Luca Dal Monte: dalla sua passione per la F1 al libro su Enzo Ferrari
Dal Monte: “Leclerc-Sainz? Ottima coppia”
Tra scrivania e pista. È questa la vita di Luca Dal Monte, l’uomo capace di unire le sue più grandi passioni: la scrittura e la Formula Uno. Ed è proprio questo il tema principale della nostra conversazione esclusiva con lo scrittore che, secondo il New York Times, ha elaborato con il libro “Ferrari Rex”: “La biografia definitiva di uno dei giganti della storia dell’automobile”. A tal proposito vi proponiamo di seguito l’intervista a Luca Dal Monte:
Ciao Luca, innanzitutto vorrei chiederti: come è nato questo grande amore per la Formula Uno?
“Ho avuto la fortuna di appassionarmi alle corse e di assistere ai primi Gran Premi nel 1975 che fu un’annata straordinaria. Dopo undici anni di digiuno che io non avevo vissuto, la Ferrari tornò al titolo mondiale con Niki Lauda che faceva coppia con Regazzoni, pilota di assoluto rispetto. Con un giovane Montezemolo e soprattutto con una macchina meravigliosa che secondo me, a livello estetico, resta la più bella monoposto mai costruita, ovvero la 312 T. Tra l’altro era ancora l’epoca del bianco e nero: le gare a colori si potevano infatti vedere sul canale svizzero-italiano. E questo è stato il mio punto di partenza. Ricordo anche particolari gare: come la vittoria della Rossa a Montecarlo o l’occasione che ebbi con mio padre e mio zio di andare a Monza a seguire le prove che si svolgevano sia il venerdì che il sabato”
Veniamo ai tuoi capolavori, uno su tutti “Ferrari Rex”. La biografia su Enzo Ferrari…ci racconti che persona era?
“Enzo Ferrari è stato un personaggio incredibile. Un uomo di una complessità straordinaria; uno che, con pochi altri contemporanei, era una leggenda vivente. Mi ricordo ancora di un’intervista realizzata da Enzo Biagi il quale affermava che Ferrari, paragonandolo a Fellini, è uno dei pochi italiani da esportazione. Ferrari era un uomo che aveva dedicato tutta la sua vita all’automobile da corsa. A Enzo interessava quello: voleva correre.
Una cosa distingueva Ferrari: lui non si è mai concesso grandi lussi nella vita. Aveva preso una casetta sulla riviera romagnola per la moglie e Dino quando quest’ultimo non stava bene ma poi del resto tutto quello che guadagnava lo reinvestiva nella sua azienda. Aveva trasformato la Scuderia Ferrari nella sua religione. Un esempio spicca su tutti: Ferrari non concepiva chi ad agosto andava due settimane in vacanza; lui nella casa in Romagna ci andava il sabato e la domenica sera era già pronto a tornare a lavoro”
Sul titolo invece del libro: perché proprio Rex?
“Il titolo nasce dal fatto che quando stavo preparando tutto il materiale per poter scrivere una biografia di Ferrari, ne stavo leggendo un’altra: quella di Theodore Roosevelt, Presidente degli USA nei primi anni del ventesimo secolo. Il secondo volume si intitolava “Theodore Rex”. Mi convinse molto il titolo ma anche il libro; raffigurava proprio quello che volevo realizzare scrivendo la biografia di Enzo Ferrari: parlare della quotidianità del protagonista. Ci sono voluti otto anni, tre soli di ricerca e cinque per scrivere, ma ne è valsa assolutamente la pena. Volevo raccontare il vero Enzo Ferrari. Ancora oggi quando vado a rileggere “Ferrari Rex” mi soffermo proprio sulle pagine in cui, grazie a tante testimonianze, mi è stato raccontato il fondatore della Scuderia di Maranello. Il suo tentativo era quello di essere normale: era un uomo che voleva fare conversazione, ma allo stesso tempo i dipendenti si rendevano conto di non star a parlare solo con il loro capo… ma con Enzo Ferrari. Era tra l’altro soprannominato l’omone, per via della sua altezza e del suo fisico che incuteva abbastanza timore”
Passiamo invece alla Scuderia Ferrari: una tua analisi sulla stagione scorsa che bisogna assolutamente dimenticare…
“La stagione passata è stata molto particolare. Mi è dispiaciuto come si sia chiuso il rapporto con Vettel. Sebastian ha secondo me ancora tanto da dire e da dare al mondo della Formula Uno. Non riesco ancora a capire perché sia stata annunciata la separazione prima dell’inizio del mondiale, che poi abbiamo visto come è andato. Hanno avuto una stagione da separati in casa ma anche la comunicazione è stata gestita malissimo. Quest’anno ci aspettiamo però tanto da lui in Aston Martin, non sarà facile avendo a che fare con papà Stroll e suo figlio, ma resto fiducioso”
Come vedi invece quest’anno la Ferrari?
