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E DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA SULLO STATO DI EMERGENZA
«Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza regionale e richiesto a Roma la dichiarazione dello stato di calamità in seguito ai gravi eventi meteorologici che hanno colpito la Sicilia nel mese di ottobre e al permanente rischio per i prossimi giorni nella parte orientale dell’Isola». Lo afferma il presidente della Regione Nello Musumeci, dopo la riunione straordinaria del governo regionale tenutasi il 28 al Palaregione di Catania.
Il provvedimento, disposto sulla base della relazione del capo della Protezione civile siciliana Salvo Cocina, in applicazione della legge regionale n. 13 del 2020, interessa i territori di 86 Comuni, 51 colpiti dagli eventi atmosferici del 5, del 13-14 ottobre e ulteriori 35 messi in ginocchio anche dalle forti precipitazioni del 22-26 ottobre.
«La successione e l’eccezionale intensità di vento e piogge – sottolinea Musumeci – ha messo a dura prova la nostra Isola, causando vittime e ingentissimi danni. Apprezziamo l’attenzione dimostrata dal capo della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio e al governo centrale chiediamo di avviare al più presto tutti i meccanismi per lo stanziamento delle risorse necessarie a ripristinare le infrastrutture pubbliche e ristorare chi ha subito danni. Bruxelles, invece, convochi meno tavoli sul cambiamento climatico e agisca con immediatezza con un’iniziativa strategica che coinvolga tutti gli Stati membri: la Sicilia è minacciata da troppi rischi, naturali e antropici e ha bisogno di interventi concreti. Servirebbe una legge speciale con una risorsa di almeno 3 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio siciliano, abbandonato e devastato da oltre mezzo secolo. Negli ultimi quattro anni abbiamo già investito oltre 400 milioni di euro di fondi europei per contrastare il dissesto idrogeologico e l’erosione costiera – conclude il governatore – e circa 80 milioni per la pulitura di fiumi e torrenti. Interventi mai fatti prima: ma si tratta di una goccia nel mare delle azioni necessarie a rendere sicuro il nostro territorio di fronte a fenomeni con cui ormai dovremo fare i conti sempre più spesso e per i quali dobbiamo farci trovare preparati. Serve un nuovo approccio nella progettazione urbanistica del territorio e delle città».
LA STIMA DEI DANNI
Una stima complessiva dei danni potrà essere fatta solo al termine della ricognizione già avviata con i Comuni e a conclusione della fase di emergenza meteo non ancora cessata. Da una prima valutazione, sono già stati quantificati circa 10 milioni di euro per interventi di somma urgenza e indifferibili e circa 100 milioni per interventi strutturali di riduzione del rischio.
L’ELENCO DELLE OPERE IMPELLETI
L’elenco delle opere più impellenti annovera il ripristino della viabilità, la rifunzionalizzazione delle strutture colpite, la messa in sicurezza dei versanti e la mitigazione del rischio idrogeologico per garantire transito in sicurezza su strade e ponti, la mitigazione del rischio idraulico per prevenire esondazioni e allagamenti nei centri abitati.
I COMUNI INTERESSATI DAL PROVVEDIMENTO
Questi i Comuni interessati dal provvedimento, in base alla ricognizione provvisoria eseguita sulle prime segnalazioni pervenute alla sala operativa della Regione Siciliana (Soris).
Per gli eventi del meteo del 5 e del 13-14 ottobre: Alessandria della Rocca, Bivona, Calamonaci, Casteltermini, Cianciana, Lucca Sicula, Sambuca di Sicilia, Santo Stefano Quisquina e Sciacca nell’Agrigentino; Aci Castello, Belpasso, Caltagirone, Camporotondo Etneo, Catania, Grammichele, Militello in Val di Catania, Nicolosi, Pedara, Ragalna e Scordia nel Catanese; Agira e Leonforte nell’Ennese; Librizzi, Piraino, San Piero Patti, Sant’Angelo di Brolo e Sinagra nel Messinese; Campofelice di Fitalia, Cefalù, Palazzo Adriano, Palermo, Polizzi Generosa, Sclafani Bagni, Terrasini, Torretta e Valledolmo nel Palermitano; Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Modica, Monterosso Almo e Vittoria nel Ragusano; Augusta, Carlentini, Francofonte, Melilli, Solarino e Sortino nel Siracusano; Castelvetrano, Erice e Trapani nel Trapanese.
