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Maradona, un genio di straordinaria follia: un campione amato da tutti

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Il calcio piange la scomparsa del suo D10S, Diego Armando Maradona, all’età di sessant’anni. Tutto il mondo si è stretto attorno al dolore della perdita di uno dei più grandi calciatori della storia, se non il migliore di tutti.

b>Si è spento ieri, mercoledì 25 novembre, all’età di sessant’anni, Diego Armando Maradona. Il campione argentino, sul campo di calcio, ha unito il suo genio al suo modo di giocare folle, come una danza sfrenata a cui erano invitati solo lui e il pallone. Gli altri dovevano accontentarsi di osservare quella magia che solo Diego sapeva creare. E’ riuscito a vincere ovunque, dal Boca Juniors al Barcellona, poi a Napoli, “la sua seconda casa”, e con la maglia dell’Argentina, che il Pibe de Oro ha trascinato sul tetto del mondo.

5 luglio 1984: quando Napoli ha visto Maradona… e si è innamorata

Per chi c’era, in quella calda giornata di luglio, poteva sembrare un sogno. Uno dei più forti del panorama calcistico mondiale si trasferiva al Napoli e il sogno diveniva realtà. Da allora, i partenopei accolgono Diego come un figlio e Maradona resta affascinato dall’affetto che la città gli regala. Anche il Pibe regala magie ai tifosi: quella punizione del novembre 1985 contro la Juventus è impressa nella testa di tutti, di chi era allo stadio quel giorno, di chi, 30 anni dopo, lo ha rivisto dallo schermo di uno smartphone. Serviranno tre anni, ma alla fine Diego riesce a conseguire la vittoria dello Scudetto, nel 1987. Il primo della storia partenopea, a sessant’anni dalla sua nascita. Nel 1990, arriva il secondo, e ultimo, Scudetto del Napoli, ancora una volta grazie a Maradona, che lascerà l’Italia l’anno successivo. Quelle vittorie restano scolpite nei cuori dei Napoletani, che, indifferentemente dalle generazioni, lo venerano come un Dio. Anzi, un D10S.

22 giugno 1986, genio e sregolatezza: il “gol del siglo” e la “mano de Dios”

Argentina – Inghilterra, 22 giugno 1986, quarti di finale del Mondiale messicano. Nel secondo tempo della gara, Maradona mostra entrambi i suoi volti: il genio e la sregolatezza. Al 51′, da un campanile calciato da Hodge, Diego approfitta della sforutana uscita di Shilton e segna il vantaggio argentino. Non con la testa, perché il pallone era troppo alto, ma con la mano. Per l’arbitro, che non si accorse dell’irregolarità, il gol era valido. Fu lo stesso numero 10 dell’Argentina a dichiarare nel post-partita: il gol è stato siglato “un poco con la cabeza y otro poco con la mano de Dios“. Quella sfida non sarà ricordata solo per quella follia, ma anche per una giocata geniale, che nel 2002 sarà celebrata come “el gol del siglo“, il gol più bello del secolo. In quell’occasione, Maradona prese palla a metà campo, superò in dribbling cinque calciatori inglesi e il loro portiere, per poi scaricare la palla in rete. Quei gol sanciranno la vittoria dell’albiceleste, aiutandoli verso la vittoria finale del torneo e il secondo titolo mondiale dell’Argentina.

Il cordoglio del mondo sportivo

Tutti, da chi l’ha conosciuto personalmente a chi ci ha giocato insieme, da chi l’ha vissuto a chi ha solo sentito le storie del padre o del nonno, si sono stretti in un unico grande cordoglio. Da chiunque sono arrivate parole d’affetto e di stima, profonda, profondissima, sia per il calciatore che incantava le platee, sia come uomo, fuori dal quel rettangolo di gioco che lo ha elevato a divinità. I messaggi di Pelè, di Messi, di Cristiano Ronaldo, calciatori di ieri e di oggi. Ma la prematura dipartita del “Pibe” ha spezzato anche i cuori di coloro che, forse, più di tutti lo hanno venerato, i Napoletani, perché è stato l’unico a portare il Napoli al trionfo nazionale. Ieri, infatti, milioni di tifosi azzurri si sono riversati nei luoghi dedicati a Diego, uniti (ma distanziati) in un unico e assordante silenzio. Un silenzio causato da quel nodo alla gola che non può farti parlare, ma che non impedisce di pregare sotto quel Murales ai Quartieri Spagnoli, proprio come dei fedeli che pregano il loro D10S.

A cura di Claudio Savino

 

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