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L’Angolo di Samuelmania – Il racconto della mia passione e il sogno realizzato…

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i presento, mi chiamo Samuele Esposito, in arte ‘Samuelmania’. Da bambino sono sempre stato tifosissimo del Napoli, la mia squadra del cuore. Il ricordo più lontano? Una partita, la finale di coppa Italia persa contro il Vicenza. Crescendo, questa passione, è diventata sempre più forte dentro di me. All’età di 13 anni, nel 2000, iniziai a seguire il Napoli in maniera molto più approfondita. All’epoca guardavo le maglie del Napoli come un sogno. Ricordo che mia mamma, che mi è sempre stata vicina, mi comprò una maglia di Edmundo, la più significativa della mia vita, in quanto, non avendo possibilità economiche, mi rese ugualmente felice: non c’è attimo che io non pensi a quella scena e comincio a piangere. Poi con il passare del tempo, iniziai a lavorare in un supermercato perché non c’era la possibilità di andare a scuola. Lavorando, conservai i primi soldi e la prima cosa che feci fu quella di andare in un negozio sportivo e comprarmi il mio primo completino originale del calcio Napoli. Ero felicissimo. Collezionavo riviste sportive, mi incuriosiva una trasmissione sul Napoli nella quale c’erano sempre i calciatori del Napoli. Chiamai e mi invitarono come ospite, tra il pubblico. Il giovedì successivo tornai ed ebbi la possibilità di incontrare il mio primo calciatore: Dario Marcolin. Da lì cominciò il tutto: il primo poster e il primo accredito in tribuna per esporre uno striscione. Ma il mio sogno nel cassetto era quello di incontrare Diego Armando Maradona. Io ed un mio caro amico, il presidente del club Napoli Santamaria a Vico, Antonio Manna, siamo andati sempre alla ricerca di Diego, aspettandolo per ore all’aeroporto, fuori ad un noto ristorante, ma niente da fare, era inavvicinabile. Nell’estate del 2004, lascia Napoli per un po’ per lavoro e mi andai a Pescara, precisamente San Vito Chieti. Mentre ero lì, ricevetti una telefonata: alcuni miei amici stavano andando a Cesenatico per incontrare Diego e io non potevo crederci, non riuscivo neanche a lavorare. Da lì a qualche giorno il Napoli, che era in serie C, giocò un triangolare, il trofeo Birra Moretti: lasciai il lavoro senza avvisare neanche, presi il primo treno utile e andai a suguire il mio Napoli. I titolari mi videro su Canale 5, mentre esultavo per la mia squadra e mi licenziarono subito. A Napoli trovai un altro lavoro, come salumiere, era ciò che imparai da piccolo, ma continuai a vedere il Napoli e, grazie ad un accordo con il mio titolare, il sabato ero libero di andare a Fuorigrotta. Nel 2007 cominciai a collezionare maglie. Ho avuto modo di conoscere moltissime persone in questo cammino nel collezionismo e molti di loro sono rimasti miei amici. Per me, ogni maglia, ha il suo significato. Ne ho 300 e ci vorrebbero mesi per raccontare tutto di tutte ma alcuni aneddoti ve li racconto. La mia prima maglia fu di Marek Hamsik, anno 2007, Napoli-Siena acquistata da un ragazzo di Napoli. Poi uno dei ricordi più belli è stato sicuramente quando ho avuto modo di ricevere quella di Maradona, Buitoni bianca anno 85/86, presa dall’ex calzolaio del Napoli, il Sig. Armando Liberti. Per proseguire in questa passione, ho rinunciato a tante cose, ho speso tanti soldi, ma un giorno, un amico mi fece vedere un quadro con la foto di una bambina ed io chiesi: ‘ma che dici se ti passo qualche foto di un calciatore? Glielo possiamo fare un quadro?’ e da lì cominciai con Goran Pandev, Rolando, Mertens, Inler fino ad arrivare ad omaggiare più di 80 calciatori. Ciò mi ha permesso di conoscere molte persone e con molti calciatori sono rimasto in buoni rapporti: come con Mirko valdifiori al quale auguro il meglio per la sua carriera. Il mio nome? E’ Samulemania perchè ho avuto sempre queste manie di creare delle cose con i colori azzurri.

Ma c’era sempre il mio sogno nel cassetto da realizzare, incontrare Diego: ho scritto anche a ‘C’è posta x te’, ma il 12/10/2016 ci sono riuscito grazie a persone fantastiche che mi hanno aiutato e l’ho fatto in quel di Roma, dopo la ‘Partita della Pace’ organizzata dal Papa. Sono rimasto impietrito quando lo vidi, non riuscivo neanche a parlargli: feci la foto, mi feci autografare la maglia e neanche il pennarello riuscivo a prendere per l’amozione. Un momento da ricordare, indelebile anche sulla mia pelle grazie ad Enzo, il Cubano tattoo. Il mio ultimo sogno? Lavorare come magazziniere e ce la farò…

a cura di Samuele Esposito

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