amano il calcio.
Nell’89-90 arriva la seconda perla di Diego: il secondo scudetto del Napoli. Diego si erge contro lo strapotere economico di Berlusconi, presidente del Milan, e porta per mano gli azzurri alla conquista del secondo titolo. Un lungo testa a testa che si risolve alla penultima giornata di campionato a Bologna. Napoli che con due grandissimi protagonisti come Maradona e Careca vince 3-0 dopo solo mezz’ora di gioco mentre il Milan si impantana a Verona perdendo clamorosamente. La domenica dopo con la Lazio un gol di Baroni prepara Maradona e i napoletani ad un secondo grande festeggiamento forse anche più sentito del primo perchè più sofferto.
Nella seconda parte del 1990 comincia la parabola discendente di Maradona. Prima la delusione in finale con la Germania a Roma nel mondiale di Italia ’90 con tutto lo stadio a fischiarlo solo perchè paladino dei napoletani nella lotta contro il potere nordista. E soprattutto subito dopo la storia della cocaina e della positività al doping che lo porterà a quasi scappare da Napoli nel marzo del 1991.
Ho visto Maradona dal vivo al “San Paolo” ogni domenica nei suoi lunghi sette anni in cui ha regalato solo magie e gioie incommensurabili ai napoletani e solo per questo lo ringrazierò per sempre per avere goduto di un privilegio che non è da tutti. Per tanti napoletani sparsi in tutto il mondo e per chiunque ami il calcio, quella di Diego resterà sempre la più bella favola che si potrà raccontare per sempre ai propri nipotini. Ciao Diego, e grazie per averci regalato momenti irripetibili. Il calcio piange ancora ad un’anno di distanza il più grande di tutti… Un anno senza Diego, ma Diego c’è.
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