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Castellammare di Stabia

L’immigrazione, energia che alimenta il brexit in Gran Bretagna

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migranti sono come il ‘petrol engine’ nel motore del brexit in Gran Bretagna, un alibi col quale ci si schermisce davanti all’altra parte della barricata. Uno scudo, appunto. Resta però lo scudo di un paese che ha colonizzato per secoli e secoli mezzo mondo. Se oggi la lingua franca internazionale è l’inglese, una ragione c’è dietro le quinte della storia. Ma questo non sembra un popolo che ama guardarsi alle spalle, per osservare meglio un’altra prospettiva, è immune da sentimentalismi. Eppure si tratterebbe di tenere conto di un dettaglio che si chiama memoria.

Alla guida del brexit c’è il nazionalismo, che si sa, non fa rima con accoglienza e disponibilità verso chi fugge da paesi avvolti dalle fiamme della guerra, o della fame, e cerca un luogo più sicuro in cui vivere. Tutto questo è out per concezioni che nel Regno Unito chiamerebbero ‘selfish’, e noi preferiamo definire desiderio di farsi i fatti propri, senza aprire gli occhi davanti a sé, qualunque cosa accada. Questo è il brexit. Gli italiani e i greci accolgono milioni di migranti e rifugiati? Affari loro. Non a caso hanno preferito stare fuori dal Trattato di Schengen.

Anche se ci arrivasse mezzo mondo davanti alla porta, dobbiamo arrangiarci. I migranti sono una questione che non deve riguardarli, non nella misura in cui se ne occupano gli altri paesi.

il messaggio che veicola il referendum, ha campane che sanno suonare solo armonie contrarie.  Un illustre cittadino inglese, ‘un certo John Lennon’, non avrebbe approvato. No, lui era un sognatore, e lo diceva nella sua bella ‘Imagine’, con queste parole:

“Imagine no possessions / I wonder if you can / A broterhood of man /Imagine all the people /

Sharing all the world. / You may say I’m a dreamer..”

(Immagina un mondo senza proprietà / mi chiedo se ci riesci / una fratellanza tra gli uomini / Immagina tutta la gente / che condivide il mondo.. / Puoi dire che sono un sognatore..”

Beh, in questa circostanza siamo in tanti a sognare; sognano anche i tedeschi, che pure, non vantano una grande  ‘tradizione’ da queste parti. Vedremo, al  punto in cui siamo, se ci sarà ancora spazio per i sognatori in questo mondo robotizzato del terzo millennio.

Dopo i sogni, la realtà non è uno scherzo.

La percentuale di inglesi che vorrebbe abbandonare la locomotiva del treno Europa è in aumento, secondo i sondaggi. E in Gran Bretagna si respira già aria di cambiamento, nella Bank of England i preparativi fervono già da un anno. Anche se bisognerà fare i conti con quel 13% di indecisi, che, mandandoli a Lourdes, potrebbero compiere il miracolo. Intanto gli scozzesi sono contro il brexit, anche se a loro volta vorrebbero obliterare il biglietto della fuga dalla Gran Bretagna, e abbandonare la corona e lo scettro di Sua Maestà. Sembra una vendetta postuma di Maria Stuarda, che immaginiamo proprio contro il brexit, per la natura che aveva, ben diversa dai Tudor.

Resta il fatto che circa 3 milioni di cittadini europei vivono nel Regno Unito, e la loro sorte, qualora vincessero i pro-brexit, sarebbe un po’ incerta, dipende dal grado di ostilità che maturerebbe tra l’UE e mister Cameron. Quest’ultimo potrebbe non essere ancora in carica, qualora perdesse la battaglia referendaria, dato che si è schierato per il no. Ma ne siamo poi certi? Perché proprio lui ha voluto mettere il suo popolo davanti ad una prova che rischia di diventare una mezza rivoluzione? Un suo amico avrebbe addirittura confidato al Guardian, che dietro l’aplomb ineccepibile di leader responsabile, c’è un uomo convinto del contrario.. Per Bruxelles sarebbe ‘alto tradimento’, ma sono indiscrezioni non accreditate, e pertanto lasciamole cadere. C’è anche più di un milione di inglesi sparsi nel territorio comunitario, che trattamento riceverebbero nel caso in cui la loro patria diventasse estranea al vecchio continente sul piano politico ed economico? Sia nel caso dei migranti presenti in Gran Bretagna, che in quello degli inglesi sparsi nei vari stati dell’Unione, si vedrà solo dopo l’eventuale vittoria degli aspiranti alla fuga, quali saranno gli umori. E c’è da scommettere che l’umore dell’UE non sarà alle stelle. A Bruxelles hanno già fatto sapere che la reazione potrebbe essere dura, certo senza concessioni di alcun tipo. Gli inglesi vogliono ritenersi stranieri in Europa?  Come tali verranno considerati. Entrambe le parti potrebbero entrare in collisione su questioni così delicate, e non è escluso che questi cittadini siano obbligati a chiedere il visto, in quanto considerati stranieri a tutti gli effetti.

