Luigi Tenco, una verità negata dietro anni di musica e passione.
Mi piacerebbe riproporre questa mattina uno squarcio di un testo he scrissi non molto tempo fa sul mio blog dedicato alla musica, Storia della musica italiana a cura di Annalibera Di Martino, che tratta la storia di uno dei più grandi cantautori della storia italiana, forse trascurato o forse oscurato, il termine più adatto da usare quando si parla di Luigi Tenco .
N
on sto confondendo i titoli delle canzoni di Tenco con quelle di Paoli,ho scelto questo “inizio” perché la carriera di questo immenso artista ha lasciato qualcosa in me di molto speciale, ma in particolare ha mosso la mia attenzione in quanto sono un’appassionata sanremese. Tenco nasce a Fossile nel 1938 da Teresa Zoccola vedova ormai di Giuseppe Tenco, forse assassinato dal calcio di una mucca. Luigi passa un infanzia felice fino a quel maledetto giorno! Tramite voci di paese scopre di essere un figlio illegittimo. Teresa aveva avuto una parentesi amorosa con un uomo più piccolo di lei( di almeno 20 anni) e nonostante gli sforzi di questo ragazzo, la famiglia Zoccola non aveva mai voluto che lui riconoscesse Luigi. Tutto ha inizio qui: quel bambino si chiude in sé stesso, diventa scontroso e non parla più tanto. Non gli rimane che il ricordo sbiadito di quei primi anni felici calpestati da un’ombra che non ha mai avuto un nome e calore. Nel 1948 si trasferisce tutta la famiglia a Genova per aprire una vineria dove però Luigi passerà pochissimo tempo perché inizierà a prendere lezioni private ,a suonare il piano e incontra il primo amore Rossella ,una bimba a cui manda rose. Entra in questi anni nella sua prima band Jelly Roll Morton Boys Jazz Band. La carriera scolastica di Luigi in questi anni si capovolge: decide di spostarsi dal ginnasio al liceo scientifico dove si diploma con ottimi voti. Cambia ben tre facoltà. Sarà la Ricordi a dargli il primo contratto discografico. Nel 1958 conosce Paoli, un grande amico e punto di riferimento nella vita musicale e privata .Insieme a Gino, De André e altri artisti canta nel gruppo ” i diavoli del rock” che come sigla di apertura ha una canzonetta in “onore” all’acqua San Pellegrino. Il primo 45 giri di Tenco é “Quando”(pezzo a mio parere bellissimo).Nel 1965 Tenco passa alla RCA, un ‘altra casa discografica che sembra dargli più opportunità. Si sa, che alcune volte soldi e successo portano alla perdizione, che infatti porterà l’artista a fare uso di LSD e altre sostanze senza mai diventarne dipendente. 1966 c’é l’incontro con Dalidà a Parigi ,e proprio in Francia annuncia ai suoi discografici di voler andare a Sanremo con “Ciao amore ciao” .Dalidà accetta l’invito con piacere, nonostante le perplessità di produttori e altri presenti all’ascolto del pezzo.L’incontro con Dalidà aveva cambiato sicuramente la vita di Luigi. Quando descriveva a Valeria (la donna 22enne di cui si innamorò qualche anno prima e credo l’unica che abbia davvero amato) descriveva la stella francese come una donna viziata,che non sapeva accettare sconfitte nella vita e nemmeno sul lavoro. Ricordiamo che Dalidà si chiamava Jolanda Gigliotti ,era di origine calabre e veniva dall’Egitto dove aveva vinto il titolo di Miss. Già ricca e famosa arrivò a Parigi dove intraprese la carriera di cantante. Ogni volta che descriveva il primo l’incontro con Luigi ,diceva di aver provato una scossa elettrizzante quando si erano stretti la mano .A questo punto prendo spunto da un intervista a Paolo Limiti sul canale LA7 ,trattante l’amore di Dalidà e Tenco. Nel momento in cui Tenco presentò la richiesta alla cantante della partecipazione a Sanremo (ricordo che nei primi anni del festival le canzoni dovevano essere presentate da due artisti,ecco perché ad esempio troverete canzone vincitrice del 1958 “nel blu dipinto di blu” cantata da D.Modugno e J.Dorelli) lei attraversava un momento di forte successo, infatti era al primo posto nelle hit parade di tutto il mondo con il singolo “Bang Bang” .
che forse aveva bevuto troppo ma per lui era normale
un altro disse proprio come Marylin Monroe.
Lo portarono via in duecento,
peccato fosse solo quando se ne andò.
La notte che presero il vino e ci lavarono la strada.
Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?
E l’uomo della televisione disse:
“Nessuna lacrima vada sprecata, in fin dei conti cosa
c’è di più bello della vita, la primavera è quasi cominciata”.
Qualcuno ricordò che aveva dei debiti,
mormorò sottobanco che quello era il motivo.
Era pieno di tranquillanti, ma non era un ragazzo cattivo.
La notte che presero le sue mani
e le usarono per un applauso più forte.
Chi ha ucciso il piccolo principe che non credeva nella morte?
E lontano lontano si può dire di tutto,
non che il silenzio non sia stato osservato.
L’inviato della pagina musicale scrisse:
“Tutto è stato pagato”.
Si ritrovarono dietro il palco,
con gli occhi sudati e le mani in tasca,
tutti dicevano “Io sono stato suo padre!”,
purchè lo spettacolo non finisca.
La notte che tutti andarono a cena
e canticchiarono “La vie en rose”.
Chi ha ucciso il figlio della portiera,
che aveva fretta e che non si fermò?
E così fù la fine del gioco,
con gli amici venuti da lontano,
a deporre una rosa sulla cronaca nera,
a chiudere un occhio, a stringere una mano.
Alcuni lo ricordano ancora mentre accende una sigaretta,
altri ne hanno fatto un monumento
per dimenticare un pò più in fretta.
La notte che presero il vino e ci lavarono la strada.
Chi ha ucciso quel giovane angelo che girava senza spada?
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