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La Stampa: “Napoli-Juve come Olanda-Germania del ’74, azzurri meglio di…”

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“Che bello il gol di Hamsik”

L’edizione odierna de La Stampa ha parole di elogio per il Napoli e per il suo gioco. L’esempio riportato dal quotidiano è quello del terzo gol segnato dagli azzurri nel match contro il Cagliari, quello che ha visto il tocco del pallone da parte di tutti e undici gli effettivi presenti in campo prima della conclusione vincente di capitan Hamsik“Undici su undici, e qui sta l’eccezionalità dell’evento perfettamente documentato dal grafico che pubblichiamo. Il Napoli ha riconquistato palla a centrocampo, l’ha scambiata per un po’ in quel settore, poi ha cercato di sfondare sulla destra: vistosi chiuso, è tornato sui suoi passi, sino a rigiocarla all’indietro sul portiere; rilancio profondo e ovviamente rasoterra per Mario Rui, altro assaggio di tiki-taka, stavolta sul centrosinistra, sino a che Mertens retrocedendo non ha saltato un uomo col sombrero appoggiandosi ad Hamsik; lì lo slovacco ha cambiato passo scambiando due volte con Insigne, e sul passaggio numero 18 ha calciato al volo d’interno sinistro centrando il sette della porta cagliaritana”.

Inoltre, La Stampa si sbilancia in paragoni importanti e lusinghieri. Per il quotidiano, la squadra di Sarri “è meglio della Play Station”, una squadra molto simile a due del passato: l’Olanda del ’74 e il Barcellona di Pep Guardiola.
“In casi come questo a scatenarsi sono gli statistici. Che hanno pescato un Barcellona-Saragozza del 2012 in cui il Barça di Guardiola andò in porta dopo addirittura 30 passaggi, l’ultimo di Messi per Pedro: ma senza che all’azione avessero partecipato tutti e undici. La memoria invece, la memoria lunga di chi, volente o nolente, si può permettere ricordi lontani, è corsa a Monaco di Baviera, alla finale mondiale del 1974 tra Germania Ovest e Olanda. Quando gli olandesi batterono il calcio d’inizio e diedero il là a una strana melina a metà campo, un titic-titoc a distanza ravvicinata che si trascinò per 16 passaggi. Sino a che a prendere in consegna quel pallone, poco oltre la metà campo, non arretrò Cruyff che accennò a sua volta a un surplace. Per poi piazzare un’accelerazione verticale che lasciò sul posto mezza difesa tedesca e fu stroncata solo dal fallo da rigore di Hoeness. Sequenza memorabile, che difatti è rimasta e rimarrà nella storia del calcio. E’ vero che il calcio del Napoli di Sarri ricorda da vicino quello del Barcellona di ieri, e del City di oggi, dunque di Guardiola, e non poi da così lontano quello della rivoluzione olandese che proprio Cruyff esportò in Catalogna prima da giocatore e poi da tecnico”.

Infine, il quotidiano analizza l’analogia con l’Olanda del 1974:
“Con caratteristiche diverse innanzitutto sul piano atletico, perché quell’Olanda era fisicamente fortissima, e cattiva la sua parte, mentre il trio d’attacco dei piccoletti napoletani ricorda semmai, e molto da vicino, quello dei nanerottoli del centrocampo di Guardiola, Messi-Xavi-Iniesta. Ma il rimando a Olanda ’74 introduce anche un altro tema, il vero tema che tiene banco da mesi e continuerà a farlo sino al 20 di maggio. Quell’Olanda fece epoca, e come lo stesso Sarri ha già osservato, e sottolineato, è rimasta nell’immaginario collettivo ben più della Germania che vinse. Ma non vinse. Lo stesso rischio che sta correndo il Napoli con la Juventus, e di cui è perfettamente consapevole. Perché se il Napoli arieggia quella magnifica Olanda, pur senza un fuoriclasse assoluto come Cruyff, la Juventus ricorda da vicino quella implacabile Germania. Per concretezza, pragmatismo, abitudine a vincere. E per la presenza di una serie di campioni che non saranno Beckenbauer, Müller, Overath, Breitner, ma sono comunque giocatori che il colpo vincente l’hanno sempre in canna. Anche quando la squadra fa fatica, quando il gioco non scorre facile e piacevole come quello del Napoli. Fidando una volta di più nel celebre teorema-Lineker, secondo cui il calcio è quello sport in cui alla fine vincono i tedeschi. Che il Napoli sta provando e sino a qui riuscendo a riscrivere, avendo trovato il modo di coniugare una inedita solidità (15 soli gol incassati esattamente come la super difesa bianconera) con la freschezza di una manovra che un po’ ti stordisce e un po’ ti prende alla gola”.


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