Londra, nel disciplinare la politica dell’immigrazione, potrebbe fare riferimento all’Australia, sempre nel caso in cui prevalessero i consensi per il ‘vote leave’. Intanto, la comitiva dell’ex sindaco di Londra, Boris Johonson, schierata senza riserve per il sì, ha messo in moto una sorta di ‘vademecum dell’immigrato’, il quale dovrà corrispondere a certi criteri precisi per garantirsi la permanenza in Gran Bretagna. Dovrà superare un esame della lingua inglese, in primis, e dimostrare di avere conoscenze tali da risultare ‘utile’ al paese. I due schieramenti contrapposti, in questo versante, si affrontano a colpi di numeri, e anche in materia d’immigrazione, gli esponenti politici inglesi favorevoli all’Unione europea, dimostrano di avere ragione. Soprattutto quando rimarcano il fatto che gli immigrati sono una risorsa per il paese.

Ma già, loro ragionano a prescindere, in termini di convenienza, anche quando si tratta di persone. E allora aveva proprio ragione Napoleone, quando sosteneva che gli inglesi sono dei bottegai, che hanno messo il cuore dentro il portafogli. Non servono neppure gli appelli dell’Ocse e del FMI, che hanno espresso previsioni nere qualora i brexiters avessero la meglio sulla ragione degli altri. L’Ocse fa sapere che, in questo caso, le conseguenze potrebbero essere peggiori del crash subito dall’economia in Cina. La sterlina subirebbe uno schock senza precedenti, con un crollo del 20%. Già tutto questo frastuono forsennato è stato recepito dai mercati, e infatti le stime sul Pil verranno aggiornate ad un +1,7%, dal target di 2,1%.

Ma il nodo più duro da sciogliere sarà la libera circolazione delle persone. Nonostante la Gran Bretagna e l’Irlanda non abbiano aderito al Trattato di Schengen, esercitando la cosiddetta clausola di esclusione (opt-out), essi tuttavia hanno accettato alcuni accordi della convenzione, come quelli sulla libera circolazione delle persone. Che ovviamente verrà meno, se le cose andranno verso il peggio. Certo è che i quotidiani inglesi sono persuasi che i brexiters stiano mettendo altra legna sul fuoco, puntando sul ‘pericolo’-invasione-migranti. L’argomento ha fatto presa su una popolazione già poco sensibile al problema, che vede nella presenza dei migranti una minaccia alla propria sicurezza e interessi. Un argomento forte, che ha permesso al fronte del sì di guadagnare 3 punti percentuali negli ultimi sondaggi.

E intanto la Bank of England si prepara all’emergenza, anzi ha già disposto un Fondo al quale le banche avranno accesso fin dalla metà di giugno, destinato a criticità finanziarie che sono già nell’aria. E’ un semplice messaggio volto a rassicurare, a non creare panico nel settore bancario. Non si tratta di misure improvvisate, la Banca Centrale inglese è già all’opera da un anno, con studi sui riflessi di un esito positivo per i sostenitori del ‘leave’. Sarebbero milioni le sterline pronte nel Fondo, destinate a sostenere le difficoltà in cui potrebbero incorrere le banche inglesi.

Del resto hanno scelto da sempre di stare in periferia, un piede dentro ed uno fuori; gli inglesi hanno solo cercato di tutelare i loro interessi economici, oltre non sono mai andati. Non hanno mai onorato gli intenti del grande Churchill, uno dei padri fondatori dell’Europa Unita, il quale aveva ben altre prospettive per il suo paese. E non sono trascorsi secoli da allora.

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