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l Cremlino lavora in Libia a una strategia che ruota attorno alla figura del generale Khalifa Haftar, uomo forte di Bengasi. Nel contempo, è protagonista sul fronte delle operazioni militari anti-Isis ed ha iniziato a bombardare lo Stato islamico in Siria sfruttando le basi aeree iraniane. Le stesse da cui potrebbe effettuare raid anche in Iraq.
Leggiamo cosa, nel merito, scrive Giordano Stabile su la Stampa:
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Libia, Haftar litiga con i francesi e negozia in segreto con Putin GIORDANO STABILE*
Il generale critica i raid Usa e minaccia di colpire i terminal petroliferi
Minaccia l’attacco ai terminal petroliferi, negozia in segreto con i russi, è in rotta con i francesi. Ora che i domini del Califfato in Libia si sono ridotti a pochi caseggiati a Sirte, il generale Khalifa Haftar cerca di ritagliarsi di nuovo un ruolo da protagonista.
Un ruolo che il governo di Fayez al-Sarraj gli ha sottratto con l’offensiva contro l’Isis e l’appoggio dei cacciabombardieri americani.
L’uomo forte di Tobruk è stato escluso dalla battaglia per la distruzione dello Stato islamico in Libia. Si era offerto alle potenze occidentali, aveva spinto le sue avanguardie a Sud di Sirte, aggirando le milizie delle Guardie petrolifere che controllano la costa da Zuetina a Ben Jawad. Ma Tripoli e Serraj avevano detto no e ora, con l’aiuto dei raid, hanno quasi avuto ragione degli islamisti. Haftar ha lavorato per costruirsi un’alternativa. Il primo luglio è andato a Mosca per una visita non ufficiale. Alcune foto pubblicate dal giornale libico Alwasat alcuni giorni fa hanno chiarito il livello degli incontri. Prima di tutto con il ministro della Difesa Sergei Shigou. Poi con il viceministro degli Esteri Igor Morgulov e il consigliere personale di Putin Nikolai Patrushev.
A Mosca Haftar ha delineato il piano per contrastare l’avanzata delle forze di Tripoli e Misurata. Una partita complessa. Anche perché quel che resta dell’ex governo islamico tripolino aveva organizzato un’offensiva da Adjabiya verso la Cirenaica con le «Forze di difesa di Bengasi». L’azione era di fatto un aiuto alle ultime sacche di resistenza degli islamisti di Ansar al-Sharia e dell’Isis a Bengasi. E ha rallentato le contromosse del generale.
In questa fase in suo aiuto sono arrivati come al solito i francesi. Il 20 luglio un elicottero francese è stato abbattuto dai jihadisti, con tre soldati morti, e ha rivelato l’impegno delle forze speciali transalpine in prima linea. Poi però qualcosa si è rotto. Haftar ha condannato con foga l’intervento americano a Sirte. E ha messo in imbarazzo Parigi. Poco prima di Ferragosto le forze speciali francesi sono state ritirate a Malta.
Mohammed Eljarh analista dell’Atlantic Council che vive a Tobruk, conferma che «i francesi non si vedono più in giro a Bengasi». Una scelta legata all’abbattimento dell’elicottero e alle pressioni americane ma anche alla decisione di Haftar di «sbilanciarsi verso Mosca» e di andare allo «scontro totale con le Guardie petrolifere». Si delinea una «battaglia per i terminal» forse legata anche alla necessità per il generale di trovare nuove entrate per la sua Libyan national army.
Il fronte torna a essere quello fra Adjabiya e Zuetina, all’inizio della Mezzaluna petrolifera che arriva fino a Sirte. Parigi si è unita a Washington, Londra e Roma nell’esprimere «preoccupazione per la crescente tensione». Un attacco alle installazioni sarebbe disastroso per le esportazioni di greggio, crollate da 1,5 milioni di barili al giorno a 250 mila, quando ne servono 800 mila solo per pagare gli stipendi, far girare i ministeri e tenere buone le milizie. Se la Russia è più vicina, la Francia è sempre più lontana dal generale.
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