RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Un lungo sogno in flash-back derivante dalla polemica sorta il 03.05.2020, a “Non è l’Arena”, tra il Dr. Di Matteo e il Ministro Bonafede
Lungo sogno di una notte di mezza primavera (Rectius: di inizio primavera)
Questa notte ho fatto un lungo sogno in flash-back la cui genesi, svegliandomi, ho individuato nella polemica sorta il 03.05.2020, durante la trasmissione “Non è l’Arena”, tra il Magistrato – Dr. Nino Di Matto – e il Ministro della Giustizia – Avv. Alfonso Bonafede -.
L’incipit del sogno evidenziava un comizio, molto partecipato, tenuto a Messina da Beppe Grillo (noto garante del Movimento 5 Stelle) che aveva accanto a sè Di Maio e Di Battista.
Con una oratoria eccezione le Grillo ribadiva che il Movimento voleva stravincere per raggiungere la maggioranza assoluta e che mai, in caso contrario, si sarebbe fatto promotore, o avrebbe partecipato, ad un Governo di coalizione.
Aggiungeva che il Movimento aveva pronta, in caso di vittoria, una lista di persone di specchiata onestà ed eccezionale conpetenza estranee ad esso e, tra queste, proprio il Dr. Di Matteo, personalità idonea a ricoprire la carica di Ministro della Giustizia.
Di Maio e Di Battista, annuendo, dimostravano di approvare integralmente il programma del Movimento enunciato dal Grande Capo.
Ho visto, poi, dopo il risultato elettorale (eccezionale ma non sufficiente a raggiungere la maggioranza assoluta), Di Maio riunire, in un alberghetto romano, i colleghi più vicini a lui dicendo loro:
<<ragazzi, anche se non abbiamo raggiunto la maggioranza assoluta, dobbiamo trovare un partner per formare un governo di coalizione, non dimenticate che siamo al secondo mandato e, per statuto, “tertium non datili”>>.
Uno dei suoi amici si alzò e obiettò:
“ma ciò è in contrasto con la linea politica che abbiamo sempre indicato di voler mantenere”.
Al che il Di Maio, risoluto, rispose:
“pazienza se non manteniamo la parola data; io devo insistere perché se non tentiamo di fare un governo di coalizione ci possiamo dimenticare di governare e di ‘passare alla storia’ del nostro Paese”.
Al che udii levarsi un grido liberatore:
“bravo, bravo, bravo!”
Di Maio, incoraggiato dall’adesione ricevuta, contattò i maggiorenti del PD che gli opposero un secco rifiuto, come se volessero con ciò reagire all’atteggiamento sarcastico e umiliante tenuto, nel 2013, da Grillo, Di Maio, Roberta Lombardi e Vito Crimi, in diretta streaming, nei confronti dell’On. Bersani (Presidente del Consiglio designato).
Il sogno continuava evidenziando l’incontro di Di Maio con Salvini il quale aderiva alla proposta di formazione di un governo a due, con Presidente un soggetto terzo (estraneo sia al Movimento che alla Lega) e loro due come Vice-Presidenti.
Passando alla distribuzione delle cariche, Salvini reclamava – come condicio sine qua non della partecipazione al Governo – la carica di Ministero degli Interni per sé, giustificando questa sua pretesa con le seguenti parole:
“io voglio per me proprio il Ministero degli Interni perché solo così posso accontentare il mio elettorato che mal sopporta la continua invasione del nostro Paese da parte di extracomunitari, provenienti essenzialmente dal nord Africa, i quali vengono sul nostro territorio per spacciare droga, molestare le nostre donne, sfruttare la prostituzione e fare concorrenza ai nostri disoccupati (prima gli Italiani!)”
Il sogno continuava con Di Maio che, facendo finta di dimenticare l’annunciata designazione del Dr. D Matteo a Ministro della Giustizia, si avvicinava all’amico Bonafede e gli diceva:
“il Ministro della Giustizia sarai tu!”
