Guarire dal Covid. Maurizio Cudicio, 50enne triestino, atleta, ci racconta la sua esperienza dall’inaspettato contagio alla guarigione.
Roma- Il Covid, nella prima ondata, colpiva maggiormente gli ultrasettantenni. La soglia si è poi abbassata fino a comprendere giovani e giovanissimi. Tra le vittime si contano sempre più gli anziani ma oggi, a distanza di un anno dalla pandemia, si è gradualmente abbassata anche la soglia di età dei decessi, fino a comprendere giovani di ogni età.
Dispositivi di protezione, distanziamento e da circa 2 mesi sono arrivati anche i vaccini. Ma tutto questo non è bastato a rallentare i contagi che, nelle varie Regioni d’Italia, si impennano in maniera ciclica e senza alcuna logica apparente. Da gialla a rossa, da bianca ad arancio, ogni “zona” cambia periodicamente colore in base all’indice RT rilevato e, di conseguenza, si allentano le restrizioni o subiscono una stretta più dura.
Daniele De Rossi e la moglie di Simone Inzaghi, entrambi 38enni, sono ricoverati allo Spallanzani con polmonite interstiziale causata da SARS-CoV-2. Solo un esempio tra i tanti, tantissimi, che sono dovuti ricorrere alle cure ospedaliere perché la malattia, a casa, non era gestibile. Giovani ed anziani che stazionano settimane, a volte anche mesi, in ospedale, in attesa di migliorare, di negativizzarsi e di guarire.
Spesso il covid colpisce “di sorpresa”, inaspettatamente. Chi partecipa a festini vietati o ad assembramenti più o meno improvvisati, contravviene alle normative anti-covid mettendo in conto che possa contagiarsi. Ma chi utilizza tutte le misure di prevenzione muovendosi solo per lo stretto necessario… no, non se la aspetta. “Stai bene e pensi: starò attento alle regole e non mi capiterà nulla. Poi compare una febbre, insistente, sempre più alta. Chiami il dottore e ti dice di prendere la solita medicina per farla abbassare e nel frattempo meglio fare un tampone”. Maurizio Cudicio, 50enne triestino, atleta in splendida forma, ci racconta la sua esperienza dall’inaspettato contagio alla guarigione.
“Il primo tampone è risultato negativo ma la febbre persisteva. Lì ho realizzato che qualcosa non andava”. L’arrivo del dottore, la visita e l’insindacabile verdetto: una polmonite al polmone destro. Era necessario andare in ospedale.
“Giunto al pronto soccorso, gli infermieri hanno accertato subito i sintomi ed hanno effettuato i primi esami. Quel tampone negativo non convinceva. Completati in tempi brevissimi gli esami specifici, hanno riscontrato la polmonite covid. Maschera per l’ossigeno terapia e ci ritrova su un letto d’ospedale in continuo monitoraggio. Non stai bene, ma sai di essere in buone mani”.
La paura più grande era quella di non farcela, senza neanche la possibilità di avere accanto una persona che ami”.
In quelle ore che lentamente passano, la mente è attraversata da mille pensieri. “La paura più grande è quella di non farcela, senza neanche la possibilità di avere accanto una persona che ami”. Questo è il pensiero più ricorrente di quanti hanno dovuto fronteggiare in solitudine la malattia. Ed è stato anche quello di Maurizio. “Dopo le prime cure urgenti sono stato trasferito in una struttura COVID dove ero controllato 24 su 24. Si respirava un’aria familiare, c’era un infermiere che costantemente mi chiedeva come stavo e se avessi bisogno di qualcosa”.
Trascorso qualche giorno, Maurizio ha iniziato a sentirsi meglio. “Una polmonite covid non è uno scherzo, quando inizi a respirare meglio vedi la luce in fondo al tunnel e sei sempre più felice. Il momento che aspettavo era arrivato: tolta la mascherina dell’ossigeno, respiravo da solo. In quell’istante ti senti vivo e felice”.
Dopo qualche settimana di terapie e riabilitazione, Maurizio sente che la vittoria è vicina.
“È stata dura certo, l’ho sperimentato sulla mia pelle, ma non bisogna assolutamente mollare, mai. Tanti pensano che è solo un’influenza, che i casi gravi sono pochi e che il tasso di mortalità è davvero minimo -, prosegue Maurizio -. Tanti pensano che a loro non potrà mai accadere, che basta il rispetto delle regole e quindi non c’è da aver paura. Vero, ma quando la febbre arriva cambia tutto, ti cambia la vita… e ti accorgi che pur rispettando le regole, qualcosa non ha funzionato. In questi casi bisogna iniziare a lottare, non arrendersi. Occorre tanta forza mentale e tanto cuore, ne abbiamo superate tante e vinceremo anche questa sfida”.
Da atleta abituato a puntare alla vittoria e che, passo dopo passo, già si è rimesso “in moto” , Maurizio conclude: “Vorrei condividere questa mia esperienza con quelle persone che ancora oggi sono in ospedale o a casa a combattere contro questo cattivo virus. Sappiate che lottando, tutti insieme, ne verremo fuori: sarà dura, ma vinceremo”.