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Ludopatia: Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA). Patologia in espansione

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La ludopatia èuna patologia che ha in comune con la dipendenza da sostanze il comportamento compulsivo che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute seriamente invalidanti.

Questa patologia è in espansione, anche se non si hanno dati precisi al riguardo, in quanto non esiste allo stato una rilevazione sistematica dei pazienti in trattamento presso i Servizi pubblici per le dipendenze da parte delle Amministrazioni Centrali dello Stato.

Il gioco d’azzardo può assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico, così come ufficialmente riconosciuto dall’American Psychiatric Association (APA) nel 1980; nel 1994, il gioco d’azzardo patologico (GAP) è stato classificato nel DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come “disturbo del controllo degli impulsi”. Il DSM-IV t.r. ha definito il GAP come un “comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative”.

Nel 2013  l’APAha elaborato una nuova definizione più aggiornata e scientificamente corretta ovvero:  “Disturbo da Gioco d’Azzardo” (APA – DSM V 2013). L’ICD-10 (International Classification Disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra i “disturbi delle abitudini e degli impulsi”.

Quindi, il Disturbo da Gioco d’Azzardo è a tutti gli effetti una dipendenza patologica “sine substantia”. In ambito clinico infatti è dimostrata in letteratura la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l’ipomania, il disturbo bipolare, l’impulsività, l’abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell’attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc).

La prevalenza tra la popolazione adulta del Disturbo da gioco d’azzardo, secondo il precedente DSM-IV varia dall’1 al 3% della popolazione, con una maggiore diffusione tra familiari e parenti di giocatori.

DATI EPIDEMIOLOGICI

La ricerca epidemiologica (2016-2019) eseguita nell’ambito dell’Accordo Scientifico tra ADM e ISS ha consentito di focalizzare l’attenzione sul fenomeno del gioco d’azzardo considerando i molteplici fattori che possono concorrere all’instaurarsi del comportamento problematico senza tralasciare i fattori che caratterizzano l’esperienza sociale del gioco.

Tra le novità di questi studi sottolineiamo: il focus attentivo sui minori tra i 14 e i 17 anni e sulle fasce d’età più adulte, gli over 65enni.

Lo studio epidemiologico trasversale di tipo osservazionale nella popolazione adulta ha coinvolto complessivamente un campione rappresentativo della popolazione italiana di 12.056 adulti (18+), con una stima del tasso di adesione del 51,2%. Di questi, 12.007 sono risultati validi per le analisi (47,6% maschi e 52,4% femmine).

Lo studio epidemiologico trasversale di tipo osservazionale nella popolazione scolastica italiana minorenne ha coinvolto complessivamente 15.833 studenti in età dai 14 ai 17 anni, provenienti da 201 scuole (187 pubbliche e 14 private paritarie) e per i quali la normativa vigente vieta in assoluto la pratica del gioco d’azzardo, con una stima del tasso di adesione del 76,1%. Di questi, 15.602 sono risultati validi per le analisi (49,1% maschi e 50,9% femmine).

Popolazione adulta

Il 36,4% degli italiani (circa 18.450.000 persone) ha giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista. Il gioco d’azzardo nell’ultimo anno ha interessato quasi un uomo su due (43,7% pari a oltre 10.500.000 residenti) e una donna su tre (29,8% pari a 7.900.000 residenti). Si gioca d’azzardo soprattutto tra i 40 e i 64 anni. Si inizia a giocare soprattutto tra i 18 e i 25 anni (51,8%) e tra i 26 e i 35 anni (18,4%), più raramente si inizia a giocare oltre i 46 anni (7,4%).

Il 26,5% (pari a circa 13.435.000 persone) della popolazione maggiorenne si è dedicata al gioco d’azzardo in modo “sociale”, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente 30,2% vs 23,1%). I giocatori a basso rischio sono il 4,1% (circa 2.000.000 di residenti) e i giocatori a rischio moderato sono il 2,8% (circa 1.400.000 residenti). I giocatori problematici sono il 3% (circa 1.500.000 residenti). Tra i giocatori problematici la fascia di età 50 – 64 anni è la più rappresentata (35,5%).

Popolazione scolastica minorenne (14 -17 anni)

Il 70,8% ha dichiarato di non aver mai giocato, mentre il 29,2% (si stimano 670.144 soggetti) dichiara di aver praticato gioco d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista.

Giocano prevalentemente i 17enni (35%), a seguire i 16enni (30,5%), i 15enni (27,6%) e i 14enni (24,4%). I giocatori sono più maschi (41,1%; per una stima di circa 486.200 ragazzi) che femmine (16,8% per una stima di circa 186.800 ragazze).

Rispetto all’area geografica, giocano maggiormente gli studenti del Sud del paese (36,3%; per una stima di 215.356 studenti) e a seguire delle Isole (29,9%; per una stima di 79.722) del Centro (27,3%; per una stima di 116.384 studenti), del Nord Ovest (25,8%; per una stima di 149.919 studenti) e del Nord Est (20,2%; per una stima di 86.400 studenti).

Si osservano prevalenze di giocatori più elevate negli istituti tecnici (37,5%) e negli istituti professionali (28,2%).

I giocatori sociali (ossia coloro che giocano senza ricadute negative per la sfera personale, relazionale e di studio) sono 22,7% (stimati in 520.968 studenti), i giocatori a rischio sono 3,5% (stimati in 80.326 studenti) ed i giocatori problematici sono il 3% (stimati in 68.850 studenti). La prevalenza maggiore di giocatori problematici è al sud (4,4% vs 3% di media nazionale), a seguire le Isole (3% in linea con la media nazionale), il Centro (2,9% di poco inferiore alla media nazionale), il Nord Ovest (2,1%) e il Nord Est (1,8%).

Ministero della salute – Ludopatia: Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA). Patologia in espansione / Cristina Adriana Botis / Redazione


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