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Castellammare di Stabia

Le incursioni verbali di Briatore sul turismo nel sud e in Sardegna. Una bolgia mediatica

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(

di Virginia Murru)

Le esternazioni di Flavio Briatore sulla qualità del turismo nel sud e in Sardegna, hanno assunto toni polemici e risposte sempre più aspre, sia da parte degli imprenditori turistici delle regioni prese di mira, che dagli amministratori locali.

Il contenuto delle opinioni di Briatore ha suscitato sdegno anche in Sardegna, poiché il tenore delle offese nei confronti dell’isola, non poteva che provocare una serie di reazioni a catene e finire in un putiferio attraverso i mezzi d’informazione, social compresi. Poi, negli ultimi giorni, quando il proprietario dei vari Bilionaire si è sentito assediato e ‘circondato’ da più parti, ha corretto il tiro. I suoi bersagli hanno comunque fiutato benissimo le strategie di accomodamento, e cambiare le carte in tavola non ha cancellato il modo vetriolico in cui si è espresso.

Anche nel corso di un convegno organizzato in Puglia, su turismo, recittività e prospettive per il futuro, l’imprenditore piemontese ha aperto una breccia al veleno sull’argomento, lanciando accuse niente affatto velate sulla presunta incapacità degli imprenditori del posto di portare avanti programmi che mirino al turismo di ‘qualità’, da ‘brand’. Bisognerebbe intendersi sul turismo di ‘qualità’, Briatore certamente non ne fa mistero, e sostiene che di musei e spazi verdi ai ricchi non importa nulla, chiedono un’accoglienza ‘lussuosa’, quindi lungo le coste, le strutture ricettive a due/tre stelle, e le masserie, tanto per essere chiari, non sarebbero adeguate a ricevere l’élite del turismo.

Un turismo che si perde tra fiumi di champagne e divertimento senza limiti, che è disposto a spendere anche 20 mila euro al giorno, e 25 mila al giorno per l’attracco su porti ben attrezzati dei propri yacht, lunghi anche oltre 70 m. E nemmeno qui, Briatore, risparmia sul vetriolo. Sono pochi i porti in grado di offrire caratteristiche a misura di clienti di questo livello, con ormeggi garantiti sul piano logistico, approdo nautico con servizi adeguati per il varo e l’alaggio, sistemi di sorveglianza coperti 24 ore.

Ma si chiede anche di più per gente che non ha problemi di portafoglio, ossia porti con pontili efficienti, servizi particolari richiesti dal cliente, quali distributori di carburante, assistenza radio VHF, e rete wireless, servizi igienici, docce ad acqua calda, ed altro ancora. Insomma, oasi diamantate per gente che ogni giorno sguazza tra carte di credito e conti in banca miliardari.
Ma guardiamoci intorno: si può pensare ad un programma di turismo che tenga conto esclusivamente di questa casta privilegiata di persone, ignorando il 90% della gente, che fa i conti con ben altri parametri di reddito, e ha diritto di vivere una vacanza secondo le sue possibilità?

Chi nasce e vive col ‘sedere’ sul velluto, può certamente esprimere opinioni che vengono da una forma mentis lontana da quella della gente comune, ma non ha molte attenuanti, dato che è evidentemente dotato dell’intelligenza necessaria per comprendere che non si può impostare un turismo solo per chi ha strade larghe sotto i piedi.

Mister Briatore, il prossimo anno, nell’Otranto, si prepara ad aprire una delle sue strutture extra lusso, il Twiga, col marchio Bilionaire Lifestyle, che comprenderà uno stabilimento balneare, studiato per una rete turistica adeguata, con annessi e connessi, ovvero discoteca e ristoranti accessibili solo agli eletti che potranno permettersi di varcarne la soglia. Conosciamo le premesse, ormai. Sappiamo che in Costa Smeralda, proprio al Bilionaire, una bottiglia di champagne può costare anche oltre 45 mila euro..
E quest’uomo esprime disprezzo verso le mete più rinomate del turismo, perché le coste non sono tempestate di locali extra-lusso.

