Lavorare ed essere ugualmente poveri: una realtà in continua crescita
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avorare ma continuare a essere poveri ugualmente. Una realtà che in Italia è in continua crescita. Secondo la banca dati della Commissione europea è possibile lavorare ed essere poveri allo stesso tempo. Lo studio ha censito i lavoratori con retribuzioni così basse da essere collocati tra i poveri.
Uno studio statistico che prende in considerazione tutti coloro che sono stati assunti con stipendi da fame o con orari di lavoro ridottissimi.
L’Italia, tra i Paesi di cui sono disponibili i dati per il 2017, è in quarta posizione per lavoratori poveri. Ci superano soltanto la Romania (col 17,4% di poveri tra gli adulti over 18 occupati), la Spagna, col 13,1%, e la Grecia a quota 12,9%. Ma a differenza di questi Paesi l’Italia è l’unica nazione europea in cui la percentuale è in crescita costante da anni: nel 2016 eravamo all’11,7%, mezzo punto sotto il dato del 2017, pari al 12,2%. Nel 2008, quando in Italia si sentirono gli effetti della crisi economico-finanziaria esplosa negli Stati Uniti, spiegano dalla Commissione europea, la quota di lavoratori italiani che dovevano fare i salti mortali per arrivare alla fine del mese ammontava al 9 per cento. E la “disastrata” Grecia ci superava di cinque punti abbondanti, come riporta Repubblica.
Per Eurostat i lavoratori a rischio di povertà sono quegli operai e impiegati (per esempio i lavoratori a progetto o quelli dei call center) con “un reddito disponibile equivalente al di sotto della soglia del rischio di povertà, che è fissata al 60% del reddito disponibile equivalente medio nazionale”, spiegano da Bruxelles.
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