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Castellammare di Stabia

L’ambizioso mosaico di Putin MAURIZIO MOLINARI *

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AURIZIO MOLINARI – Abile e spietato, Vladimir Putin in sei mesi ha cambiato le sorti della guerra in Siria ed ora punta a guidare la transizione a Damasco assicurando alla Russia il ruolo di potenza leader nei nuovi equilibri in una regione segnata dalla decomposizione degli Stati-nazione arabo-musulmani.

Il 1° settembre scorso il capo del Cremlino diede inizio al ponte aereo che ha portato nelle basi di Tartus e Hmeimim aerei, mezzi blindati, droni, artiglieria e truppe a sufficienza per consentire al regime di Bashar Assad di rovesciare l’andamento di un conflitto che lo vedeva in affanno. Allora Assad rischiava di perdere Latakia, isolando Damasco dalla costa alawita, ovvero di essere strangolato mentre adesso i suoi reparti incalzano i ribelli islamici ad Aleppo, hanno ripreso il controllo dei confini con la Giordania e tentano la riconquista di Palmira. Ciò è stato possibile grazie al massiccio impegno militare russo – fino a 800 raid a settimana – con un bilancio pesante in termini di vittime e profughi. A febbraio i comandi del Cremlino hanno fatto sapere a Putin che era stato raggiunto l’obiettivo prioritario: impedire la caduta di Assad garantendosi il controllo delle basi lungo la costa alawita per gli anni a venire.

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