Anche in Puglia, non solo in Sardegna, hanno reagito ai sermoni di Briatore, sostenendo che alla loro regione stanno benissimo le masserie e gli ‘alberghetti’, dato che vanno avanti benissimo anche senza gli ‘apporti’ del jet-set internazionale. Intendiamoci: le persone facoltose, con le tasche piene, ci sono, e hanno diritto, quando vanno in vacanza, di trovare quello che cercano; ma allora, le critiche non hanno ragione d’essere: esiste un modo alternativo di proporsi, attraverso suggerimenti espressi in modo positivo, collaborazione, sostegno per valorizzare il territorio e rendere competitivo il turismo anche con la presenza di questo tipo di offerta.

Tutto legittimo, tranne le offese, i tiri al bersaglio assolutamente ben lontani dal centro, che causano altrettante legittime reazioni, ed alzate di scudo in difesa delle accuse senza alcun fondamento e cognizione di causa.
Per quel che concerne la Sardegna, la polemica è stata più aspra, e le ragioni ci sono. Briatore frequenta da sempre l’isola, ovviamente la Costa Smeralda, anche se in duemila km di coste, ci sono tanti altri posti in cui le infrastrutture sono diventate, col tempo, di eccezionale qualità. Luoghi che non sfigurano nemmeno quando arriva un certo brand turistico esigente. Arroccarsi solo su Porto Cervo e zone limitrofe, non dà una dimensione netta, a vasto raggio, del turismo nell’isola. Ma anche in Sardegna, chi ha risposto alle provocazioni di Briatore, ha tenuto a precisare che l’isola non può e non deve essere luogo d’élite esclusivo per un certo tipo di società.

La Sardegna è amatissima da tutti, e dunque, le sue illazioni sul modo in cui si amministrare il turismo nell’isola sono offensive, sicuramente inopportune. Il rigetto che hanno provocato si può comprendere riportando l’esatta versione delle sue esternazioni, e questi sono gli strali destinati agli amministratori sardi, dai microfoni del convegno svoltosi in Puglia pochi giorni fa:

“Hanno un’isola e non lo sanno, pensano che la gente arrivi per caso. La gente arriva o via mare o via aerea: sono due monopoli, per cui fanno i prezzi (che vogliono). Se tu vai da Barcellona a Maiorca, quattro persone sul traghetto spendono 600 euro. Da Genova ad Alghero ne spendono 1600″.

“L’80 per cento degli amministratori, non ha mai preso un aereo. Come si fa a parlare di turismo senza averlo mai visto?”

Un fuoco di fila d’accuse che non stanno né in cielo né in terra, un modo di vivisezionare l’operato delle amministrazioni locali che è a dir poco denigratorio, ma soprattutto volto a ledere la dignità di queste persone. Parla di collegamenti non idonei, e di ticket molto cari. E viene a dirlo proprio ai sardi? Che cosa c’entrano loro con le concertazioni delle Compagnie di navigazione, che nel 2011, nel volgere di pochi mesi, hanno triplicato i biglietti verso i porti dell’isola?
Stranamente poi tutte le compagnie, nel giro di poche settimane, hanno preso questi provvedimenti. E poi sul contenzioso con la Regione Sardegna, si è pure escluso il cartello.. I sardi non decidono i costi delle tratte sui porti dell’isola, che cosa c’entrano?

Lui ci sguazza col suo Bilionaire in Costa Smeralda, la Sardegna gli ha permesso di lanciare questo tipo di locali esclusivi, qui arriva il top della finanza mondiale, star dello spettacolo e dello sport, sceicchi e gente che ha un potere in termini finanziari veramente di primo piano. La Sardegna gli ha permesso un business in qualità d’imprenditore turistico, che pochi possono vantare. Ci si aspetta parole migliori, è pur vero che c’è un po’ di ruggine verso gli amministratori di Arzachena, ma sono nodi che si possono sciogliere attraverso vie convenzionali; non tutto può essere dovuto a chi ha forti interessi in queste aree, in nome del denaro. Ci sono vincoli sul territorio, e normative ambientali che devono essere rispettate.

Ma quello che i sardi si sono chiesti in questi giorni, leggendo i tam tam della stampa sul putiferio che Briatore ha scatenato, è la ragione di quelle accuse, perché non si tratta di semplici osservazioni.
Cosa significa: ‘hanno un’isola e non lo sanno?’ – E ancora: ‘pensano che la gente in Sardegna arrivi per caso..’ Cosa vuol significare la sortita: ‘l’80% degli amministratori non ha mai preso un aereo?’