Bonafede, gratificato e quasi commosso per la nomina che lo vedeva, contro ogni sua aspettativa, favorito addirittura per ricoprire il posto prestigioso che Grillo aveva “promesso” al Dr. Di Matteo al quale, a quel punto e dopo qualche giorno offrì, come se inconsciamente con ciò lo volesse compensare, la scelta fra due incarichi a suo giudizio entrambi equivalenti e prestigiosi:
- a) Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria (DAP);
- b) Direttore Generale Affari Penali.
NOTA: il secondo incarico però, dopo la Riforma Bassanini, aveva subito un declassamento rispetto all’importanza che aveva nel 1992, quando detta carica fu ricoperta, su designazione dell’On. Martelli, dal Dr. Falcone.
Nel sogno il Dr. Di Matteo, pur gratificato dalla telefonata, chiese 48 ore di tempo per riflettere; con ciò facendo pensare che la pausa di riflessione non era dovuta al bisogno di scegliere tra le due cariche dal momento che LUI era ben consapevole che la seconda opzione riguardava un incarico divenuto poco prestigioso.
Il sogno, avviandosi all’epilogo, continuava con Di Matteo che, dopo 48 ore, conferiva personalmente col Ministro avendo maturato l’intenzione di accettare l’incarico di Capo del DAP. Ma il Ministro, dopo averlo salutato, lo spiazzò e, anticipandolo, lo informò che, per motivi di urgenza, aveva dovuto nominare, a capo del DAP, il Dr. Basentini, ma che, comunque, aveva piacere che lui accettasse il secondo incarico.
Il Dr. Di Matteo, manifestamente sorpreso e intimamente risentito dal voltafaccia patito, sempre comunque con atteggiamento rispettoso, si congedò dal Ministro dicendogli:
“mi dia altre 24 ore di tempo e le farò sapere se è mia intenzione accettare la sua proposta”.
Sempre nel sogno si vedeva il Dr. Di Matteo che, il giorno successivo, conferiva nuovamente col Ministro e declinava l’offerta.
A questo punto, il sogno si interruppe e, svegliandomi di soprassalto, ho incominciato a fantasticarci sopra, ipotizzando che la polemica tra Bonafede e Di Matteo, insorta durante la trasmissione “Non è l’Arena” del 3 maggio u.s., e proseguita nei giorni seguenti, sia stata alimentata ad arte da certa stampa “amica” di Salvini, della Meloni e di Berlusconi,
Con la speranza che la coalizione governativa (notoriamente non omogenea, e con un “cavallo pazzo” come Renzi), potesse esplodere creando il presupposto per una crisi di Governo e, con essa, l’anticamera di nuove elezioni.
In conclusione:
- la nomina del Dr. Basentini a capo del DAP, prima che il Dr. Di Matteo sciogliesse la riserva, sembra “dettata” non tanto dal Presidente Conte, ancora in rodaggio in quel periodo, pur se dotato di equilibrio e di intelligenza fuori dal comune, ma dal Ministro degli Interni, che può essere stato informato direttamente dallo stesso Bonafede o, cosa più probabile, dal Sottosegretario Leghista Jacopo Morrone.
Si deve escludere che Bonafede abbia nominato Basentini a seguito di autonoma decisione perché il Ministro sapeva, già prima di fare la telefonata a Di Matteo, che i mafiosi avevano fatto trapelare il loro scoramento, temendo che a capo del DAP andasse proprio Di Matteo.
