Roma è corrotta ma Carminati e Buzzi sono criminali comuni e la loro organizzazione non può essere definita mafiosa. La decisione del Tribunale chiude un primo capitolo della storia recente della Capitale.
Mafia Capitale, 20 anni a Carminati e 19 a Buzzi. Cade l’accusa di associazione mafiosa
All’imprenditore delle cooperative sociali romane Buzzi 19 anni
V
enti anni a Massimo Carminati, 19 a Salvatore Buzzi, 11 a Brugia. Mirko Coratti è stato condannato a 6 anni, 11 invece per Luca Gramazio. Luca Odevaine a 6 anni. Si tratta comunque di pene molto alte perché la Decima sezione del Tribunale, presieduta dal giudice Rosanna Ianniello, ha riconosciuto l’esistenza di due associazioni a delinquere, uno faceste capo all’ex terrorista nero Carminati, l’altra alle coop di Salvatore Buzzi.
Presenti alla lettura del dispositivo anche il presidente del Tribunale, Francesco Monastero e la sindaca Virginia Raggi (il Comune si è costituito parte civile al processo). Il verdetto è arrivato in fretta. Evidentemente la corte aveva le idee chiare su quanto emerso in 230 udienze distribuite in 20 mesi.
Soddisfazione tra gli avvocati della difesa che hanno lavorato per smontare l’impianto accusatorio, sostenendo che la corruzione era assolutamente slegata da uno stile mafioso. E grida di giubilo tra il pubblico dove sono molti i parenti degli imputati, evidentemente sollevati dallo sconto di pena di 8 anni dovuta al venire meno dell’accusa di associazione di stampo mafioso.
«Questa sentenza riconosce un’associazione a delinquere semplice, non di tipo mafioso. Sono state date anche condanne alte. Rispettiamo la decisione dei giudici anche se ci danno torto in alcuni punti mentre in altri riconoscono il lavoro svolto in questi anni. Attenderemo le motivazioni», ha affermato il procuratore aggiunto Paolo Ielo dopo la sentenza.
Chi sono Carminati e Buzzi
I due si conoscono negli Anni Ottanta in carcere, dove Buzzi sconta una condanna per omicidio, ma iniziano a frequentarsi assiduamente solo dopo il 2011, quanto Carminati, uscito anche lui dal carcere chiede e ottiene di diventare socio in affari con l’imprenditore delle coop “rosse”. La liaison viene stretta attraverso l’amico comune Riccardo Mancini, un passato anche il suo nell’estrema destra prima del rilancio come amministratore delegato di Eur spa durante la giunta del sindaco Gianni Alemanno. In tre anni i due lavorano insieme su quattro appalti dei quali dividono gli utili al cinquanta per cento e stringono una solida amicizia che, a giudicare da cosa raccontano l’uno dell’altro, dura ancora oggi.
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