Lettera al presidente Steven Zhang: “L’ Inter è nata antirazzista, ieri abbiamo tradito le nostre origini”
Caro presidente Steven Zhang,
Ieri, invece, quelle grida di ribellione al razzismo e alle discriminazioni sono state coperte dal nemico che si nasconde nella nostra curva.
Guardando la partita non riuscivo a credere a quello che stava accadendo. “Impossibile, tra i nostri tifosi ci sarà sicuramente qualche delinquente e qualche facinoroso per la legge dei grandi numeri, ma addirittura cori razzisti?” Continuavo a ripetermi. “Sarebbe assurdo, sull’argomento – da ambasciatori dell’integrazione in Italia – noi abbiamo una responsabilità doppia. I nostri tifosi lo sanno“. Poi ho iniziato a sentirli, erano diventati possibili, poi reali.
E dopo i cori, le pugnalate.
Una vittoria meritata all’improvviso è diventata una serata di cui vergognarsi. Le battute e gli sfottò promessi agli amici napoletani prima della partita hanno perso ogni significato, così come la voglia di far festa. Caro presidente Steven Zhang, per il 2019 avevamo tutti intenzione di chiederle un top player, ma se non si riesce a godere di un goal al 91esimo (non a un minuto qualsiasi) di Lautaro Martinez (non di un calciatore qualsiasi) contro il Napoli (non un avversario qualsiasi), dubito che qualche milione in più investito sul mercato possa fare la differenza. Per quanto l’arrivo di giocatori di alto calibro faccia sempre piacere, a nessuno di noi interisti piace vincere e basta, come se fossimo una big qualsiasi, spero che non creda che questo possa bastare. L’interista vive di resilienza, di sportività, di grandi emozioni e di obiettivi impossibili sulla carta raggiunti stupendo tutti. Se ci viene tolto questo, cosa resta? Solo una maglietta nera e azzurra, col rischio che Atalanta, Pisa, Latina e Bisceglie ci chiedano i diritti d’autore… Torneremo grandi solo se decideremo di tutelare tutto ciò che siamo sempre stati dagli attacchi dei nemici dello sport. Cercandoli anche in casa nostra, se necessario.
Da un tuo coetaneo e fratello interista
A cura di Mario Calabrese
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