Presentata lo scorso 14 aprile Provoked Frame, la mostra fotografica di Cristiano Guida e Luigi Mazzucchi
In controtendenza con una certa fotografia e con un certo modo di fare fotografia sono Cristiano Guida e Luigi Mazzucchi, che hanno da poco presentato i loro ultimi lavori al Coventino lo scorso 14 aprile. La mostra dal titolo (singolare) Provoked Frame è il risultato di questa modalità di scattare, tra il razionale e l’irrazionale. Presentata anche a Roma nella mostra Mostro #11 alla Tevere Art Gallery e al Funzilla Rome Photo Festival, Provoked Frame racconta una fotografia che dimentica la compostezza e la bella forma. Una fotografia che provoca angoscia e che non si dimentica.
L
uigi Mazzucchi è tra i fondatori della Digital Camera School di Lodi dove Cristiano Guida ha mosso i suoi primi passi nella fotografia frequentandone i corsi. «Non sapendo disegnare mi sono avvicinato alla fotografia. Poi mi sono appassionato al mezzo e ho capito che determinate cose avevano senso per me solo se fotografate e non disegnate o dipinte, perché il legame con la realtà è molto diverso. Quando fotografi non puoi prescindere dalla realtà. Alex Webb diceva che se metti un pittore con l’attrezzatura in una stanza tutta bianca riesce a dipingere qualsiasi cosa, ma se metti un fotografo nelle stesse condizioni non può, perché la fotografia non può prescindere dalla realtà».
Tra i due nasce fin da subito una forte sintonia, quasi inevitabile tra chi coltiva il coraggio di scattare fuori dagli schemi. Entrambi si ispirano al movimento Provoke, nato in Giappone nel dopoguerra. Come Daidō Moriyama che fotografava Tokyo con uno stile del tutto anti-fotografico, così Cristiano e Luigi scattano convulsamente in giro per l’Italia realizzando foto dove il forte contrasto bianco e nero snatura talvolta la realtà. «Il mio è uno scatto che viene da dentro. Impulsivo. È molto istintivo e non programmato. Un istinto razionale, che è un po’ il conflitto che ho dentro» commenta Cristiano.
I lavori presentanti al Conventino sono figli di una gestazione veloce, come certi scatti. Il primo ruota attorno al tema dello schermo bianco. «Giornalmente siamo bombardati da notizie via monitor come telefonini, televisori, navigatori satellitari ecc. Tutti schermi che ci danno più o meno notizie interessanti… e se improvvisamente tutto ciò finisse ? I casi sono due: o trovi la pace o entri nel panico» commenta Cristiano.
Il secondo lavoro si intitola “Varie”. Varie come la scritta che sovrasta lo scorcio di un paesaggio immortalato in una foto. Varie sono le oltre 300 foto scattate col cellulare da Cristiano e Luigi per dieci giorni e sovrapposte. La prima foto di Cristiano sovrapposta alla prima foto scattata da Luigi. Una tecnica che si chiama multiesposizione e che dà vita a fotografie dettate dal caso e portatrici di significati inediti.
«Il bello della casualità è che se ti metti a tavolino non ti verrebbe mai in mente di sovrapporre una bambina al volto di una donna pesantemente truccata. Ma è perfetto. Con la casualità ricevi l’idea e alcune sovrapposizioni acquisiscono significati ancora maggiori» commenta Luigi.
Una casualità che diventa congeniale nella street photography, di cui Cristiano e Lugi sono estimatori. «Con la street c’è la sfida di non sapere che foto andrai a fare. Ci sono giorni in cui non porti a casa niente. Alex Webb diceva che il 99,99% della street photography è fallimento e che è proprio quello 0,1% a darti tanta soddisfazione» spiega Luigi.
Una fotografia, la loro, che non può prescindere dal cinema e dalla letteratura. Forti e potenti le citazioni, anche non volute. Il realismo magico di Calvino e Buzzati abbraccia con prepotenza gli scatti dall’intensa drammaticità. Una visione lucidamente attonita del reale dove le distorsioni collassano il tempo e ogni fotografia diventa eterna.
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