Mafia Capitale, prime condanne per i politici

Roma – Prime condanne per i politici nel quadro del procedimento Mafia Capitale a Roma. Il...

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Roma – Prime condanne per i politici nel quadro del procedimento Mafia Capitale a Roma. Il Gup Alessandra Boffi ha inflitto 2 anni 2 mesi a Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa della giunta Marino, in quota Pd, e 2 anni e 4 mesi di reclusione all’ex consigliere comunale di Centro democratico Massimo Caprari. I due rispondevano di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio al pari di Gerardo e Tommaso Addeo, gli ex collaboratori di Luca Odevaine (gia’ componente del Tavolo di Coordinamento Nazionale per i richiedenti asilo) ai quali il gup ha inflitto un anno e dieci mesi di carcere a testa, e di Paolo Solvi, condannato a due anni e due mesi nella veste di ex braccio destro dell’ex presidente del Municipio X (Ostia) Andrea Tassone. 
“Me lo aspettavo. Si sa come vanno a finire queste cose in questo Paese…”, ha commentato a caldo Ozzimo. “Siamo pronti a presentare appello”, ha annunciato l’ex esponente Pd.
Sempre oggi, altri 4 imputati hanno patteggiato la pena. Due anni e otto mesi per Francesco Ferrara, due anni e sei mesi per Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina e Carmelo Parabita, oltre alla confisca di 400mila euro: sono queste le condanne che gli ex dirigenti della cooperativa ‘La Cascina’ hanno concordato, d’intesa con la Procura di Roma, davanti al gup Alessandra Boffi. Erano accusati di concorso in corruzione nei confronti di Luca Odevaine, il quale, come componente del ‘Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e i titolari di protezione internazionale’, avrebbe ricevuto dai quattro “la promessa di una retribuzione di 10mila euro mensili, aumentata a 20mila dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile del 2014 relativo all’appalto per la gestione del Cara di Mineo”, affinche’ si creassero le condizioni per assegnare i flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo ‘La Cascina’, previo accordo con i dirigenti della stessa cooperativa del contenuto del bando. Secondo l’ipotesi accusatoria, Odevaine ricevette i soldi dal 2011 al 2014, in parte direttamente e in parte attraverso due suoi collaboratori, i quali, assieme a Gerardo e Tommaso Addeo (giudicati oggi in abbreviato) “curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle societa’ riferibili a Odevaine”.

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