I
conti dell’Italia saranno oggi sul tavolo della Commissione Ue per un dibattito di orientamento sui prossimi passi da compiere nei confronti di Roma. Secondo Bruxelles, tra il 2018 e il 2019 ci sarebbe stato uno scostamento finale dello 0,7% rispetto agli obiettivi Ue. E questo a fronte di una richiesta di riduzione del deficit strutturale di 0,6 avanzata a maggio scorso dalla Commissione e di una promessa di taglio dello 0,3% fatta dall’Italia.
Nei prossimi giorni arriverà una lettera a Roma che dovrebbe certificare uno scostamento rispetto agli obiettivi europei di ben 11 miliardi. Jean-Claude Juncker lo anticipa a Giuseppe Conte, in un colloquio a margine della cena dei leader Ue, a Bruxelles. Il 5 giugno, con ogni probabilità, verrà richiesta all’Italia una correzione dei conti se vuole evitare che scatti la procedura d’infrazione per debito eccessivo. Il premier, con il ministro Giovanni Tria, proverà a trattare per scongiurarlo.
Intanto lo spread dell’Italia sfiora i 290 punti, per poi chiudere, ieri, in leggero rialzo rispetto a lunedì, a 284.
«C’è qualcuno che ha convenienza a tenere il governo italiano vincolato a regole vecchie, che tengono il Paese sotto scacco»,
attacca Salvini, in una diretta Facebook dal tetto del Viminale. Poi, non ancora pago e dando segno di non curarsi della necessità di trovare 23 miliardi solo per evitare l’aumento dell’Iva, rilancia la proposta di una flat tax da ben trenta miliardi tanto da lanciare la proposta di una
«grande conferenza intergovernativa europea su lavoro, crescita, investimenti, debito pubblico e sul ruolo della Banca centrale europea».
La Bce, secondo Salvini, deve diventare garante «di benessere», con iniezioni di finanziamenti agli Stati, e «garante del debito».
Resta, sottotraccia, la minaccia di rispedire al mittente la richiesta Ue di correggere i conti.
Pierre Moscovici, che è in contatto continuo con Tria, spiega che «misure aggiuntive potrebbero essere richieste» subito, mentre le sanzioni sono uno scenario che si cerca di evitare. Il commissario preannuncia insomma la richiesta di una «manovrina», che alcune fonti quantificano intorno ai 5 miliardi, con parole che per ora hanno l’effetto di frenare lo spread.
A placare gli ardori salviniani prova invece Conte. Il premier spiega che rivedere il mandato della Bce «è uno dei dossier aperti». Nell’immediato Palazzo Chigi lavora per rispondere alle richieste che arriveranno da Bruxelles. Il presidente del Consiglio lunedì ne ha discusso in una riunione con il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, con Tria collegato in teleconferenza.
Da lì partirà un negoziato che passerà da una possibile correzione dei conti per evitare le sanzioni. Ci lavoreranno Conte e Tria, come per la manovra, ma Salvini questa volta potrebbe rovesciare il tavolo.
Lascia un commento