E’ più probabile, invece, che sia stato Salvini – già Ministro degli Interni – ad opporsi, temendo che la nomina di Di Matteo potesse provocare ingestibile disordine nelle carceri e nelle piazze, costringendolo a spendere buona parte del suo tempo ad occuparsi di tale disordine; il che non gli avrebbe dato la possibilità di impegnarsi a tempo pieno per apparire come un Ministro degli Interni energico e intransigente capace di evitare lo sbarco sul territorio italiano dei disperati nordafricani), cosa che gli avrebbe senza dubbio permesso di lucrare maggiori consensi in occasione della successiva tornata elettorale. - la pausa di riflessione chiesta dal Dr. Di Matteo al Ministro Bonafede, quando questi lo contattò telefonicamente, potrebbe essere stata dettata dal fatto che il Dr. Di Matteo aveva già dato la sua disponibilità, ad autorevoli colleghi (Davigo?), a concorrere alla futura campagna per l’elezione dei membri del CSM; solo così spiega perché egli non diede immediatamente una risposta affermativa per la prima delle due cariche offertegli che, senza dubbio, sapeva più prestigiosa e, soprattutto, più remunerata, rispetto a quella di membro del CSM.
Se così è stato, avremmo una ulteriore conferma della statura e dello spessore morale del Dr. Di
Matteo che avrebbe sentito il bisogno di informare della proposta i suoi amici. - il Ministro Bonafede, nonostante gli errori che può aver commesso (e chi non ne fa), rimane senza dubbio un galantuomo, “diffamato” ingiustamente come se avesse provocato la liberazione di quattro detenuti al 41 bis di altre centinaia di mafiosi detenuti in carceri di massima sicurezza. Dico ingiustamente perché solo chi non ha onestà intellettuale (l’ignoranza di certi Direttori di testate giornalistiche si deve presumere esclusa) può far finta di non sapere che la concessione degli arresti domiciliari non rientra nella competenza del Ministro ma esclusivamente in quella dei Giudici dell’Esecuzione.
Contro Bonafede si è scagliata tutta la stampa di destra nel tentativo di liberarsi di un Ministro scomodo, facendolo apparire come uno che favoriva i mafiosi, quando è risaputo che egli ha dimostrato proprio il contrario, con numerosi provvedimenti adottati, a partire dal C.d. spazzacorrotti. - la polemica tra Di Maio e Di Matteo appare montata da Giletti – presentatore sempre alla ricerca di alti indici di ascolto, “abile” nel far passare il messaggio che sia stato Bonafede a non volere Di Matteo al DAP, provocando così, con la nomina di Basentini, la liberazione dei mafiosi.
- responsabile, involontariamente, del divampare della polemica è stato, a mio sommesso avviso, nella puntata del 3 maggio u.s., l’Europarlamentare dei 5 Stelle Giarrusso, che ha usato impropriamente il termine “trattativa tra Bonafede e Di Matteo”; con ciò provocando l’intervento telefonico in trasmissione del Dr. Di Matteo per escludere che sia intercorsa la benché minima trattativa tra lui ed il Ministro, e per precisare come erano andate effettivamente le cose.
Non vi è chi non veda come il Dr. Di Matteo sia stato “provocato” sentendo Giarrusso parlare di “trattativa”, termine che evoca in lui pratiche non corrette, contrarie alla legge, come aveva avuto modo di accertare durante l’inchiesta Stato-mafia, condotta col Dr. Ingroia.
C’è chi parla di una “caduta di stile” del Dr. Di Matteo, nel rispondere, come ha fatto, ad una provocazione.
La reazione del Dr. Di Matteo, che ha svolto il proprio lavoro sempre rischiando la propria vita e quella dei suoi familiari, è stata umana e non si poteva pretendere il suo silenzio quasi come un atto dovuto.
Chi ha interesse a difendere soltanto la verità non può non auspicare che la vicenda si concluda con una stretta di mano tra il Dr. Di Matteo e il Ministro Bonafede, che sarebbe opportuno, però, fosse preceduta dalle scuse dell’On. Giarrusso per l’infelice dichiarazione che ha innescato la giusta reazione del Dr. Di Matteo, con grande gaudio del Giletti che non cercava altro.
Giuseppe Trimarchi, Messina
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