“In Ferrari, come dico sempre, si lavora 25 ore al giorno. Mi ricordo quando ero a Beverly Hill con Jean Todt che, da poco diventato amministratore delegato della Ferrari, mi spiegava del perché in quel periodo(2004) i piloti vincevano i titoli a grappoli. Basti pensare a Schumacher, Häkkinen, Jacques Villeneuve. Se tu hai un gap favorevole e poi i fermi e dormi sugli allori, vieni recuperato. Invece se continui a lavorare, per quanto possano crescere gli altri, è davvero difficile che riescano a colmare il gap. Basti vedere anche in questa fase della Formula Uno in cui Mercedes partì avvantaggiata sulla Ferrari e ancora tutt’oggi è in netto vantaggio. Ma occhio al 2022 con i nuovi regolamenti… lì le cose possono cambiare. Detto questo mi aspetto miglioramenti già quest’anno e buone cose la prossima stagione”
Sulla coppia Leclerc-Sainz che mi dici?
“La coppia mi convince tantissimo. Sono sicuro che Sainz sia un ottimo pilota. Io ho conosciuto il padre che è uno dei più grandi piloti al mondo. Il figlio ha tantissimo talento. Al pari di Charles è molto intelligente, educato e sono sicuro che daranno una grande mano per la risalita della Scuderia”
Anche perché, come dice Leclerc, lavorare in Ferrari è assolutamente diverso e unico allo stesso tempo…
“Io racconto sempre un aneddoto a riguardo. Era il 2001, nel GP degli USA a Indianapolis, esattamente tre settimane dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Ero stato aggregato alla squadra corse, la cosa che mi stupì è che quando o Michael o Rubens erano pronti a uscire, sulle tribune i tifosi, quando vedevano movimento nel box Rossa, mostravano la bandiera del tricolore… e ti posso assicurare che non erano italiani”
Sul tuo prossimo libro hai qualche notizia da darci?
“Ho pubblicato un nuovo libro il 24 di febbraio: si intitola “Belli e dannati”. È un libro narrativo: sono 14 racconti ambientati nel mondo della Formula Uno dove, a differenza degli altri, sono spunti veri ma poi racconto eventi dove puoi cambiare tutti i nomi dei protagonisti ma non il senso della storia. Sono racconti ambientati nel mondo delle corse a 360°, non ci sono infatti solo i piloti: anche le donne o gli stessi giornalisti che popolano il paddock. Perché dopo tanta saggistica a volte è anche giusto far correre l’immaginazione”
Parlando di giornalisti, sappiamo del tuo rapporto con Carlo Ametrano, autore anche lui di un libro, quello su Senna: “Ayrton… per sempre nel cuore”:
“Carlo è un grande amico e una grande persona. Fa delle cose davvero bellissime: ci mette veramente il cuore. Anche sulle sue attività che svolge da un bel po’ di tempo a Imola. In un panorama dove ci sono tante manifestazioni, quello che fa lui ha sempre un sapore speciale e un valore in più. Tutto questo mostra il grande spessore della persona ma soprattutto la sua grande umanità”.
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