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L’arte di stare al mondo: a quando una pandemia di “Senso Civico”?

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Fin dall’inizio di questa pandemia nel mondo, una delle riflessioni più diffuse è che ci avrebbe di certo reso migliori… E’ proprio così?

L’arte di stare al mondo: a quando una pandemia di “Senso Civico”?

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a pandemia scatenata dal virus Covid-19 ha completamente stravolto la vita di molti: a seguito del lockdown partito nel mese di febbraio e della paura iniziale, nelle interminabili attese fuori dai supermercati, ci si guardava con sospetto, quasi con “schifo” in alcuni casi… Eppure dai balconi era un coro di voci armonioso e fiducioso da poter dare lezioni al Coro dei bimbi dell’Antoniano.

Questo Virus non ci ha reso migliori: sono emerse ancora più forti le differenze sociali, e la “cazzimma” intesa nella sua accezione negativa.
E’ pur vero che i Napoletani sono di per sé, un “popolo d’ Amore” come diceva De Crescenzo, ma fatto sta che in casi di vita/morte, l’istinto di sopravvivenza insito in ciascun individuo, porta a mostrarsi egoisti fino al midollo.
Siamo ancora lontani dal poterci definire un popolo d’amore, se proprio in queste circostanze non ci mostriamo civili e rispettosi delle regole e lasciamo spazio invece al lato “bestiale” con cui ci si preoccupa solo per sé stessi.
Nonostante gli sforzi e le iniziative prese da chi è in posizione di comando, a nulla valgono le regole, se c’è chi non le rispetta, e continua a vivere “secondo il proprio credo”, pur rivendicando ” i propri diritti ” e la “libertà negata”…

Un tempo a scuola c’era l’ Educazione Civica, spesso si sentono genitori e insegnanti che vorrebbero che fosse inserita nuovamente nel programma scolastico…
E se invece gli adulti non si decidessero a trasmetterla ai giovani ” dando l’esempio”?
Ancora oggi, in una nuova fase di Lockdown, girando per strada sono “gli adulti” quelli che si ostinano a non rispettare la semplicissima regola di indossare la mascherina coprendo naso e bocca: come ci si può indignare o stupire se poi si vedono anche ragazzi e ragazzini menefreghisti – e magari anche che fumano per strada?

Da qui si evince che il “trauma” di questa pandemia, non è indossare la mascherina o il distanziamento sociale, ERAVAMO GIà DA TEMPO DISTANTI L’UNO DALL’ALTRO, ognuno facendosi i fatti propri infischiandosene delle regole, anzi sentendosi pure “Furbo” ogni qual volta si riusciva a “tergiversare” sulle norme da rispettare.
Quante morti saranno necessarie prima di rendersi conto che la Vita non è un gioco o un azzardo ? E che vivendo in una società civile il “senso civico” è necessario per vivere degnamente la propria vita e rispettare quella degli altri?

Non importa quanto autorevole sia la voce di chi dispone dall’alto, se dal “basso” – dalla cittadinanza non c’è una risposta collaborativa di fronte a situazioni del genere, l’unico rimedio è il ricorso alla forza legittima.

Stéphanie Esposito Perna

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