Per gli eventi meteo del 22-26 ottobre: Canicattì e San Biagio Platani nell’Agrigentino; Aci Castello, Belpasso, Catania, Gravina Catania, Maletto, Maniace, Militello in Val di Catania, Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Palagonia, Paternò, Randazzo, Riposto, San Giovanni La Punta, San Michele di Ganzaria, Scordia e Viagrande nel Catanese; Agira, Barrafranca e Piazza Armerina nell’Ennese; Alcara li Fusi, Barcellona Pozzo di Gotto, Cesarò, Fiumedinisi, Frazzanò, Galati Mamertino, Lipari, Longi, Messina, Militello Rosmarino, Santa Domenica Vittoria e Savoca nel Messinese; Balestrate nel Palermitano; Augusta, Carlentini, Ferla, Lentini e Siracusa nel Siracusano; Alcamo, Mazara del Vallo e Pantelleria nel Trapanese.
LA CONTROVERSIA SUI FINANZIAMENTI NON SPESI CONTRO IL DISSESTO IDORGEOLOGICO
Il Presidente della Regione Nello Musumeci è intervenuto anche in merito a qualche articolo dei giorni scorsi (tra cui il nostro “27 Ottobre 2021 Corte dei conti: La Sicilia non spende i fondi per i disastri idrogeologici”) dichiarando anche sui media nazionali che sono stati «Finanziati lavori per oltre 400 milioni, primi in Italia». Dal 2018 la Sicilia ha finanziato interventi contro il dissesto idrogeologico per oltre 400 milioni di euro «Siamo la prima Regione in Italia per somme erogate» sottolinea il presidente Musumeci. Un’azione di difesa del territorio distribuita in modo capillare in tutta l’Isola. Messina la provincia con più interventi (83 su un totale di 152), seguita da Palermo (18) e Agrigento (16) «Ma non può bastare – prosegue il Presidente – per un clima che si è velocemente tropicalizzato. Senza interventi straordinari, che solo l’Unione Europea può fare, ci ritroveremo periodicamente a contare i danni».
UN’OSSERVAZIONE
Premesso che nel nostro articolo sopra linkato si è riportata la conclusione dei Magistrati contabili e le deduzioni di un Centro Studi (non siamo stati i soli), senza dare per questo una responsabilità specifica, anzi così implicitamente chiamando in causa anche i precedenti Governi regionali durante il “Patto regionale siciliano su fondi Fsc 2014-2020”, si fa rilevare che i Magistrati contabili hanno scritto di “accelerazione della spesa”, ovverosia, è da ritenersi, impiego fattivo sul territorio, che non sarebbe uguale a dire semplicemente “finanziati”. Ciò in quanto è noto che un progetto, per essere appaltabile (cioè realizzabile concretamente sui luoghi) deve superare alcune tappe, pena la perdita del finanziamento, tra cui (detto molto sinteticamente) la definizione, cioè la progettualità completata e l’esecutività che richiede tutte le autorizzazioni occorrenti.
Pertanto, a nostro avviso, non può giustificarsi il termine “sciacalli” utilizzato nel post pubblicato dal Presidente della Regione Siciliana sulla sua pagina Fb, con riferimento, si presume, agli autori “singoli o associati” degli articoli. Ci è sembrata quell’epiteto un infelice espressione nonché intimidazione.
Sarebbe stato invece d’immediata efficacia, confutando ogni dissertazione contraria, pubblicare da parte del Presidente della Regione un dovizioso resoconto sugli “oltre 400 milioni di euro” che ha dichiarato sono stati, quanto meno, finanziati: dove, come, quando e quindi la fase della progettazione. Report che sarebbe stato di certo pubblicato da tutti, noi per primi.
(le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)
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