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Castellammare di Stabia

Lipari (Eolie) Tutti assolti per i rimborsi gonfiati al Comune

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Per i rimborsi gonfiati al Comune di Lipari gli imputati sono stati tutti assolti in appello perché il fatto non costituisce reato.

In qualche caso è intervenuta la prescrizione. La sentenza è stata emessa dal presidente Francesco Tripodi, l’accusa era sostenuta dal sostituto procuratore generale Felice Lima che aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado inflitte dal tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ai vari indagati, tra ex sindaco, ex assessori, ex consiglieri e impiegati del Comune di Lipari, con pene variabili dagli 8 mesi ai 2 anni.

L’indagine era partita nel 2013 dalla Procura di Barcellona Pozzo di Gotto, ha chiuso le indagini dell’inchiesta sulle missioni gonfiate al Comune di Lipari. Gli indagati avevano presentato fatture per essere rimborsati, ma avevano sovrascritto date e rimborsi, gonfiando le cifre, come nel caso di un taxi pagato 10 euro ma rimborsato fino a 18 o di pasti nei ristoranti. A novembre 2017, davanti al Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, l’inchiesta “Ghost Mission” della Guardia di finanza, che nel 2013 svelò i rimborsi gonfiati al Comune per missioni istituzionali di amministratori e funzionari, arrivò a sentenza, con condanne che variavano d aun massimo di un anno e otto mesi per truffa aggravata e falso ideologico insieme ad alcuni mesi per il reato singolo. In appello, la sentenza è stata riformata con l’assoluzione di tutti gli imputati.

L’opinione.

S

eppure da sempre notoriamente diffuse queste situazioni e a tutti i livelli dello Stato, Regioni, Enti, Comuni e anche considerate deviate per il senso civico, evidentemente non lo sono per il grigio Diritto italiano, figlio dei trasversali politici che si sono succeduti nei Governi e Parlamenti negli ultimi decenni, deliberando norme ingannevoli già all’origine. Sicché la reazione e conclusione dell’uomo della strada innanzi a questi e molti altri simili fatti, è purtroppo quella che se lo fa chi dovrebbe rappresentarci politicamente e istituzionalmente, perché non dovrebbero farlo anche i comuni concittadini. Il risultato conseguenziale è da anni sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, con una Nazione quasi allo sbando socio-culturale, dove la regola è arraffare sopra chiunque ed ogni cosa, specialmente se c’è una norma marcia che lo consente (corruzione collettiva legalizzata). Il cittadino inoltre tende ad additare i Giudici per le loro decisioni. La domanda nonché un serio pubblico dibattito (non i teatrini da televisione, ecc.) sarebbe invece chiedersi e informando l’opinione pubblica con autorevolezze, quanto è conseguenza delle decisioni dei Giudici e al contrario quanto questa diffusa illegalità, disfacimento, delinquenza e criminalità, è causata dalle contorte, confuse, spesso non conclusive, inefficaci e affastellate norme italiane, le quali consentono risaputamente pure ai Giudici troppa giurisprudenza, discrezionalità e autocrazia. Ci si può quindi solo augurare da queste pagine che questo neoGoverno avvii una sollecita revisione chiara, seria e severamente sanzionatoria di tutte le norme degli ultimi 50 anni, poiché il Diritto limpido, comunicato, leggibile e rigoroso, è alla base di tutto il vivere civile, democratico e quotidiano di una Nazione repubblicana, occidentale ed europea come l’Italia. In mancanza del quale, senza trasparenza normativa, neanche gli investitori vengono nella nostra Penisola per quanto “Bel Paese” sia.

Adduso Sebastiano


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