E’ ridicolo, in Sardegna forse si possono contare, ormai, le persone che non hanno preso un aereo per recarsi nella penisola. Siamo un’isola, vuole insegnarlo a noi che sentiamo l’insularità fin nelle ossa? Davvero si tratta di lezioni impartite alla stregua di aria fritta, come si volesse insegnare a volare ad un uccello, non è eccessiva la similitudine. Ma resta un’offesa verso queste persone, che proprio per ragioni amministrative hanno necessità di spostarsi continuamente, e non solo in Sardegna. Un trattamento da rozzi trogloditi, che ovviamente ha suscitato uno sdegno sacrosanto.
E infatti, Briatore, per rimarcare la portata delle sue allusioni, rincara la dose, dichiarando, a proposito dell’isola e dei sardi:

“Posti straordinari, ma i sardi vogliono fare i pastori, non turismo” .

Poi si meraviglia se la gente insorge e si rivolta contro la dinamite celata nelle sue affermazioni, e sentendosi assaltato dalle numerose repliche, ridimensiona e tenta di rabbonire alla meglio i suoi bersagli, con una lettera inviata ai quotidiani sardi. Ma proprio dalle redazioni di questi quotidiani, sono partite le reazioni di alcuni amministratori, e perfino dai social, fra cui una ‘missiva’ del sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda. Riporto alcuni stralci della replica del sindaco:

«Sono stato eletto per lavorare in questa comunità e per questa comunità. Sono stato eletto per creare opportunità.. /..e sono fiero di questo incarico. Un incarico che per 365 giorni l’anno va portato avanti nel rispetto delle leggi e dei fondamentali principi di uguaglianza e imparzialità. Mi piace il Villaggio Harrods. Io voglio Harrods per la nostra Costa Smeralda, e per la nostra Arzachena. Ma bisogna rispettare le leggi per realizzare Harrods, a Porto Cervo, in Sardegna. Non mi piace il suo locale notturno chiamato Billionaire. Lo ammetto. Non mi piace il “modello” Billionaire. Ma lo rispetto.
«Io sono il sindaco di una splendida cittadina che tra i suoi tesori include anche la Costa Smeralda, ma non posso, non voglio e non devo, scegliere i miei interlocutori; non devo e non posso dire chi mi va o chi non mi va. Non fa questo un sindaco. Io devo avere rispetto della mia terra e delle leggi che la riguardano, devo pretendere da coloro i quali fanno business qui, altrettanto rispetto..
«E ancora per replicare: non ho mai detto che Tom Barrack non andasse bene. Non ho mai detto che Flavio Briatore non va bene. Sono i sardi che non vanno bene a lei – conclude Ragnedda -. È l’attuale sindaco di Arzachena che non va bene a lei. Me ne farò una ragione. Se ne scelga un altro… ma questo credo lo abbia già fatto. Solo altre due righe per chiudere. Sono stanco di sentire le sue prediche. Siamo stanchi. Non abbiamo nulla da insegnare a lei, e lei non ha nulla da insegnare a noi».
E infine si può estrapolare uno stralcio della lunga e interessantissima lettera dell’imprenditore immobiliare sardo, Sergio Zuncheddu, braccio destro di Berlusconi, editore del quotidiano l’Unione Sarda, che ha pubblicato in versione integrale, la risposta alle critiche di Flavio Briatore (quello che segue è solo la parte finale):

Non avete titolo per salire sul pulpito e farci le predichette ipocrite, scialbe e mollicce, delle quali non ci frega nulla. Se volete darci qualche consiglio fatelo con garbo e delicatezza, come si conviene alle persone bene educate, e non ripetetevi troppe volte: anche noi riusciamo a capire subito ciò che ci interessa, perlomeno con la stessa velocità di voi piemontesi, e dei milanesi, emiliani, romani e via elencando.
Caro Flavio, poiché quanto sopra è esattamente ciò che penso, credo sia impraticabile l’ipotesi di collaborazione che mi hai prospettato per l’Abi d’Oru: per fare cose insieme, infatti, oltre ad un business che stia in piedi, ci vogliono anche affinità e sintonia personale, cose allo stato attuale mancanti.
Ti saluto”.
Cos’altro aggiungere? Nulla, o quasi. Forse, un rimando allusivo, quello che gli altoparlanti ripetono nelle stazioni ferroviarie: ‘non attraversare la linea gialla’, altrimenti a tuo rischio e pericolo puoi essere ‘investito’ dallo sdegno altrui.

 

 

 

 

 

 

 

 

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