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Lettera a Zhang: “L’Inter è nata antirazzista, ieri abbiamo tradito le nostre origini”

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Lettera al presidente Steven Zhang: “L’ Inter è nata antirazzista, ieri abbiamo tradito le nostre origini”

Caro presidente Steven Zhang,

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Ho sentito la necessità di scriverle una lettera perchè nonostante le tantissime parole che le saranno arrivate in queste ore da opinionisti, giornalisti, calciatori, allenatori e amanti del calcio in merito ai tremendi episodi di ieri sera a San Siro, c’è ancora tanto da dire. Troppo. La mia non può in alcun modo essere una lezione di Interismo, per i ripassi ci sono tantissimi insegnanti migliori di me, a partire da Javier Zanetti dal quale sembra non volersi mai staccare durante le sue visite alla squadra; con questa lettera intendo invece esortarla a riaccendere simbolicamente la candela spenta ieri da alcuni nostri “tifosi” e ricordarle che essere presidente e tifoso di questa squadra significa anche difendere gli ideali da cui tutto è partito: prima dei colori nerazzurri, prima del marchio, prima del nome, l’Inter è partita da un gesto di ribellione nei confronti di una società, quella rossonera, che aveva deciso di non tesserare calciatori stranieri nella propria rosa. Giorgio Muggiani, uno dei padri fondatori dell’Inter, quella sera del 7 marzo del 1908 scrisse quello che potremmo definire l’articolo 1 della Costituzione nerazzurra: “Questa notte stellata darà i colori al nostro stemma: il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale perché noi siamo i fratelli del mondo. Una Costituzione che si arricchisce ogni volta che un calciatore, un allenatore o un presidente venuto da chissà dove decide di entrare nella famiglia Inter. Ieri sera di tutto questo non vi è stata traccia. Il tempio è stato violato e le origini dell’Inter sono state tradite come mai prima d’ora, proprio da chi continua a spacciarsi per amico. Non c’è nulla di più triste. Abbiamo addirittura permesso a gruppi neofascisti di utilizzare San Siro come cassa di risonanza per le proprie idee politiche distorte. Le stesse idee che nel 1928 censurarono i nostri ideali costringendo l’Inter a cambiare nome in Ambrosiana e a sottostare alla propaganda di Regime. Persino in quegli anni i nostri tifosi non si piegarono e dagli spalti continuavano a cantare “Inter! Inter!

Ieri, invece, quelle grida di ribellione al razzismo e alle discriminazioni sono state coperte dal nemico che si nasconde nella nostra curva.

Guardando la partita non riuscivo a credere a quello che stava accadendo.Impossibile, tra i nostri tifosi ci sarà sicuramente qualche delinquente e qualche facinoroso per la legge dei grandi numeri, ma addirittura cori razzisti?” Continuavo a ripetermi. “Sarebbe assurdo, sull’argomento – da ambasciatori dell’integrazione in Italia – noi abbiamo una responsabilità doppia. I nostri tifosi lo sanno“. Poi ho iniziato a sentirli, erano diventati possibili, poi reali.

E dopo i cori, le pugnalate.

Una vittoria meritata all’improvviso è diventata una serata di cui vergognarsi. Le battute e gli sfottò promessi agli amici napoletani prima della partita hanno perso ogni significato, così come la voglia di far festa. Caro presidente Steven Zhang, per il 2019 avevamo tutti intenzione di chiederle un top player, ma se non si riesce a godere di un goal al 91esimo (non a un minuto qualsiasi) di Lautaro Martinez (non di un calciatore qualsiasi) contro il Napoli (non un avversario qualsiasi), dubito che qualche milione in più investito sul mercato possa fare la differenza. Per quanto l’arrivo di giocatori di alto calibro faccia sempre piacere, a nessuno di noi interisti piace vincere e basta, come se fossimo una big qualsiasi, spero che non creda che questo possa bastare. L’interista vive di resilienza, di sportività, di grandi emozioni e di obiettivi impossibili sulla carta raggiunti stupendo tutti. Se ci viene tolto questo, cosa resta? Solo una maglietta nera e azzurra, col rischio che Atalanta, Pisa, Latina e Bisceglie ci chiedano i diritti d’autore… Torneremo grandi solo se decideremo di tutelare tutto ciò che siamo sempre stati dagli attacchi dei nemici dello sport. Cercandoli anche in casa nostra, se necessario.

Da un tuo coetaneo e fratello interista

A cura di Mario Calabrese
RIPRODUZIONE RISERVATA

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